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Ernesto Assante per la Repubblica
«Se devo dire la verità la scomparsa di Bowie ancora non l' ho metabolizzata, non ho ancora elaborato il lutto». Morgan, Marco Castoldi, è sempre stato un grande fan di Bowie, non solo ha ascoltato appassionatamente la sua musica, ma l' ha suonata, interpretata, l' ha fatta sua, prendendo la lezione dell' artista inglese come una mappa utile per muoversi nel mondo della musica.
A cinque anni dalla morte di Bowie, scomparso il 10 gennaio 2016, Morgan ancora non riesce a rendersene conto: «Non ci si può rendere conto dell' impensabile. È come per Carmelo Bene, che diceva di essere un artista postumo, hanno talmente rappresentato la loro morte, che nel momento in cui accade non sembra che siano morti.
Nella cruda realtà la sua mancanza è di estrema gravità, era un maestro e questo tipo di assenze sono incolmabili. Era un futurista capace di vedere lontano, curioso, inventivo. Ogni opera era un esperimento, in ogni disco inventava qualcosa, anche a costo di sbagliare. Tant' è che nella sua carriera ha toppato un sacco di volte, ma ne andava fiero, sbagliava ed era contento».
Quindi è un personaggio ancora presente?
«È così ma non c' è lo stesso approccio di massa come con Jim Morrison o Freddie Mercury. Resta una figura algida, distante. La sua devianza, l' obliquità, lo straniamento che si prova ascoltando le sue canzoni, con accordi strani, sonorità spinte, testi difficili da capire, lo hanno sempre tenuto lontano dalle folle e dai primi posti nelle classifiche».
La sua non era, comunque, musica pop?
«Sì, ma era straniante all' ascolto, per cui la parola "orecchiabile" non può essere usata. Mentre da noi, in Italia, è una parolaccia che resta concessa. Che categoria rappresenta? Il fatto che lo devo ricordare? Orecchiabile significa banale, una cosa già sentita, brutta, che non ha peso. Quando una musica non è orecchiabile invece è nuova, rivoluziona la nostra conoscenza, ci destabilizza ma ci fa progredire, allarga le visioni e ci fa crescere. La musica orecchiabile è una bastonata in testa, un rincoglionimento. L' Italia è la patria dell' orecchiabile, i discografici lavorano solo con chi fa qualcosa di già sentito. Non capiscono che pop è De André, pop è Sinatra, mica la brodaglia che propinano loro».
Non trova che in Italia ci sia una rivoluzione musicale in atto da qualche anno?
«Ma no, siamo sempre a livello imitativo, nulla di originale. Gli italiani non sanno scrivere canzoni intelligenti, fanno cose banalissime, su accordi di merda. Solo pochi, Battiato, Fossati, altri due o tre, sono andati oltre. Gli altri hanno lavorato su accordi comprati al supermercato».
Niente di interessante nelle nuove generazioni?
«C' è sempre qualcosa di interessante ma deve avere spazio per crescere, migliorare, evolvere. E questo spazio in Italia non c' è».
Eppure lei ha partecipato alle selezioni di AmaSanremo.
«Sì, ma nel ruolo del giudice non mi sono mai sentito a mio agio».
Cosa è successo tra lei e Amadeus? Perché non l' hanno presa a Sanremo?
«Semplice: mi ha chiesto di andare e poi non mi ha voluto. Non è che io avessi voglia di andarci ma Amadeus mi ha chiesto di partecipare alla gara, io ci ho pensato su e poi ho detto di sì. Avevo fatto AmaSanremo, ho anche rinunciato alla mia candidatura a sindaco di Milano, che era un' idea divertente ma poteva diventare una cosa seria, perché sennò non avrei potuto partecipare. Ho scritto le canzoni e gliele ho mandate e poi mi è stato fatto uno sgambetto, che non merito. Amadeus non solo non ha scelto la canzone ma ha pensato che sarebbe stato bello vedermi in giuria nell' ultima puntata del programma mentre ascoltavo lui che diceva che non aveva scelto me e aveva scelto Bugo. Un brutto tiro, che bisogno c' era? Da lui mi aspettavo cose diverse, mi aveva visto lavorare, se non gli piacevo bastava non chiedermi di partecipare».
Ce l' ha ancora con Bugo?
«No, è lui che ce l' ha ancora con me.
"Voglio la mia rivincita su Morgan" ha detto, ma non c' è nessuna rivincita. Se la gente lo conosce è per merito mio».
Niente Sanremo quest' anno, ma intanto ha mandato un messaggio a Celentano. Certo che un' edizione presentata da voi due
«Anni fa Sanremo lo guardavamo insieme, ci siamo visti il Sanremo della Clerici sul suo divano, mangiando le orecchiette preparate da Claudia. Commentandolo e ridendo ci dicevamo "dobbiamo presentarlo noi". Tempo dopo l' ho chiamato, lui stava iniziando a fare il suo cartone animato, aveva in casa trenta disegnatori coreani, mi disse che non aveva tempo e che se l' avessimo fatto io e lui sarebbe caduto il governo Allora gliel' ho richiesto, sarebbe una bella botta per quanto siamo belli! Abbiamo un grande feeling e se lo facessimo noi verrebbero tantissimi grandi artisti, Conte, Paoli, Fossati, Bennato, verrebbe anche Vasco, sarebbe la rinascita della musica italiana, una rinascita cultural e non un' occasione che sprecano ogni anno».
AMADEUS INSEGUE MORGAN DOPO LO SCAZZO CON BUGO SUL PALCO DI SANREMO
E nel frattempo cosa fa?
«Ho tanti progetti, scrivo canzoni, come quella per Sanremo che ho pubblicato su Instagram. Faccio musica perché sono musicista.
Cinque ore di musica sono nell' audiolibro che è uscito da poco, L' audiolibro di Morgan (io, l' amore, la musica, gli stronzi e Dio).
Ascoltandole si capisce cosa fa Morgan»
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