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DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Paola Pollo per il “Corriere della Sera”
Alti e magri. La pelle diafana. Gli occhi truccati. Le labbra rosa pesca. Lo chignon alto o il ciuffo da diva. Lo stesso incedere felpato e serioso delle loro colleghe dalle quali si distinguono soltanto perché osano il petto nudo e glabro e pure mingherlino.
Sono in tre i ragazzi sulla passerella della Maison Margiela by John Galliano tra la trentina di modelle nella sfilata. Altro che gender, lo stilista inglese va oltre e sfuma ancor più sui contorni, confondendo e svelando per raccontare la sua visione della moda per la prossima estate. Non c’è provocazione. Ma un messaggio sulla normalità di un mondo che esiste e che ha un posto, nel caso, nella storia del costume e della moda. La giacca verde, la blusa di macro rete, la gonna di broccato, il pantalone nero: senza distinzione di sesso.
sfilata di galliano per margiela
Libera scelta.
Lo show è un crescendo di pezzi incredibili dove sembra che il tempo sia passato lasciando un segno: orli che si disfano, colori impolverati, stampe che perdono i contorni, decori che sono pezzi di vetro, pennellate scrostate. Si comincia dal bianco, che è il colore della Maison, per cappotti e abiti e poi via verso colori e broccati sino al rosso di taffetà pennellato d’oro.
rivoluzione di genere nella moda
Materiali sorprendenti: il neoprene che tagliato al vivo pare quasi gommapiuma o certi dettagli in una sorta di pellicola trasparente che diventa addirittura calze autoreggenti sopra i collant a rete. C’è un segno forte dall’immaginario punk e japan: i ricami metallici da una parte e i tagli kimono, o la vernice e le borse annodate sul petto alla maniera delle geishe. Passato e futuro, in rottura e in armonia.
«La mode aime Paris» e per ricordarlo a tutta la città la scritta si accende sulla Tour Eiffel. Appena scende la sera. E si vede: novanta sfilate per nove giorni e non un centinaio in sei scarsi come Milano. La città lascia insomma il tempo di vivere e gustare gli show, con ritmi più umani e la volontà di raccontarli nel migliore dei modi.
Ad aprire, addirittura nella sede di radio France, un Anthony Vaccarello in grande spolvero creativo capace di spingersi oltre i feticci del sexy senza mai scivolare nel volgare, anzi: mini asimmetriche, ma anche tailleur precisi e abiti con spacchi vertiginosi.
Ieri Dries Van Noten aveva scelto uno spazio enorme — una rimessa abbandonata — perché «così le modelle possono senza stress avvicinarsi alla gente», ha spiegato. È ricca di riferimenti e suggestioni la sfilata dello stilista belga: vivace, sofisticata, ammiccante, eccentrica o meglio kinky, che è il termine che va per la maggiore. Ispirazione ad hoc: quella Peggy Guggenheim (1898-1979) che in altri tempi era tutto questo.
Grande ricerche di materiali (sete per lo più) e colori e stampe, per short e gonnellone, e bomber e spolverini, pantaloni over e maschili e blazer, top e intriganti maglie tattoo che coprono tutto il corpo. Ed eccentricità protagonista anche da Rochas by Alessandro Dell’Acqua che dice di essersi ispirato niente meno che a Gala Dalí, moglie e musa del pittore. Il surrealismo pervade così la collezione con i suoi immaginari: giraffe e soli che sorgono su cappe di seta e tuniche di chiffon o scarpe décolleté di pizzo a forma di mascherina veneziana.
Il touch sportivo dà brio: t-shirt dal mondo del surf che s’indossano sotto le vesti più ricamate o braghette di vernice usate a mo’ d’intimo. Da Guy Laroche il lavoro di tagliare e riassemblare i pezzi di un guardaroba fra il militare e il motociclista lascia più che perplessi. H&M non sfila ma presenta una bella collezione che ruba al trekking corde e drappeggi e crea una guardaroba cittadino ma vacanziero fatto di abiti canotta, camicie con la coulisse, felpe over, costumi «tecnici».
i modelli di margiela
gender revolution
carl hejm sandqvist
gender fluid
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