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TELESE SPERNACCHIATO DAGLI STUDENTI
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DAGOREPORT
Processo a Luca Telese. Nemmeno fosse De Gregori. «Fascista», «buffone», «servo della polizia». Una rappresentanza dei collettivi studenteschi della Sapienza aspettano il direttore di Pubblico all'uscita dell'incontro organizzato dalla Facoltà di Scienze Politiche ("L'informazione ai tempi del precariato") per chiedergli conto del suo editoriale 25 stronzi sugli scontri di piazza del 14 novembre.
Uno striscione (Noi 60.000, tu da solo, trova lo stronzo), cartelli, urla, berci. «Se volete discutere, io discuto», il direttore col megafono prova a sfidare gli insulti e si dice pronto a dare spiegazioni ai contestatori che lo hanno atteso in corridoio. La linea dura sembra prevalere: «A Telè, noi c'avemo da fa'».
L'intransigenza collettiva è un muro che respinge la verve dialogante del conduttore di In Onda: «Hai fatto un'operazione come quella della questura», lo incalza un giovinetto pallido della contestazione. «Il 15 ottobre (di un anno fa, ndr) ci sono state delle violenze o no? » ribatte a schiena diritta il direttore di Pubblico. «Ma di che cazzo stiam parlando?», taglia corto un altro rivoluzionario da ateneo. Telese non perde occasione per la seconda domanda. «Sei d'accordo che in piazza non ci debba essere violenza, o no? » prima di chiarire il senso della sua posizione «che non è popolare» e «può non piacere». Maddechè. «Fa schifo la tua posizione, è vergognosa», gli animi si surriscaldano.
«Ma cosa è questa, una discussione?», sipario, titoli di coda. «Se non ti va di farla, non la fai», chiosa l'ex figiciotto di via dei Frentani che prova, poi, ad ascoltare le ragioni di un altro ragazzo prontamente richiamato all'ordine dai compagni. «Mi sembra che siate combattuti tra l'insultarmi e il non insultarmi», riflette amletico Telese che davanti alla furia contestaria prova a tenere ancora botta: «è questa la tua democrazia?» A Telè, eddai, questi c'hanno altro da fa'.
* Ma cosa aveva scritto di tanto reazionario il direttore di Pubblico nel suo editoriale per innescare la jacquerie dei collettivi? Parafrasando Manzoni e i suoi 25 lettori aveva solo fatto notare come la tentazione guerrigliera, largamente minoritaria nei movimenti, possa contare su almeno 25 stronzi. E dunque? L'unico modo per impedire ai 25 stronzi di fare danni è tenerli lontani dalla testa del corteo. Ma va? Più che evocare Manzoni, bastava comunque monsieur de La Palisse o Catalano.
2 - 14 NOVEMBRE, I 25 STRONZI...
Luca Telese per "Pubblico"
Alessandro Manzoni diceva di avere 25 lettori, che però per lui erano determinanti. Io temo che anche gli scontri di ieri ci dicano che la tentazione guerrigliera, largamente minoritaria nei movimenti, può sempre contare su almeno 25 stronzi, che però sono spesso determinanti per far danno a tutti gli altri.Questo numero di malati delle battaglie urbana, gli stessi che ieri hanno innescato le cariche con una pioggia di sassi e bottiglie, possono essere pochissimi (come ieri) o pochi (come il 15 ottobre a San Giovanni).
Ma quando prendono, anche per un momento, la testa di un corteo, possono innescare il disastro, e mettere a rischio gli studenti o i manifestanti pacifici, che poi subiscono le cariche della polizia per colpa loro. I manifestanti non violenti sono vittime di questi infiltraggi incappucciati. Ma non sono sempre, o non tutti, innocenti. Senza una zona grigia che li tollera, i 25 stronzi non si infiltrano. E siccome noi siamo durissimi nel condannare le manganellate dei poliziotti o le schedature dei ragazzi innocenti, non possiamo che scrivere: l'unico modo per impedire ai 25 stronzi di fare danni è tenerli lontani dalla testa dei cortei. à più igienico.
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