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Conchita Sannino per âLa Repubblica'
à il destino di Gomorra e del suo immaginario: suscitare ira e adorazione, aspre polemiche e tentati risarcimenti. Ora è la volta di Diego Armando Maradona. «Fermate quel killer che porta il mio nome», sarebbe l'allarme lanciato dal pibe de oro, stando a quanto racconta il suo avvocato napoletano, Angelo Pisani. Il campione argentino è stato infatti avvertito dal legale che tra i personaggi dell'attesa fiction di Sky, Gomorra, la serie- tratta da un'idea di Roberto Saviano, regia di Stefano Sollima, in onda ad aprile - è in azione un assassino soprannominato "Maradò".
La serie tv, secondo il legale, «sfrutta il nome e l'immagine di Maradona senza autorizzazione né diritti». Pisani assicura: «Chiederemo giustizia, il divieto di diffondere la pellicola, per evitare che l'immagine di Maradona e Napoli venga danneggiata. Se i produttori e gli artisti vogliono un soprannome per il killer usino il loro nome».
L'avvocato si spinge, a nome di Maradona, anche a quantificare il danno: «Siamo intenzionati a chiedere un risarcimento di 10 milioni di euro, da devolvere in beneficenza, per usurpazione dell'immagine e per attacco alla sua notorietà ».
à l'ennesimo caso che si apre intorno al successo e alle metamorfosi di Gomorra, fin da quando il bestseller di Saviano è stato trasformato da Matteo Garrone nell'omonimo film, approdato al palmares del festival di Cannes e amato in tutto il mondo. Ma quell'opera cinematografica, girata in gran parte tra Casal di Principe e Scampia, è stata sfiorata da sospetti di ricatti e pressioni da parte del clan dei casalesi, mentre negli anni ben otto tra
attori e comparse del film sono finiti in carcere perché organici alla camorra.
Poi tocca alla fiction, già sotto i riflettori per la scivolata di aver fittato la vera villa di un boss, sulla costa vesuviana, per le riprese. Pisani, che è anche presidente della municipalità di Scampia, già in quella veste l'anno corso si era opposto all'arrivo del set di Sky tra le Vele e le piazze di spaccio a nord di Napoli, contro il rischio «di uno sfruttamento strumentale di Napoli e di questo quartiere».
Un conflitto poi ricomposto, grazie all'ascolto del territorio e delle associazioni da parte della produzione. E ora a Repubblica arriva la strigliata di Riccardo Tozzi, fondatore e patron di Cattleya, uno dei produttori di Gomorra, la serie (insieme con Fandango, La7 e ovviamente con Sky). «Sono sorpreso da questo annuncio di presunta azione legale, il soprannome Maradona, non solo a Napoli, è entrato nell'uso più popolare da anni - dice Tozzi - Mi spiace tuttavia deludere l'avvocato, la nostra iniziale ipotesi di indicare effettivamente come Marado'uno dei banditi, credo sarà scartata».
Tozzi poi affonda: «Dopo aver visto nel quotidiano il disagio e la sofferenza di certe realtà , dà noia assistere a continue strumentalizzazioni. Uno si mette in gioco, prova a raccontare quello che c'è, facendo lo sforzo di cogliere la verità e di trasferirla in un progetto originale, di qua-lità , prendendosi un rischio, e poi si accorge ad ogni passo che evidentemente il marchio Gomorra fa gola e suscita anche esercizi poco nobili».
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