NOI ALLEGRI, VOI MESSI A TERRA - L’ALLENATORE ROSSONERO SE NE FREGA DELLE MARCATURE A UOMO CHIESTE DAL BANANA E IL MILAN RIFILA DUE FISCHIONI A UN BARCELLONA FORMATO-VALIUM - GLI SPAGNOLI NON SONO RIUSCITI NEANCHE A TIRARE IN PORTA E GLI ALIENI MESSI-XAVI-INIESTA SONO EVAPORATI - FORSE DOPO TRE ANNI DI DITTATURA “TIQUI-TACA”, I BLAUGRANA ALLA FRUTTA O SOLO UNA SERATA STORTA CON UN ALLENATORE RICOVERATO A NEW YORK?…

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Marco Ansaldo per "la Stampa"

Il Milan è vivo e chi se la passa assai male è il Barcellona. Il 2-0 di San Siro ha dell'incredibile, raffrontato alle paure della vigilia e al ricordo che i rossoneri non vincevano una sfida dall'ottobre del 2004 ed era la squadra di Shevchenko, Kakà, Pirlo, Gattuso, campioni più affidabili di chi oggi ne indossa la maglia. Eppure il successo fa una sola grinza, il tocco di mano di Zapata nell'azione del gol di Boateng: senza quello stop irregolare con il braccio largo la palla non sarebbe rimasta a disposizione per il tiro. Per il resto il Milan ha strameritato.

Questo passerà alla storia come il match in cui il Barcellona non ha piazzato neppure un tiro nello specchio della porta. Il vantaggio con cui i rossoneri andranno al Camp Nou, se non è una garanzia assoluta, è amministrabile per due ragioni:

1) l'Inter di Mourinho e il Chelsea di Di Matteo hanno dimostrato che si possono limitare i danni, se si gioca con la feroce sapienza di ieri (e se Ambrosini ripeterà la migliore prestazione della sua vita);

2) il Barcellona si è fatto nervoso e poco lucido, anche in svantaggio non ha costruito azioni efficaci e si è fatto colpire dalla bella trama del raddoppio di Muntari. Fenomeni come Iniesta e Xavi hanno balbettato, la compagnia è stata opacissima.

Che fosse serata di sorpresa si era fiutato nel primo tempo. Nell'intervallo il dubbio che ha assalito chi doveva raccontare la partita era: adesso che dico? Depurata degli elogi allo stoico controllo del Milan e delle critiche al Barcellona per la maglia più orrenda che si sia mai vista (un arancio e limone che ricordava un cono agli agrumi o la divisa di Capitan Ventura) da dire c'era davvero poco.

Si va a vedere il Barça con il gusto di guardare i più bravi del mondo. Bravi lo sono sempre. Nessuno ha la tecnica dei catalani, che fermano in 10 centimetri un pallone ai 70 all'ora: la specialità della loro scuola sta nel rendere la palla una parte che si riunisce al resto del corpo e ieri, tranne Dani Alves, all'inizio erano in campo solo prodotti del vivaio. Ma, almeno in Europa, per Messi e soci si è fatta più dura.

Contro di loro tutti adottano la sola tattica salvifica: infischiarsene di subire, imbottire di presenze la fascia davanti alla propria area di rigore, coprire il minimo spazio, annodare centrocampo e difesa con nodi più stretti di un tappeto di Heràt. Il Barça ha provato e riprovato a muovere la macchia oleosa che gli stava davanti, passava la palla da destra a sinistra e poi ancora a destra, nel tentativo di creare nello spostamento il corridoio ma se gli avversari non perdono mai la concentrazione l'esito del titic-titoc non è più quello di tre anni fa.

Infatti il Milan ha rischiato niente, Messi ha esibito all'inizio un paio di capolavori, arenati in area, poi è calato ed è evaporato nella ripresa sparando al cielo anche due punizioni. Allegri è stato intelligente a non ascoltare le sirene della marcatura a uomo: le volte in cui l'argentino si è trovato uno contro uno è schizzato via come una saponetta, invece quando l'hanno ingabbiato l'esperienza di Ambrosini nel posizionarsi, la dedizione di Montolivo, la rudezza dei difensori, tutti nello spazio di un cucinotto, il Fenomeno si è spuntato.

Nel bilancio, il Barça ha tenuto palla per due terzi del tempo ma vicino al gol è andato il Milan e se El Shaarawy fosse quello di due mesi fa non si sarebbe allungato la palla su un contropiede offertogli da Boateng, migliore del solito. La ripresa eliminava pure quel rimpianto.

 

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