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MILLE E UNA CALLAS! COME “UN GRASSOCCIO SOPRANO GRECO” SI TRASFORMO’ IN UNA DIVA – FU TRA LE CANTANTI PIU' COSTRUITE NELLE SUE POSE, STUDIAVA LA GESTUALITÀ DELLE GRANDI INTERPRETI COME ELEONORA DUSE -"PARAGONARMI ALLA TEBALDI? COME PARAGONARE LO CHAMPAGNE ALLA COCA COLA" - UNA MOSTRA ALLA SCALA - VIDEO

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Pierluigi Panza per il Corriere della Sera

 

In questi 40 anni il mito-Callas (il soprano morì il 16 settembre 1977, a 53 anni) è stato talmente sviscerato e da così tanti che appare improbo sventolare inediti, cimeli o nuove interpretazioni.

 

Tuttavia la mostra Maria Callas in scena , che il Museo Teatrale alla Scala propone dal 15 settembre con la cura di Margherita Palli suggerisce una Callas-avatar che desta qualche curiosità. L' intento è mostrare come sia avvenuto il «diventare Callas», ovvero come un «grassoccio soprano greco» (Palli) si trasformò in una diva. La tesi è che ciò non avvenne con spontaneità, bensì attraverso l' apprendimento e la riproposizione delle pose di precedenti dive.

 

Da quando debuttò alla Scala nell' Aida del 1950 diretta da Franco Capuana come sostituta della Tebaldi, la Callas fu una delle cantanti «più costruite nelle sue pose», racconta Margherita Palli. «Paragonarmi alla Tebaldi? Sarebbe come paragonare lo champagne alla Coca Cola», disse un giorno la Callas. Tuttavia i paragoni con le precedenti dive non li evitava, anzi!

ELEONORA DUSEELEONORA DUSE

 

«La gestualità assunta dalla Callas fu tratta da quella dalle grandi attrici di fine Ottocento, dalla Duse alle cantanti d' opera come Giuditta Pasta o Maria Malibran», sostiene la scenografa. «La Callas è il primo caso di soprano-diva costruito a tavolino. Oggi non esiste più un personaggio così. Probabilmente anche Anna Netrebko studia le proprie pose, ma arriva già preparata in società. La Callas, invece, era molto semplice è incominciò a studiare da diva, a mettersi in posa». E apprese la gestualità delle grandi interpreti del XIX secolo osservando quadri o immagini che le ritraevano esposte in musei o collezioni.

 

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«Nella mostra presentiamo pannelli che esemplificano l' influenza di scenografi, registi e costumisti sulla Callas, che è stata un avatar ante litteram. Arrivata rotondetta, venne costruita», racconta la Palli, che sta anche preparando un Falstaff con Martone e Barenboim a Berlino. «Andò a vedere quadri, pitture e studiò le pose». Un esempio? Basta osservare il quadro di Eduard Kaulbach che ritrae Eleonora Duse e confrontarlo con il figurino e le foto posate della Callas in Traviata .

 

In mostra saranno esposti questi confronti, unitamente ad abiti di scena, fotografie, un video di Francesca Molteni che spiega il personaggio Callas. In una stanza ci saranno gli abiti - ricostruiti dagli studenti - della Traviata del '55-'56 diretta da Visconti. Ci saranno anche bozzetti e figurini di Lila De Nobili. Esclusi i pettegolezzi, questa seconda mostra della Scala sulla Callas (testi curati da Mattia Palma) è improntata quindi a una breve indagine sulla costruzione della diva.

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Diversi, comunque, i testi che già provano ad affrontare anche questo tema, da Elio Matassi La voce come evento , a Marco Beghelli La Callas , Luciano Alberti La scenica scienza , Emilio Sala, La (re)invenzione della tradizione al recente di Italo Moscati Non solo voce: Maria Callas .

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