A FINE DICEMBRE LASCERÀ LA POLTRONA IL DIRETTORE DEL TG1 ALBERTO MACCARI E GUBITOSI CERCA UN DIRETTORE “LOW COST” - LE NORME CHE IMPONGONO UN TETTO ALLE RETRIBUZIONI PER I DIRIGENTI DELLE AZIENDE PUBBLICHE O PARTECIPATE DALLO STATO (NON QUOTATE IN BORSA) PARLANO CHIARO: NON PIÙ DI 298MILA EURO LORDI ALL’ANNO, COMPRENSIVI DI BONUS E INCENTIVI - “FUORI BUDGET” I VARI MENTANA, CALABRESI E CONTU, L’UNICA “INTERNA” CON LO STIPENDIO SOTTO IL TETTO MASSIMO (298MILA) E’ MILENA GABANELLI…

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Giovanni Cocconi per "europaquotidiano.it"

A fine dicembre lascerà la poltrona il direttore del Tg1 Alberto Maccari ma, possiamo scommetterci, la giostra di voci sul successore ripartirà molto tempo prima. Non sarà una scelta facile: nell'anno elettorale la Rai dei tecnici non può permettersi un Signor nessuno alla guida del principale telegiornale italiano. Il problema è che le nuove norme della legge sulla spending review tagliano fuori tutto il gotha del giornalismo italiano, i piani alti di televisione e carta stampata.

Meglio così, dirà qualcuno, forse è giusto che la rottamazione colpisca anche il parco Grandi firme, molte delle quali peraltro in questi anni hanno detto no all'azienda pubblica. Ma ammettete che sarà divertente leggere retroscena sulle buste paga dei giornalisti che potranno o non potranno andare a dirigere il Tg1, Raidue o Rainews. Enrico Mentana? Costa troppo. Mario Calabresi? Non ce lo possiamo permettere. Luigi Contu?

Impossibile strapparlo all'Ansa. Le norme che impongono un tetto alle retribuzioni per i dirigenti delle aziende pubbliche o partecipate dallo stato (non quotate in Borsa) parlano chiaro: non più di 298mila euro lordi all'anno, comprensivi di bonus e incentivi, cioè quello che guadagna il primo presidente della Cassazione.

Le disposizioni non scatteranno subito ma «a decorrere dal rinnovo dei consigli di amministrazione» e si applicheranno «anche ai contratti stipulati e agli atti emanati per i nuovi dipendenti». Quindi, naturalmente, non per manager e giornalisti interni alla Rai per i quali sarà più facile scalare le posizioni ma senza aumenti di stipendio. «È finita un'era» dicono in Rai. È l'austerity, bellezza.

In effetti il nuovo direttore generale Luigi Gubitosi ha già stabilito che i nuovi vertici delle testate giornalistiche avranno comunque la qualifica di caporedattore con un variabile più alto. Un modo per evitare altri casi Minzolini, ora in partenza per Mediaset, che ha mantenuto lo stipendio che aveva al Tg1 di 550mila euro l'anno, al netto delle carte di credito.

Nel 2006 Clemente Mimun lasciò il Tg1 con uno stipendio di quasi 70mila euro al mese. Cifre da sogno per il prossimo direttore del Tg1. Da "esterno" Bruno Vespa guadagna 1,4 milioni di euro (più gli extra) mentre Giovanni Floris supera i 400mila euro l'anno. Solo Milena Gabanelli, tra le grandi "firme" Rai, guadagna meno del tetto stabilito dalla legge.

Naturalmente le norme si applicano anche ad altre figure manageriali, della Rai e di altre società partecipate (dalle Poste alle Ferrovie dello stato). Per dire, il nuovo direttore generale della Sipra non potrà essere trovato sul mercato tanto facilmente visto che tra i dirigenti di centri media e società concessionarie di pubblicità viaggiano stipendi più alti di 300mila euro.

Dirigenti come Giancarlo Leone e Antonio Marano superano abbondantemente i 400mila euro l'anno mentre l'ex direttore generale di viale Mazzini, Lorenza Lei, ora alla Sipra, guadagna mezzo milione di euro. Il suo successore, Gubitosi, è riuscito a strappare un contratto da 650mila euro l'anno solo perché è entrato in carica prima che la scure della spending review si abbattesse sugli stipendi delle società pubbliche. Troppo? Troppo poco? Sapete quanto guadagna oggi a Terna il suo lontano predecessore, Flavio Cattaneo? 4 milioni e 400mila euro.

 

 

 

 

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