DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
Piero Negri per la Stampa
Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, punto di riferimento imprescindibile sulla scena indipendente italiana, per la prima volta «giudice» all' edizione di X Factor che si chiude stasera, esita a stilare un bilancio personale di questa esperienza: «Devo ancora pensarci - dice -, il mondo della tv era nuovo per me e mi ci sono trovato sorprendentemente bene. Sono riuscito a essere me stesso, però sono anche provato, ho scoperto che X Factor coinvolge al 100% e che non si stacca mai».
Il programma le è piaciuto?
«Lo show ha battuto ogni record e dal punto di vista produttivo è inattaccabile, è una bomba, mi ha insegnato moltissimo. A livello di contenuti mi pare abbia potenzialità inesplorate: può diventare ancora più importante».
Traduco: bellissimo spettacolo, dal punto di vista musicale si può migliorare.
«Diciamo che ora è uno spettacolo televisivo musicale, a me piacerebbe diventasse uno spettacolo musicale in tv. Si potrebbe rendere la formula più avvincente».
Ha già proposto delle idee?
«Intanto, così dà per scontato che io faccia anche la prossima stagione, il che non è certo. Idee ne ho, ma ora non posso e non voglio discuterle».
manuel agnelli severius python
Intanto con Eva porta in finale una canzone che - come si dice in giro - se fosse a Sanremo, avrebbe già vinto.
«Lo prendo come un complimento, non tutto il pop italiano è da buttare. Quando sento i miei colleghi giudici dire che fanno cantare in inglese i concorrenti perchè non vogliono "essere la provincia dell' impero", io penso che invece vada recuperata e riletta la storia della canzone italiana, come fa quella canzone, aggiornandola al nostro tempo».
Con gli Afterhours cominciò cantando in inglese, poi passò all' italiano. Pensa di essere riuscito a portare il suo percorso da indipendente dentro il mainstream?
«Sono felice di aver portato canzoni di Smiths, Radiohead, Jack White, Alabama Shakes in un contesto dove non sono così frequenti, però devo anche stare attento a non danneggiare i ragazzi.
Quando ho "assegnato" a Silva Fortes Life on Mars di David Bowie nella versione in portoghese di Seu Jorge, ne ho causato l' eliminazione. Per questo dico che dal punto di vista musicale posso dare di più».
Avrebbe mai immaginato, quando ha fondato gli Afterhours, che nel 2016 gli Smiths sarebbero ancora stati in una nicchia?
«Prima che iniziasse X Factor ho fatto una ricerca molto ampia su quanto si ascolta oggi: siti di streaming, YouTube, ecc. La qualità produttiva è altissima, i suoni perfetti, ma quasi sempre la pubblicità prima dei video ha musica di qualità migliore. Si è impoverita drasticamente la qualità delle composizioni, non c' è contenuto musicale. Quando le piattaforme tecnologiche finiranno, non rimarrà niente. Oggi chi una visione ce l' ha, non può dichiararsi sconfitto, deve sporcarsi le mani, provare a entrare nel mainstream e cambiarlo».
Lei si occupa di «over», come li chiamate a X Factor, cioè ragazzi che hanno più di 25 anni.
«Giovani, ma non così distanti da me: il percorso con loro è stato umanamente molto bello. Gli "under", invece, li vedo diversi, per loro il successo è tutto, la tv è tutto, lo vedevo anche dai commenti su di me quando mi hanno chiamato al programma. Ma chi è questo?
Quanti dischi ha venduto? È un approccio fuorviante, ma è anche l' approccio della nostra epoca e io qui lo voglio discutere. Ai ragazzi dico: ho una famiglia, una casa, un cane, una Volvo di quarta mano, si vive meglio così, scegliendo di fare ciò che più ti piace, non ciò che più "funziona"».
Ma lei è cattivo davvero o è la tv che la disegna così?
«Il montaggio tv un po' enfatizza, però nelle puntate in diretta a volte sono stato cattivo, a volte Mefistofele. Poi sono stato attento a non diventare macchietta. Ho cercato di rimanere onesto intellettualmente: se una cosa mi piaceva, lo dicevo».
Cosa pensa di Fedez?
«È un grande manager, un produttore, a vendere dischi in Italia è il numero uno (e due e tre, e quattro). Lo stimo».
Alvaro Soler?
«Da me musicalmente è lontanissimo, però è una persona fantastica, molto intelligente.
Un gran professionista».
Arisa?
«È la vera punk del tavolo, un elemento di disturbo che ci voleva. Dovrebbe tirar fuori anche nella musica il lato oscuro che ha nella vita e nella voce».
2. CATTELAN SMENTISCE
Da il Giornale
Ferruccio Gattuso Il rito non cambia di una virgola, ma le cifre (un milione 236mila spettatori a puntata, + 21% rispetto al 2015, share del 5%), gli ospiti e i volti dei finalisti sono insieme il segreto e la spiegazione di un successo che non accenna a diminuire.
X Factor porta la sua finale in scena al Mediolanum Forum di Assago, alle porte di Milano, questa sera alle ore 21.15 in contemporanea su Sky Uno HD e, in chiaro, su Tv8. Sul mega-palco da 1800 metri quadri allestito da Luca Tommassini e Giò Forma sono attesi i quattro finalisti, la vicentina Eva Pevarello, l' italo-brasiliana Gaia Gozzi, i bresciani di origine ghanese Soul System (ripescati dopo l' addio con polemica dei Jarvis) e la lodigiana Roshelle, insieme a un parterre di ospiti: in versione mini-live One Republic e Luciano Ligabue, a duettare con i concorrenti Giorgia, Carmen Consoli, Clean Bandit e Giusy Ferreri con Baby K.
Tempo e spartito della serata, al solito, nelle mani di Alessandro Cattelan, pronto a smentire voci sull' addio: «Sono le inquietanti passaparola di Internet, che si gonfiano senza un perché spiega I corteggiamenti ci sono e fanno piacere, ma ho un contratto firmato anche per l' anno prossimo. Le parole date vanno mantenute».
CATTELAN ARISA SOLER FEDEZCATTELAN ARISA SOLER FEDEZmanuel agnelli
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