DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
Marco Giusti per Dagospia
Tutti al circo! Anzi, al circo dei tempi della Belle Epoque. La storia è vera. Un clown bianco, già piuttosto noto, Gerge Foutin detto “Footit”, sceglie come “Augusto”, cioè come clown comico, un ragazzo nero, Ramon Padilla, che verrà ribattezzato “Monsieur Chocolat”. E i due faranno una fortuna, anche se le cose non andranno poi così bene per il clown nero. Tutto questo vediamo in Mister Chocolat – La storia vera del primo artista nero diretto da Roschdy Zem, scritto da Eric e Nicolas Alatmayer e Olver Garce e interpretato da una star del cinema francese come Omar Sy e da un vero circense, James Thierrée, nipote di Charles Chaplin e pronipote di Eugene O’Neil.
Di fatto è un discreto biopic, né peggio né meglio di tanti altri, con una Francia di inizio secolo ricostruita anche con una certa cura, grazie alla fotografia di Thomas Letellier e allo scenografo Jérémie Duchier. Ne fanno qualcosa di più la presenza di questi due attori totalmente diversi e comuqnue forti. Omar Sy non è un clown, e si vede, ma si porta dietro la sua faccia da star del momento, mentre Thierrée si porta dietro il viso del nonno e il corpo da vero clown.
Sulla scena è incredibile, anche se il suo personaggio non viene sviluppato come avremmo voluto. Magari non c’erano abbastanza elementi storici per ricostruirne gli aspetti più intimi, ma così non è abbastanza sviluppato. Nemmeno è chiaro se sia omosessuale, come tanti clown bianchi del circo, o no. Con il personaggio di Chocolat è più facile.
Anche perché è marchiato dal fatto di essere nero in una Francia razzista che lo accetta solo come il nero che prende i calci in culo. Inutilmente cercherà di evolvere artisticamente per proprio conto, interpretando, ad esempio, un Otello a teatro. Magari non ha abbastanza talento, i tempi non sono giusti, e lui ha una serie di vizi, le donne, il gioco, l’alcool, il laudano, la superficialità, che lo trascinano in una vortice di errori sempre più in basso. Sperpera tutto quello che ha e non riesce a stringere nulla, anche questo è il destino triste di tanti comici, pensiamo solo a Buster Keaton.
Quando vediamo nella sua stanzetta le immagini celebri di Chocolat, immagini d’epoca vere, vere pubblicità e affiches e quando vediamo l’incredibile filmato dei fratelli Lumiere dedicato al duo comico, il film prende una piega diversa. La storia, davvero, è meravigliosa, gli attori si sforzano di entrare nei personaggi, ma, proprio come i due clown, non riescono sempre a costruire una coppia bilanciata, e la messa in scena non è abbastanza inventiva per seguire un racconto così antico e complesso. Ma ho visto il film con piacere e molto interesse. E i numeri del circo sono piuttosto riusciti. In sala da giovedì 7 aprile.
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