porci con le ali

'PORCI CON LE ALI' MA SENZA PUGNI CHIUSI - DA LIBRO SCANDALO A ROMANZO A DISEGNI: IL LIBRO DI RAVERA E LOMBARDO RADICE DIVENTA GRAPHIC NOVEL MA L’ACCENNO ALLA POLITICA È SCOMPARSO, FORSE PER NON SPAVENTARE E ALLONTANARE I LETTORI DI OGGI

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Natalia Aspesi per “la Repubblica"

 

Tornano Anne, Neely e Jennifer, tornano Rocco e Antonia: le ragazze di La valle delle bambole dell’americana Jacqueline Susann, gli adolescenti di Porci con le ali degli italiani Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice. Il primo libro è uscito nel 1966, cioè ha cinquant’anni (in italiano l’anno dopo), il secondo nel 1976, cioè ha quarant’anni.

 

Entrambi ebbero un inaspettato clamoroso successo in due Italie, in due mondi molto diversi, anche se solo dieci anni li separano. Trentuno milioni di copie ovunque per la Susann, tre milioni per Ravera e Lombardo Radice solo in Italia, più quelle clandestine durante il sequestro, più le edizioni straniere: i due romanzi subirono critiche scandalizzate e processi per oscenità, sono diventati due film.

 

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Quello tratto dal romanzo americano ha tra le attrici la bellissima Sharon Tate, che sarebbe stata assassinata due anni dopo dalla setta di Charles Manson, quello italiano è diretto da Paolo Pietrangeli. “La valle delle bambole”, pubblicato in Italia da vari editori in diverse edizioni, adesso è alla sua settima (Sonzogno) con una bella postfazione di Irene Bignardi.

 

“Porci con le ali”, cinque diverse edizioni (la prima, Savelli, aveva un dialogo- postfazione di Giaime Pintor e Annalisa Usai), l’ultima nel 2013, è diventato un graphic novel (Bompiani), sceneggiato da Manfredi Giffone, disegnato da Fabrizio Longo e Alessandro Parodi, con una nuova introduzione di Lidia Ravera, autrice poi di altri 28 romanzi ben accolti: Marco Lombardo Radice è morto nel 1989, e di professione era neuropsichiatra di minori. Gli autori del graphic novel non erano nati quando il libro fu pubblicato per la prima volta.

 

L’antica copertina dell’edizione Sabelli aveva il sottotitolo “Diario sessuo-politico di due adolescenti” poi eliminato, e disegni di sederi e seni nudi, bandiere rosse, un pugno chiuso, un accenno al Manifesto e un maialino ovviamente con le ali. Quella dell’attuale romanzo a disegni ha un maialone, un gianduiotto, delle pillole e due ragazzi abbracciati e vestiti. L’accenno alla politica è scomparso, forse per non spaventare e allontanare i lettori (o guardatori?) di oggi.

LA VALLE DELLE BAMBOLELA VALLE DELLE BAMBOLE

 

Poi si va alle prime pagine del romanzo originale e si piomba in una valanga di parole indicanti vari modi di chiamare i sessi che un tempo erano considerate parolacce impubblicabili (ma essendo troppe, lo sono ancora), più fantasie o ricordi affinché i due protagonisti giovinetti, ognuno a casa sua, riescano a masturbarsi. Ossessivamente, più volte al dì. Essendo per fortuna il disegno abbastanza rustico, anche la ragazzina nuda a gambe spalancate e il ragazzino con in mano un pene lunghissimo, non paiono porno e quindi neppure eccitanti. Ci vuole altro oggi, con Internet.

LA VALLE DELLE BAMBOLE COVERLA VALLE DELLE BAMBOLE COVER

 

Chi come me è colpevole di non aver letto il romanzo quando uscì, chissà perché, forse eravamo già vecchi, e va a leggerlo adesso, sicuro che gli attuali disegni e i fumetti esagerino, resta di sasso: il piccolo romanzo è molto più sporcaccione, ma ai suoi tempi l’eventualità di considerarlo pornografico era attenuata dalla sua parte politica: la destra non era neppure contemplata, i genitori erano del Pci, disprezzati dai figli studenti che, sedicenni, li ritenevano reazionari e si impegnavano per rivoluzionare il mondo, nel frattempo pensando e facendo soprattutto sesso di ogni tipo.

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Nel graphic novel la politica c’è ancora, ma probabilmente per i ragazzi di oggi, potrebbe essere del tutto incomprensibile, una inutile interruzione alle fantasie e pratiche sessuali.

 

Rileggere oggi La valle delle bambole dà più soddisfazione: è il classico romanzone per signore, e si capisce perché allora fu letto avidamente, anche di nascosto, e aggredito dagli intellettuali come Gore Vidal che definì Jacqueline Susann, “non una scrittrice ma una dattilografa” e come Truman Capote che la descrisse come “un camionista travestito”.

 

La storia però era affascinante e, allora, pure coraggiosa: tre giovani e belle ragazze della provincia americana diventano star della televisione, dello spettacolo, del cinema: parzialmente ispirate a Grace Kelly, a Marilyn Monroe, a Judy Garland, che nel film doveva essere la diva “anziana” (quarantenne!) su imitazione della star teatrale Ethel Merman, che però fu licenziata perché incontrollabile, e sostituita da Susan Hayward.

 

Le bambole, cioè gli psicofarmaci come venivano chiamati a Hollywood, dominano l’ascesa al successo e la discesa ineluttabile: servono per dormire quando non ci si riesce più, ad essere svegli e sereni quando incombono la depressione e la paura, a uccidersi quando la vita è diventata insopportabile.

 

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È il 1966-67, e il corpo è ancora l’unico vero tesoro per vincere, per fare carriera, per sposare un uomo qualsiasi ma ricco; a 25 anni si comincia a dire di averne 19, la prima ruga è una tragedia, a 30 sei fuori dalla corsa. Le madri, le donne della generazione precedente, sono infelici, con mariti insopportabili oppure sole e terrorizzate da un futuro indigente, Il loro unico tesoro è la figlia su cui contare per sopravvivere. Gli uomini sono belli e importanti, ma traditori, crudeli, sfruttatori, seduttori, mascalzoni.

 

Come ricorda Irene Bignardi, gli scritti di Betty Friedan e Kate Millett non si erano ancora diffusi, eppure quel libro, senza lieto fine (il film invece ce l’ha), raccontando la vita sbagliata delle tre ragazze americane belle, celebri e amate, eppure inquiete e disperate, è come un presagio femminista. L’Italia di quegli anni era ossessionata dal sesso, i probi cittadini denunciavano, la magistratura processava.

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C’era stato lo scandalo della Zanzara, il giornale del liceo Parini per il quale due ragazzi e una ragazza avevano fatto un’inchiesta sul comportamento sessuale dei compagni: furono denunciati per oscenità e la ragazza fu sottoposta a una visita medica (ma lei, coraggiosamente, rifiutò di spogliarsi), per accertare i suoi squilibri psichici. La rivista Man, che vendeva da mezzo a un milione di copie e pubblicava foto di ragazze in bikini o sottoveste veniva sequestrata per oscenità. A Terni furono sequestrate 5000 cartoline che riproducevano gli affreschi etruschi della Tomba dei Tori.

 

I padri richiudevano in casa e addirittura ammazzavano la figlia che osava indossare la minigonna. Per forza, sarebbero poi scoppiati il ’68, la rivolta studentesca e il femminismo. La Susann aveva scritto il suo romanzo a 48 anni (sarebbe morta di tumore pochi anni dopo), seguendo le sue ragazze dal 1945 al 1965, dai 20 alla tragedia, allora, dei 40 anni; Ravera e Lombardo Radice avevano scritto di sedicenni, a 25 e 29 anni, e infatti molti pensarono che gli autori, che allora si firmavano Rocco e Antonia, fossero adolescenti.

 

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È vero, Ultimo tango a Parigi era stato condannato anche in Cassazione e quindi incenerito. I problemi erano altri: il terrorismo, la lotta armata... ma furono decisivi quei cambiamenti che liberavano le donne dalla soggezione sessuale e patriarcale: il nuovo diritto di famiglia, la legge che consentiva il divorzio, ottenuti dalle battaglie di altre Antonie, di altri Rocco.

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