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da www.independent.co.uk
«Non crediate che la mafia sia sparita. E' ancora lì, sopratutto nella politica siciliana». Parola della fotografa Letizia Battaglia, le cui immagini, da anni, documentano la violenza di Cosa Nostra.
La sua mostra si intitola " Breaking the Code of Silence" e si tiene dal 22 febbraio al 4 maggio preso la Open Eye Gallery di Liverpool.
Battaglia, a 79 anni, parla liberamente e senza la formalità tipica di molti italiani del sud: «Di questi tempi è più difficile fotografare la mafia perché i malavitosi sono laureati, indossano vestiti eleganti, lavorano in banca e in politica, non sono più i contadini di un tempo».
Nata a Palermo e cresciuta a Milano, l'artista ha lavorato in Sicilia come reporter in prima linea negli anni Ottanta e Novanta, periodo di sangue culminato nell'uccisione dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, suoi cari amici.
Recentemente Totò Riina, il boss che orchestrò quell'attentato, ha minacciato da dietro le sbarre il pm antimafia Nino Di Matteo, per il quale sarebbe pronto l'esplosivo. «La cosa mi ha fatto sentire male» dice la Battaglia «La realtà ci è stata sbattuta in faccia ancora una volta. Questi magistrati sono isolati e la mafia può ancora ucciderli quando vuole, in quel suo modo codardo».
Lei stessa ha ricevuto molte minacce di morte ma continua comunque il suo lavoro, anche scendendo in piazza a sostegno di Di Matteo: «E' fondamentale che i siciliani e gli italiani non dimentichino ciò di cui è capace la mafia. Può sembrare che oggi ci siano meno omicidi, in realtà la mafia sta solo tenendo un basso profilo. Opera ancora con violenza, corrompe, e un enorme numero di persone è costretto a pagare il pizzo. Adesso è importante scoprire tutta la verità . Chi sono quegli uomini delle istituzioni che si sono resi complici di Cosa Nostra? Solo con la verità si ottiene giustizia e si ristabilisce un clima di fiducia. Abbiamo ancora bisogno del buon giornalismo per far sì che accada».
La mostra pesca dal suo vastissimo archivio, oltre 600.000 immagini scattate dagli anni '70. Il bianco e nero evidenzia la morte e lo squallore, alternato con le espressioni intense di donne e bambini, perché la mafia investe famiglie e generazioni.
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