TALENTO E TORMENTO DI CATERINA SAVIANE - UN LIBRO RISCOPRE LE OPERE DELLA FIGLIA DI SERGIO SAVIANE, ROMANZIERA DI SUCCESSO A 16 ANNI E MORTA A 31 PER UN’OVERDOSE

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Angiola Codacci-Pisanelli per “l’Espresso”

 

Un uomo che muore tragicamente è in ogni punto della sua vita un uomo che morirà tragicamente. Lo ha scritto Hugo von Hofmannsthal nel "Libro degli amici", lo ha ripetuto Leonardo Sciascia davanti a una foto di Pier Paolo Pasolini, torna in mente a chi legge oggi "Ore perse" di Caterina Saviane, pubblicato nell'aprile del 1978 nella collana dei Franchi Narratori della Feltrinelli.

CATERINA SAVIANECATERINA SAVIANE

 

Perché quelle 150 pagine sul "vivere a sedici anni" - ristampate in cinque edizione, tradotte in varie lingue e poi dimenticate - non erano solo il diario di un'adolescente inquieta ma la testimonianza di un male di crescere destinato a diventare un incurabile «male di vivere», raccontato in diretta da chi senza saperlo aveva già superato il «mezzo del cammin di nostra vita».

 

Leggere "Ore perse", piccolo capolavoro inspiegabilmente dimenticato da una mania per il decennio dei Settanta che negli ultimi tempi ha ristampato qualsiasi sciocchezza pubblicata in quegli anni, richiede dedizione o un colpo di fortuna. Più facile, invece, trovarsi per le mani il secondo libro della Saviane, una raccolta di poesie pubblicata negli anni Ottanta in edizione privata e riproposta in questi giorni dalle edizioni Nottetempo nella neonata collana di poesia diretta da Maria Pace Ottieri e Andrea Amerio. Collana che di ogni titolo prevede di stampare solo 200 copie - numerate e non distribuite in libreria - e per il resto ebook. Prezzi diversi per le due versioni: 7 euro la carta, 4.90 l'ebook.

 

Sergio Saviane Sergio Saviane

Ci vorrà un po' di dedizione, quindi, anche per procurarsi il libro. Ma ce ne vuole anche per leggerle, queste poesie dense, giocose, sperimentali. Spinte da un «movimento ciclonico, incontenibile», come ha scritto Andrea Zanzotto. Ogni verso va letto e riletto. Si vede già dal titolo: "Appénna ammattìta".

 

A penna e a matita? O appena impazzita? Di certo già quelle due parole segnano lo stacco rispetto alle pagine del romanzo, ritmate dal martellare sui tasti della macchina per scrivere di Caterina che riecheggia, nelle mattine insonni della casa quasi vuota, quello del papà. Il padre di Caterina era Sergio Saviane, grande giornalista, all'"Espresso" dalla fondazione (fino alla rottura sancita dal libro "L'Espresso desnudo") e tra i fondatori del "Male". Il legame tra padre e figlia era fortissimo.

 

SERGIO SAVIANE SERGIO SAVIANE

Lo si vede anche in una delle pochissime tracce reperibili online di Caterina, che è morta a 31 anni nel 1991, l'anno di nascita del World Wide Web, e per questo è praticamente inesistente sulla Rete. In uno stralcio da un libro-intervista di Stefano Lorenzetto, Saviane ricorda così l'ultimo anno di vita della figlia: «Dormivo vestito, di notte andavo per caserme e me la riportavo a casa, fumava 120 sigarette al giorno, e se non erano sigarette era qualcosa di peggio. Il buco finale a Milano, in casa di un'amica».

 

C'è anche la voce di Caterina, sul web, in un'intervista a Radio Radicale per sostenere alle elezioni del 1989 la Lista Antiproibizionista: un'intervista accorata contro «le madri coraggio che vogliono mandare i loro figli in galera», a favore di «questi ragazzi che vedo morire come mosche».

 

caterina savianecaterina saviane

La droga compare solo nelle ultime pagine di "Appènna ammattìta". Il tono del libro cambia a poco a poco: i versi che nei primi componimenti giocano con il nonsense diventano più arrabbiati e personali. I giochi di parole finiscono: se nelle prime pagine c'era il gusto virtuosistico di scavare tra le lettere in cerca di parole nuove («ag.giungo», «r'esisto», «clan destine») o di neologismi (madidarsi, inesistere, appioggiarsi), ora la lingua è un elemento saldo a cui aggrapparsi.

 

Si parla di sesso, di un'omosessualità che in "Ore perse" non era neanche accennata e che era ignorata negli anni di una "rivoluzione" ancora tutta eterosessuale. Si parla sempre più spesso di morte, e su questa nota Caterina sceglie di chiudere la raccolta: «Dài, ti prego, tiénimi compagnia / stanotte - metti che io muoia - / stanotte - che sia l'ultima notte / la più bella? - che muoia».