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Stefania Saltalamacchia per Vanity Fair
Umiliazioni e infedeltà: secondo la leggenda, Gabriele D’Annunzio avrebbe fatto soffrire per anni Eleonora Duse. Ma nuovi documenti, raccolti in un libro, ribaltano i ruoli di una relazione che fece epoca: era l’attrice a «volere un uomo ai suoi piedi». Ecco le cinque prove
CAVALIER SERVENTE: Venezia, 1894. Eleonora ha 36 anni, un marito (Tebaldo Marchetti), un amante (Arrigo Boito), ed è già la Divina. Gabriele ne ha 31, 4 figli, innumerevoli amanti, ma non è ancora il Vate. S’incontrano per caso, una mattina di settembre. «È un attimo che brilla dagli occhi negli occhi», confida Eleonora in una lettera. Da lì in poi, spiega Annamaria Andreoli, lui farà di tutto «per non ridursi al rango di cavalier servente».
SIGNORINO: A nido d’amore eleggono una villa sui colli toscani: la Capponcina. Per lei,
che paga l’affitto. la prima convivenza con un amante: le notti sono “intense”, ma non abbastanza da interrompere le tournée Gabriele l’aspetta a casa, la servitù lo chiama il “Signorino”.Eleonora riempie la villa di ninnoli costosi: calchi di statue, oggetti simbolici, regali di ammiratori. Lui non è da meno, e inizia a definirsi .animale di lusso.
PROMESSE TRADITE: “Io sono infedele per amore”, scrive il poeta che per tutta la vita sarà affascinato da prostitute,artiste, nobildonne. Ma è consapevole che Duse è un’attrice navigata. “So che ti consoli”, le dice spesso, alludendo al vecchio amante Boito o al suo essere circondata da giovani donne. Ma se le infedeltà di lui sono solo a letto, quelle di lei sono vere umiliazioni: a Berlino nel 1899 promette di recitare la sua Gioconda, ma poi si tira indietro.
eleonora duse with matilde serao, francesco paolo and tristan bernard foto giuseppe primoli
TALISMANI Ciò che più le piace è essere la dominante della coppia. Eleonora è solita chiamare l’amato “figlio” e lo vezzeggia addirittura al femminile: “Gabrioletta” o “Pimpinella” i suoi nomi preferiti. Per dimostrare il suo potere lo riempie anche di gioielli. Il più prezioso? Un anello di smeraldi per festeggiare il successo di Francesca da Rimini, da lei interpretata. Il superstizioso D’Annunzio lo porterà sempre al dito.
L’ADDIO: Nel 1904 si lasciano. La colpa? “Aver mescolato affari e amore”. Le lettere dell’addio sono lunghe e penose: “Ci siamo uniti per essere divisi”. Si rivedranno diciotto anni dopo all’hotel Cavour di Milano. Lui s’inginocchia ai suoi piedi: “Ma io ora so che nessuna comunione con le creature umane – da che vivo e soffro – vale la comunione ch’io ebbi con te, ch’io ho con te.. L’attrice morirà per prima, lui continuerà a venerarla.
D ANNUNZIO
dannunzio al mare
eleonora duse gege primoli
dannunzio al mare
Gabriele D'ANNUNZIO
GABRIELE D ANNUNZIO
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