DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
Malcom Pagani per “Il Fatto Quotidiano”
Riflessioni di metà mattina al centro di una piazza vuota: "Recitare è un mestiere che ti spezza sempre qualcosa dentro. Ti frattura emotivamente, anche quando partecipi a un film di cui sembra non fregarti un cazzo. Alla fine, chiusa la porta, c' è comunque qualcosa da incollare o da ricostruire. Gli attori sono animali particolari. Per anni, gli operatori che hanno sempre il tuo volto davanti e ti leggono meglio di chiunque altro mi dicevano 'voi siete matti, entrate e uscite da un personaggio, vi esprimete a intermittenza e normali non potrete essere mai'.
Negavo. Oggi mi tocca arrendermi. Forse avevano ragione. Con questo lavoro, anche se mi illudo di essere una persona normalissima, del tutto normale non sarò mai. L' ho capito a 43 anni e non a 25. Chissà tra 10 cosa penserò".
Valerio Mastandrea ha tosse, febbre e qualche linea di realismo: "Ci sono più di 20 gradi, ma sento freddo e mi sa che un segno buono non è".
Cerca il sole, lo incontra, si siede. Vorrebbe fumare. Si trattiene. Impreca: "Dicono che il desiderio della sigaretta duri solo 3 minuti e, mannaggia alla troia, mentono sapendo di mentire". Fedele al motto scritto di suo pugno:"Chi pè sorride deve vede piagne uno, mille e centomila/è uno che nella vita starà sempre in fila" spende elogi e non conosce invidie: " Da noi esistono pochissimi attori che fondono tecnica e talento, forse due in tutto e non sono neanche della mia generazione. Uno è Elio Germano, l' altro è Luca Marinelli. Luca è più grezzo, ma ha la stessa identica follia che Elio applica scientificamente al contesto in cui si muovono i suoi personaggi".
Con Marinelli e Alessandro Borghi, Claudio Caligari ha girato il suo terzo e ultimo film. Quello che senza l' ostinazione di Mastandrea sarebbe rimasto in un cassetto.
Quello per cui non si trovavano i soldi mentre il tempo scivolava dalle mani. Quello che oggi sogna l' Oscar e solo ieri rischiava di impolverare come una bella statuina da compatire all' ombra di un sistema che a Claudio Caligari aveva riservato l' anticamera.
Per una volta, con l'azzardo dell' amicizia, Golia resta a casa, a Los Angeles va Davide e in luogo della celebrazione funeraria, la corsa americana di Caligari&Mastandrea somiglia ora a un graffio di Kusturica, alla fuga di Thelma & Louise, alla resurrezione irresistibile, alla beffa monicelliana. Truffando la retorica, Mastandrea aveva giocato di ironia anche quando il destino suggeriva disperazione.
Lui e Caligari andavano in ospedale per parlare con un oncologo. Erano a un incrocio di Viale dell' Oceano Atlantico, nel rosso profondo di un' impresa e di un semaforo, a due passi dalle architetture dell' Eur in cui proprio Dario Argento aveva ambientato Tenebre.
Caligari si preparava ad andarsene senza svelare il nome dell' Assassino perché di assassino ce n' era più d'uno: "Muoio come uno stronzo. E ho fatto solo due film".
Mastandrea rimandò le esequie:"C'è gente che ne ha fatti 30 ed è molto più stronza di te" e poi si fece uno, trino e anche di più. Produttore, riscossore, collettore. Amico, nottambulo, consigliere. Il denaro di Leone, di Rai Cinema e di Pietro Valsecchi. L' impegno di Simone Isola e di Kimera film. La fretta del cuore, gli applausi di Venezia, le file nei cinema: "Tutto magico come dice la nostra segretaria di edizione".
Come si chiama?
Giulia Contino. Sostiene che Non essere cattivo porti con sé una magia. Non ha torto.
È una magia che confina con l' ossessione? Caligari non c'è più. Ora tocca a voi.
valerio mastandrea la mia classe di daniele gaglianone 11103
L' ossessione adesso è svanita. All' inizio invece ho avvertito la responsabilità e sono riuscito ad assumermela solo condividendola con gli altri. In postproduzione le decisioni sono state prese in maniera democratica, quasi ad alzata di mano. Non abbiamo fatto le assemblee, ma certe scelte sono state veramente collettive.
Chi le ha prese?
Tutti, comprese le figure che di solito non sono investite dalla responsabilità di decidere in un senso o nell' altro ed è assurdo perché se ci fosse stato ancora Claudio, avrebbe deciso soltanto lui. Aveva le idee molto chiare.
Come avete fatto a non spaventarvi?
Abbiamo ragionato su quel che restava da fare e ne abbiamo parlato insieme. Nessuno aveva l' autorità per decidere da solo e nessuno l' avrebbe voluta esercitare.
C' è stato qualcuno che si è rivelato più importante di altri?
Mauro Bonanni, il montatore, la luce nascosta del film. Conosceva Claudio e aveva con lui un' affinità elettiva, ci aveva già lavorato ne L' odore della notte.
Esattamente come lei. Non essere cattivo è un solo un film diverso da Amore Tossico o è anche un film migliore?
Non so se sia il suo film migliore, ma è l' esatto punto di incontro tra i due registri. Dal punto di vista del linguaggio cinematografico, Amore tossico ruppe equilibri consolidati e si rivelò devastante. Claudio avrebbe detto "dirompente" che era un aggettivo che gli piaceva tantissimo. L' odore della notte, il racconto delle notti criminali di tre balordi tratto da un libro di Dido Sacchettoni è invece il suo film più curato, più di finzione, più di genere. Se fai un film ogni 15 anni comunque, soprattutto se hai la testa di Caligari, un segno lo lasci sempre.
Eravate amici fraterni. Discutevate mai?
Eccome. Per la voce de L'odore della notte, ad esempio, abbiamo discusso fino agli ultimi giorni della sua vita sfiorando e a volte cavalcando l' insulto. Ero stato sempre contrario perché mi pareva che la voce fosse letteraria, estrapolata a forza dal libro, posticcia, troppo elaborata rispetto alla grana del mio personaggio. A Venezia - e mi ricordo il turbamento-la gente almeno inizialmente avvertì una stonatura e rise. Dopo tanti anni, poco prima di andarsene, Claudio mi diede ragione.
Nessuno sa dire da cosa derivi esattamente la potenza sprigionata dal film, ma nessuno si azzarda a negarla.
C' è una grande regia, ma come in Amore Tossico pulsa anche una forza misteriosa che ti colpisce e non sai da dove arrivi. Credo abbia a che fare con l' autenticità, con l' humus di un film girato e prodotto con il massimo coefficiente di difficoltà. Questa sofferenza, questa durezza di intenti, il film te la restituisce con gli interessi.
Paolo Repetti giura che non si tratti di verismo e men che mai di realismo.
non essere cattivo caligari e mastandrea
Neanche di naturalismo. Caligari diceva: "Facciamo un carrello contro natura". La stessa cosa che suggeriva Pasolini a Delli Colli. E noi non capivamo mai che cazzo volesse dì Claudio con 'sto contro natura. E ce lo chiedevamo.
Come i discepoli si interrogano sulle parole del maestro?
Non abbiamo mai avuto la mistica di Claudio perché lui non ce l' avrebbe perdonato, non ci siamo mai sentiti come gli allievi di Archimede e nessuno ha intenzione di raccontare il regista e il film mitizzandoli. La mitizzazione di Claudio, la sua canonizzazione è iniziata proprio perché lui non c' è più. Però domande ce ne facevamo. Ce ne facevamo tante.
Lei che risposte si dava?
Che Claudio non era persuaso dalla finzione assoluta: "Questa scena va bene, ma non è credibile" diceva. Abbiamo discusso a lungo sulla scena finale: sia con Claudio, sia dopo la sua morte. Fa più male un colpo di pistola o accettare le regole quando le regole sono: vivi, lavora, metti su famiglia, vai in pensione, muori? E cosa rappresenta il bambino nelle braccia di Viviana?
Per Caligari cosa rappresentava?
Mentre giravamo capivamo che Claudio voleva mandare un messaggio di speranza. Una cosa particolare per lui. Non perché fosse un depresso o un pessimista, ma perché non aveva mai assecondato i sentimenti del pubblico. Non aveva mai aiutato lo spettatore a trovare una strada obbligata, mai suggerito un' emozione. Questa volta era diverso. Voleva che il cuore di Non essere cattivo battesse per tutti. Anche con la retorica cavalcata fino al punto in cui cambia di segno e si trasforma in antiretorica.
In quel finale assolutamente non caligariano, la gente viene travolta dall' emozione. L' immagine finale, con la macchina da presa che punta verso il cielo, è figlia di quella scossa. In una mattina di marzo ho chiesto all' operatore perché avesse scelto quella soluzione e lui mi ha detto: "Ahò, Valè, io me sò emozionato e sò andato verso er cielo". Improvvisazione pura.
sangue del mio sangue di marco bellocchio venezia 150907160404
A lei il finale che impressione ha fatto?
Non ricordo se ho fatto in tempo, ma se Claudio fosse ancora qui glielo direi sicuramente: Cesare, il bambino appena venuto al mondo, per me non rappresenta una speranza.
Perché?
Perché se riuscirà a scappare dal quel contesto e se arriverà a vent' anni, cioè all' età del padre che non ha più, dovrà fare i conti con la precarietà e con la perdita di qualsiasi punto di riferimento. Sarebbe figo vederlo tra altri vent' anni, Cesare. Immaginare un altro capitolo di Non essere Cattivo. Sapere come è andata a finire.
Non credo ci sia una morale nel film di Claudio, ma c' è un sacco de robba.
La vita di Caligari sarebbe cambiata se avesse girato Romanzo Criminale al posto di Placido? Non lo so, però vederlo alle prese con quella robba sarebbe stato bello. E forse sì, forse sarebbe cambiata. Non è successo perché Claudio non era più tanto presente nell' immaginario dei produttori. Fui il primo a cercare di prendere i diritti del libro, ma non avevo una lira. Mandai all' autore e all' editore la mia idea. La spiegai: "Penso di appoggiarmi ad una produzione più grande, far girare il film a Caligari e recitarci".
A De Cataldo il piano piacque, ma poco tempo dopo sul tavolo di Einaudi arrivò un progetto più ricco e strutturato. Per qualche tempo De Cataldo e l' editore fecero resistenza: "Il tuo progetto ci piace, non puoi trovare più soldi?" poi arrivò Cattleya e Claudio uscì di scena. Aveva in mente il film più bello che si potesse immaginare sugli effetti devastanti del potere. Voleva mostrava come il potere corroda la classe dirigente e devasti anche gli ultimi, in un cane mangia cane che non può non concludersi con una reciproca eliminazione.
Come procede la vicenda americana?
Procede. I ragazzi di Kimera si sono trovati questa cosa enorme dell' Oscar tra le mani e la stanno gestendo con gli altri produttori che a questo punto si sono comprensibilmente fomentati. Per ora leggiamo le mail, tra qualche giorno partiremo. Aspetto date e fortuna. Sarà comunque un' esperienzaunica. Maquando ce ri capita?
Scorsese ha mai risposto alla sua lettera su Caligari? Lei lo chiamava Martino.
Non credo si sia offeso. Alla lettera non ha mai risposto, ma non lo giudico e mi piacerebbe tanto che conoscesse il percorso del film. In Non essere cattivo c' è molto di Mean Streets.
Come va la sua partita con l' inglese?
La gioco sempre e sempre la perdo. Ma la gioco.
Dopo Caligari ha lavorato con Bellocchio in Fai Bei sogni tratto dal libro di Massimo Gramellini.
Ho iniziato a recitare nel '93 e dopo 22 anni ho veramente avuto la percezione di cosa ti succede dentro quando lavori con registi come Marco. Recitare con lui e confrontarmi con Caligari mi ha fatto tornare la voglia di fare l' attore. Di riavere una ad una le rotture di cazzo di cui stupidamente mi lamento. Dell' attore, Bellocchio ha una considerazione e un rispetto assoluti. Viene da te, ti parla franco, non ti dice mai una cazzata e se te la dice, la ammette: "ho detto una cazzata". È un visionario e un pischello. Un ragazzino di 75 anni con una curiosità più viva di Spike Jonze. Poi è spiritosissimo. Sul set ci siamo sentiti male dal ridere.
Rise agli esordi anche con Piero Natoli? Il film si chiamava Ladri di cinema
Stavo scrivendo uno spettacolo teatrale con Vera Gemma e la accompagnai da Piero.
Avevo un occhio nero. Mi vide e disse: "A bbello, e viè pure tu a lavorà con noi, no?". "Ma come - gli dico - in che ruolo?". E lui: "Er ruolo ce stà, stai sereno". Volava sulle cose. Piero è un rimpianto. Avrei dovuto frequentarlo di più.
Lei veniva dell' esperienza del Costanzo Show
Avevo 19 anni, ero un ragazzino e andai da Costanzo perché volevo emergere ed esorcizzare le difficoltà. Dopo tanto tempo posso dire che c erano voglia di apparire, egocentrismo e narcisismo con cui ho fatto i conti dopo. Fu comunque un' esperienza sanissima e sincera nella quale non mi sono mai sentito usato.
Dei suoi primi vent' anni si sa poco.
marco giallini in una scena del nel quarto episodio di romanzo criminale la serie
Credevo fossero stronzate e nun ce credevo, ma è vero: avere un figlio fa riemergere timidezze sepolte e schegge lontane. Da quando è nato Giordano sono continuamente investito dai ricordi. Sono cresciuto in una famiglia normale, con qualche momento complicato e una madre che ha sempre lavorato. Ho imparato che i soldi non sono tutto.
Se all' improvviso non dovessi averli più, starei bene lo stesso.
"Non sei voluto diventà comunista e non hai voluto neanche fare i soldi, ma che razza di bestia saresti?" le chiedeva Carlo Monni in Tutti giù per terra.
L' importante è continuare ad essere bestia. Non perdere di vista l' istinto. Potrei andare avanti di metafora perché come saprà, la metafora è la difesa dell' ignorante.
l odore della notte mastandrea caligari 36643 fb
L' epoca in cui gli attori venivano interrogati sulle sorti del paesee stavano tutti dalla stessa parte però è finita.
Intellettuale organico. Due parole che fanno paura. La chiamata alle armi è esistita e al cinema ha fatto malissimo. L' attore che firmava appelli non spostava un' opinione, ma alimentava una deriva. Ai miei amici lo dicevo: "Dobbiamo arrivare a quelli che non hanno mai letto un giornale, non adirci quanto abbiamo ragione tra di noi".
Lei usa molti pseudonimi: Su Twitter si chiama Rivamesta, se scrive libri Saverio Mastrofranco.
valerio-mastandrea E claudio caligari
Aleandro Rivamesta non è altro che l' anagramma del mio nome.
Scrive ancora?
Non più. O forse sì. Si è mai chiesto chi sia davvero Elena Ferrante? Che fa, chiude con questo scoop?
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