“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Giorgio Arnaboldi per la Verità
Da Gullit non ha imparato niente. L’ha avuto in studio per 40 minuti, ma Fabio Fazio non è riuscito a chiedergli neppure come si fa a dribblare il proprio passato. Così, dell’ultima puntata di Che tempo che fa andata in onda domenica sera, non è rimasto il sorriso dell’ex calciatore felice di avere scritto un libro e neppure la scultura laccata dei capelli del premier Paolo Gentiloni. No, è rimasto il rossore da semaforo sul viso del conduttore mentre Luciana Littizzetto si scagliava contro il gioco d’azzardo.
Imbarazzato, lievemente paonazzo, con lo sguardo che cercava un appiglio, Fazio ascolta la zia della comicità italiana (invecchiata stando appollaiata sulla scrivania) mentre si lancia in un’invettiva contro le rockstar che cantano ai matrimoni (come Mariah Carey ed Elton John) e i centravanti testimonial dei videopoker. «Non capisco questa moda dei calciatori che fanno pubblicità al gioco d’azzardo, al poker online », si indigna la Littizzetto. «Se c’è una categoria che arriva alla fine del mese con tranquillità è proprio quella dei calciatori. E allora perché sponsorizzare una malattia? Si stima che in Italia almeno un milione di persone soffra di ludopatia, questa è una vergogna».
Fazio prova a riemergere dalla scrivania e aggiunge timido: «Ormai si chiama azzardopatia». Lui concorda, sottolinea. Si vede che vorrebbe essere all’altezza della showgirl, ma c’è un problema: dal 1998 al 2003 era proprio lui a ripetere lo slogan «Vincere è un gioco ». Testimonial del gioco del Lotto, il conduttore ligure non aveva alcun pudore a incassare il ricco compenso da Lottomatica, la stessa società che negli ultimi anni ha installato quelle 80.000 slot che fanno indispettire Fazio.
fabio fazio luciana littizzetto
La Littizzetto ormai è partita, sembra Catone il Censore e aggiunge: «Se sei un giocatore di calcio fai pure pubblicità allo yogurt, a un dentifricio, alle solette per togliere la puzza dai piedi, che fanno pure parte dello specifico professionale, ma non ai videopoker. Ma lo sapete che il gioco d’azzardo in Italia ha un giro d’affari di 88 miliardi?». Pensando ai volti da spot, lei ha in testa certamente Cristiano Ronaldo, Francesco Totti, i grandi del pallone che di fatto partecipano all’enorme business del gioco d’azzardo e delle scommesse. Il problema esiste, ma è molto difficile per i network televisivi porre argini al dilagare del fenomeno.
«Dobbiamo tenerli da conto perché dall’arrivo della grande crisi sono fra i pochi sponsor che mantengono in vita i programmi sportivi», spiega il manager di un gruppo televisivo. «Basta guardare i budget, quello del gioco e delle scommesse è fra i più ricchi ». Gli spazi per scommettitori dentro i talk show televisivi sono sempre più consistenti e il grande business dello sport non può più fare a meno del supporto del gioco. La conferma è l’ingresso di «Intralot», colosso mondiale, addirittura nel santuario della Nazionale di calcio. C’era una volta la schedina con la fila del sabato pomeriggio in tabaccheria in attesa della domenica sportiva e del «tredici» che ti poteva cambiare la vita, adesso basta uno smartphone per collegarsi con le multinazionali dell’azzardo.
Il problema esiste, lo Stato biscazziere incassa la sua parte di proventi e ne reinveste con sorprendente ipocrisia una parte in programmi sanitari contro la ludopatia (da una parte ammala, dall’altra parte cura). Tutto vero. Ma non è proprio quello di Fazio il salotto ideale per lanciare crociate. Di solito i peccati originali si emendano con un’ammissione di colpa; il silenzio non è mai un buon compagno di strada. Fazio vorrebbe adottarlo, ma la sua partner artistica glielo impedisce, lo incalza, sottolinea il paradosso di quel «gioca responsabilmente» sussurrato alla fine degli spot come se fosse uno «scoppia ma in fretta e senza fare troppo rumore».
«È una cosa inaudita che ci siano macchinette nei bar dove vanno i ragazzi», sottolinea il conduttore di Che tempo che fa «e non bastano i 300 metri di distanza dalle scuole». Fazio dimostra di conoscere il problema, di cogliere l’importanza del «distanziometro», argomento sul quale molti enti locali stanno giocano la loro battaglia contro il gioco d’azzardo. Ma quel passato che non passa, quella mancanza di coerenza, indeboliscono il suo impegno, lo rendono pasticciato e speculativo. Non è l’unica stella televisiva ad essere caduta nell’equivoco.
Enrico Brignano, altro baluardo antislot, fu ospite pagato in uno spettacolo allestito da un’a s s o c i azione di gestori (anche di slot). E le Iene del programma omonimo, dopo aver bandito dai loro testi la parola «Lottomatica», non si sono mai accorte (forse) che lo show era tenuto in piedi da una pubblicità al poker online di quella società.
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