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1. CESARE PAVESE CUPO E INNAMORATO «PIERINA, TI VOGLIO UN FALÒ DI BENE»
Cesare Pavese (nato a Santo Stefano Belbo il 9 settembre 1908) si innamorò della diciottenne Romilda Bollati di Saint Pierre nell' estate del 1950, pochi mesi prima di suicidarsi. A lei scrive, usando lo pseudonimo «Pierina», gli ultimi messaggi d' amore della propria vita e quella che pubblichiamo qui è proprio l' ultima lettera che il grande scrittore pensò e compose parola dopo parola, per la giovanissima figlia di una delle famiglie più in vista di Torino.
Lei, donna bella ed elegante, sposò poi l' industriale Attilio Turati e nel 1982 l' ex ministro Antonio Basaglia. È morta lo scorso anno a 82 anni. Cesare Pavese le dedica pensieri strazianti, di amore entusiasta e assoluto in netto contrasto con il suo stato d' animo, tristissimo e calante, che pochi giorni dopo lo portò a suicidarsi in una camera dell' albergo Roma di Piazza Carlo Felice a Torino dopo aver ingerito oltre dieci bustine di sonnifero.
Era il 27 di agosto 1950.
«Non si può bruciare la candela dalle due parti, nel mio caso l' ho bruciata tutta da una parte sola e la cenere sono i libri che ho scritto». Questa lettera, insieme con le altre speditele in quelle settimane, sono una fotografia implacabile di quanto fosse enorme il talento di Pavese e incurabile la sua tristezza. A questo grido di dolore risponde in questa pagina la scrittrice Melissa P.
2. LETTERA DI CESARE PAVESE A ROMILDA BOLLATI
Cara Pierina, ma tu, per quanto inaridita e quasi cinica, non sei alla fine della candela come me. Tu sei giovane, incredibilmente giovane, sei quello che ero io a vent' otto anni quando, risoluto di uccidermi per non so che delusione, non lo feci - ero curioso dell' indomani, curioso di me stesso - la vita mi era parsa orribile ma trovavo ancora interessante me stesso.
Ora è l' inverso: so che la vita è stupenda ma che io ne sono tagliato fuori, per merito tutto mio, e che questa è una futile tragedia, come avere il diabete o il cancro dei fumatori. Posso dirti, amore, che non mi sono mai svegliato con una donna mia al fianco, che chi ho amato non mi ha mai preso sul serio, e che ignoro lo sguardo di riconoscenza che una donna rivolge a un uomo? E ricordarti che, per via del lavoro che ho fatto, ho avuto i nervi sempre tesi e la fantasia pronta e decisa, e il gusto delle confidenze altrui? E che sono al mondo da quarantadue anni?
Non si può bruciare la candela dalle due parti - nel mio caso l' ho bruciata tutta da una parte sola e la cenere sono i libri che ho scritto. Tutto questo te lo dico non per impietosirti - so che cosa vale la pietà, in questi casi - ma per chiarezza, perché tu non creda che quando avevo il broncio lo facessi per sport o per rendermi interessante. Sono ormai aldilà della politica. L' amore è come la grazia di Dio - l' astuzia non serve.
Quanto a me, ti voglio bene, Pierina, ti voglio un falò di bene. Chiamiamolo l' ultimo guizzo della candela. Non so se ci vedremo ancora. Io lo vorrei - in fondo non voglio che questo - ma mi chiedo sovente che cosa ti consiglierei se fossi tuo fratello. Purtroppo non lo sono. Amore.
romilda bollati e antonio bisaglia
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