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Brano dal libro di Antonio Padellaro “Il fatto personale”
[...] IL CAVALIERE CHE NON MI ASPETTO
Una volta rimasti soli sull’uscio di casa gli confido: «Berlusconi devo riconoscere che in fondo lei ha fatto la fortuna dei suoi amici ma anche dei suoi nemici». Sottinteso, anche la mia. L’epica lotta dei buoni – si fa per dire – contro il miliardario tiranno. Lui non se l’aspetta. Lo capisco dallo sguardo. Farfuglia qualcosa come: «Sì, ha proprio ragione». Poi, quasi scappa verso l’ascensore prima che scocchino le 23: orario giudiziario del suo rientro coatto a palazzo Grazioli. È l’unica apprezzabile verità della serata, se si eccettua il racconto della lezione di calcio impartita a Mario Balotelli.
silvio berlusconi con francesca pascale (3)
Questo libro non può che partire dalla fine. Se è esistita un’epopea del Fatto Quotidiano è anche grazie a lui. Quando il Caimano è in sella abbiamo dei bilanci così floridi che quasi ci si vergogna al momento di distribuire i sostanziosi dividendi. Giriamo l’Italia come rockstar, tutti ci chiedono come possa un quotidiano prosperare con poca pubblicità e senza avere finanziamenti pubblici, con il solo obolo versato dai lettori la mattina all’edicola. In ogni contrada fioccano applausi e complimenti. In pieno delirio berlusconiano il nostro giornale diventa il simbolo cartaceo di una nuova lotta di liberazione. Mi capita persino di incontrare persone che sventolano come una bandiera una copia e dicono festosi: «Sono abbonato dal primo giorno», oppure «mi raccomando resistete, resistete, resistete...».
Poi cade Berlusconi e il mondo dei giornali tracolla con lui. Il nostro quotidiano continua a vendere bene, intendiamoci, ma non più come prima. I conti sono in regola ma la navigazione tra costi crescenti e introiti calanti si fa meno tranquilla. Per strada non mi ferma quasi più nessuno. Anzi, qualcuno mi si pianta davanti con lo sguardo perplesso di chi si chiede: ma questo dove l’ho visto? Fino a quando una mattina vengo inseguito da una signora piuttosto âgée che mi ringrazia con queste precise parole: «Dottor Belpietro bravo, la leggo sempre su Libero tenete duro».
E ora sono di fronte a lui. A proposito, che ci faccio a cena col “nemico”? Nella primavera del 2014, quando sono ancora direttore del Fatto, tale Michelle Bonev sale alla ribalta della cronaca per una sua presunta liaison omosessuale con Francesca Pascale. Ci sono pettegolezzi che decidiamo di non mettere in pagina. Intanto perché di trasgressivo c’è poco o niente – a parte le affettuosità di ragazze un po’ accaldate che si scambiano bacini con l’impronta del rossetto sulla carta – e poi perché, diciamolo pure, sono cose che ormai non fanno vendere una copia in più.
Decidiamo di non infierire. Dopo aver pubblicato ogni minimo particolare sulle cene eleganti di villa Certosa, quelle con il fallo di Priapo omaggiato al padrone di casa infoiato dalle commensali, il genere si è esaurito per consunzione. Anche per un altro recente scandalo, infatti, pervengono in tutte le redazioni delle gustose intercettazioni con le “ordinazioni” di un supermanager appassionato di uccelli di colore. Molto esigente sulla metratura: lo voglio lungo così e grosso così, mi raccomando. Eppure, nonostante la pruriginosità, non daremo alle stampe neanche quelle.
antonio padellaro melania rizzoli
Dunque, la Pascale vuole ringraziarmi di persona e una nostra amica comune, Melania Rizzoli, si offre di ospitarci una sera a cena. lui, il Cavaliere, non è previsto ma penso si stesse talmente rompendo le palle solo con Dudù a palazzo Grazioli che alle 21 in punto lo vedo venirmi incontro contento come una Pasqua come fossimo vecchi amiconi.
Eppure su Berlusconi – prima all’Espresso, poi all’Unità e infine al Fatto – ho scritto e sottoscritto qualsiasi cosa tranne, forse, che avesse crocifisso Gesù Cristo. E, invece, eccolo con un pacchetto da scartare: tre cravatte di Marinella, di quelle da mettere sui collettoni da agente immobiliare in carriera. È veramente contento di vedermi. Inizialmente mi sembra una cosa strana ma poi rifletto: questo non è uno come noi che si offende, questo è il supermaschio alfa che con un assegno potrebbe comprarsi l’Italia. Cosa gliene frega degli insulti? Quelli neanche li legge più. È come se il Padreterno tenesse la contabilità delle bestemmie a lui rivolte: ehi tu una volta mi hai dato del porco vai all’inferno.
Ci accomodiamo in salotto. Mi fa: «Guardi dottore che prima di venire ho parlato con il dottor Letta che mi ha riferito che lei viene da un’ottima famiglia di dirigenti dello Stato, mi ha parlato molto bene di lei, anzi le porto i suoi saluti». Rimango sorpreso. Con quella frase mi ha appena mandato tre messaggi. Intanto, sa tutto su di me e sulla mia storia familiare. Poi che Gianni Letta ne sa ancora di più e che quindi devo stare in guardia. E, infine, che ho davanti a me una persona cortese, gentile, veramente squisita, come si diceva una volta. Proprio in quell’istante inizio a intravedere questo libro e il primo pensiero va a quando mi sono trovato per la prima volta di fronte al Caimano.
michelle bonev fa 43 anni
BONEV PASCALE
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