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Giuseppe Candela per Dagospia
E adesso che succede? E' questa la domanda ripetuta quasi fosse un tormentone nei corridoi di Viale Mazzini dove regna paura e preoccupazione, dopo i risultati elettorali dello scorso 4 marzo. Senza girarci intorno: il punto è il cambiamento dei pesi e contrappesi aziendali che arriva puntuale come un pendolo svizzero dopo ogni tornata elettorale.
Che si formi o non si formi un governo grillino, è bene sapere già da ora che i pentastellati, di riffa o di raffa, saranno parte del “nuovo equilibrio”: è infatti praticamente impossibile tenerli fuori dal gioco. Per fare un esempio, potrebbero aggiudicarsi la direzione di una rete o magari la presidenza, oltre ai membri del cda dell'azienda. E’ più probabile che le new entry siano figure esterne, verginelli del rampante cavallo. Anche perché, gli interni sono quasi del tutto assenti. Diranno la loro Roberto Fico, Emilio Carelli, Gianluigi Paragone e Carlo Freccero.
In un'azienda in mano a renziani e berlusconiani anche l'ipotesi Salvini Premier sembra la proiezione di un nuovo film: "Panico a Viale Mazzini". Si mette male per Mario Orfeo che, come Dagoanticipato, continua a sperare nell'ipotesi Repubblica post Calabresi. I rapporti con i grillini sono praticamente inesistenti e Airola, membro dei 5 Stelle in Vigilanza, non si è nascosto dopo il voto: "Visto ciò che ha fatto, anzi che non ha fatto, in questi mesi, il dg dovrebbe dare le dimissioni prima. Ma di sicuro non oltre luglio".
Con il leader della Lega ci sarebbe molta distanza, l'ex direttore del Tg1 può vantare buoni rapporti con Letta e Confalonieri ma gli errori fatti nell'ultimo anno pesano come un macigno: dalla cacciata di Giletti e Gabanelli ai risultati deludenti di Domenica In e La Vita in Diretta al megacontratto a Fabio Fazio. Insomma bisogna dare un segnale di discontinuità.
Si avvicinano allo zero le possibilità di riconferma per il direttore di Rai2 Andrea Fabiano e quello di Rai3 Stefano Coletta che da interni sarebbero ricollocati altrove. Discorso più complesso per Angelo Teodoli, il numero uno della prima rete avrebbe qualche speranza in caso di un governo di centrodestra. Gioirebbe Caterina Balivo che scalpita per rientrare su Rai1, è nota la stima del direttore nei suoi confronti. A Viale Mazzini salgono vertiginosamente le quotazioni dei leghisti Antonio Marano (in quota Giorgetti), ora a Rai Pubblicità, e di Roberto Nepote.
Il telefono di Elisa Isoardi ha rischiato di esplodere per la quantità di telefonate ricevute, tutti ai suoi piedi per accreditarsi con il compagno. A sorpresa avrebbe scelto un condivisibile basso profilo, nessuna intervista e nemmeno un tweet per commentare i risultati. Avrà quello che vuole, sia chiaro, ma meglio stare buoni per evitare attacchi già da adesso.
Nella sua lista dei desideri, com'è noto, ci sarebbe un ritorno alla conduzione de La Prova del Cuoco in caso di uscita di Antonella Clerici. Quest'ultima, al di là delle dichiarazioni di rito, non vorrebbe affatto lasciare ma solo spostarsi nella sede di Milano. Scalpita in una sfida a due post Clerici la semisconosciuta Daniela Ferolla, compagna del manager Vincenzo Novari.
SCIARELLI IACONA COLETTA BERLINGUER
Rischia molto Cristina Parodi dopo la debacle di Giorgio Gori in Lombardia. Fino a due settimane prima del voto si era pensato ad una clamorosa riconferma senza la sorella Benedetta e solo per la prima parte del contenitore con uno spazio di infotainment simil-Arena. La conduttrice ha un contratto biennale da rispettare ma il suo futuro non sarà certo semplice a Viale Mazzini, siamo lontani dai tempi della conduzione de La Vita in diretta il venerdì a Milano. Carlo Conti ha vissuto il momento più alto della sua carriera proprio con l'esplosione del renzismo con tre Festival di Sanremo. Parliamo di un serio professionista a prescindere dalle manovre politiche ma in una fase del genere nulla è scontato.
L'attuale dirigenza ha sostenuto con forza l'ascesa professionale di Francesca Fialdini, conduttrice de La Vita in diretta con scarsi risultati, ma anche per lei non tirerebbe una buona aria. Per questo motivo si starebbe pensando di blindarla con un contratto biennale prima di cambiamenti radicali. Difficile immaginare in questo momento una serata evento con Benigni (molti ricordano il sostegno pubblico a Renzi qualche tempo fa) così come Salvini non ha nessuna intenzione di farla passare liscia a Fabio Fazio per le mancate ospitate di questi mesi.
Fazio non sarebbe ben visto nemmeno dai grillini ma l'amicizia tra Maurizio Crozza – anche lui assistito da Beppe Caschetto – e Beppe Grillo potrebbe scongelare la situazione. Anche tra vicedirettori e capostruttura, oggi divisi tra renziani e berlusconiani, la preoccupazione è visibile. Si mette male per Andrea Vianello al pomeriggio, potrebbe rischiare Claudio Fasulo mentre sarebbe più tranquillo Ludovico Di Meo che dopo una fase renziana si ricollocherebbe a destra. I volti del piccolo schermo meno adiacenti alla politica possono vivere il passaggio con meno ansia.
Il punto è che i prossimi palinsesti saranno curati proprio dalla coppia Maggioni-Orfeo e votati da un cda non più rappresentativo. Insomma le carte le danno ancora loro e potrebbero fornire paracadute ai volti amici con contratti ad hoc. Bisognerà poi capire a settembre se varranno ancora o no. In caso di stallo istituzionale e di mancate maggioranze si tornerebbe al voto e a quel punto si lascerebbe in Rai tutto com'è. Ma solo per qualche mese.
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