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Brandon Presser per “Daily Beast”
Cerone, labbra rosse, abito abbagliante, gesti aggraziati e occhi che flirtano: la geisha ha tutta l’attenzione del pubblico della “ochaya”, casa del tè a Kyoto. Quando apre bocca, la sua voce è bassa e profonda. Non si tratta di uno spettacolo drag ma di una “taikomochi”, una geisha maschio.
Ne sono rimaste poche in Giappone, eppure inizialmente le geisha erano soltanto uomini. Già nel tredicesimo secolo si trovavano nelle corti per intrattenere, erano considerati artisti. Le donne geisha apparvero nel 1751, con il nome di “geiko”, ebbero così successo da sostituire definitivamente l’altro sesso.
Ora i “taikomochi” rimasti cantano, suonano, si esibiscono alle cerimonie e vengono ingaggiati per le cene d’affari. Coltivano l’arte della conversazione e leggono moltissimo anche i giornali di varie parti del mondo, per essere in grado di argomentare con qualsiasi tipo di cliente.
“Toyama”, noto in Giappone per fornire questa esperienza esclusiva, incoraggia i visitatori ad abbandonare qualsiasi preconcetto. La geisha, uomo o donna, non è una prostituta. Sarebbe come insinuare che una prima ballerina, dopo lo spettacolo, dorma con i membri del pubblico. I desideri carnali, in Giappone, si soddisfano altrove, nei bordelli e nei bar del “Kabuki-cho”, il distretto a luci rosse di Tokyo che offre oltre 200 club e una clientela che va dai 2.000 ai 7.000 uomini.
Le geisha intrattengono i clienti con l’arte classica giapponese. Gli “hosuto” invece sono nati negli anni Sessanta per intrattenere le clienti benestanti mentre i loro mariti stavano concludendo qualche affare. Negli anni Ottanta si trasformarono, aprirono le porte alle persone comuni, e oggi sono popolarissimi.
Flirtano con le clienti, ascoltano i loro problemi, si fanno pagare da bere, guadagnano su quanto fanno spendere. Le donne, per avere le loro attenzioni, pagano da 200 ai 1500 dollari. Il costo delle bibite e del cibo è dieci volte quello reale. Le geisha non reclutano, come loro, i clienti in strada, ma sono chiamate attraverso un complesso sistema di “booking”.
Gli “hosuto” sono liberi di instaurare una relazione con le clienti, al di fuori del club Possono essere pagati per andare a cena insieme, o per finire a letto in un albergo dell’amore. E possono fare tanti soldi, sognano di indossare un completo Armani e guidare una macchina di lusso europea.
geisha al world bodypainting festival”,
La geisha, invece, usa i soldi per pagarsi gli studi artistici. L’unica cosa che accomuna le due categorie è la bellezza. Nel caso degli “hosoto” la tipologia di bellezza è una figura snella, senza peli sul viso, molto femminile. Sono ragazzi fra i 20 e i 30 anni che puntano tutto sull’estetica e si ritirano presto, a 40 anni al massimo.
Le geisha invece lavorano fino ai sessant’anni. Le più anziane sono anche le più popolari. Purtroppo sono in via di estinzione, lottano per preservare la tradizione, ma ne restano solo 1800 in tutto il Giappone.
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