DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, è tutta la mattina che non riesco a far nulla. Ossia non riesco a leggere altro che non siano gli articoli in morte di Gianni Celati scritti da valorosi giornalisti culturali quali Paolo Di Stefano, Ernesto Ferrero, Luca Sebastiani. E anche se forse l’articolo che più sarebbe piaciuto a Celati, che gli più gli si addice, è quello di Camillo Langone sul “Foglio”, un articolo che gli invidio molto. Di parlare di Celati io non ho nessunissimo titolo, e perché non lo ho mai sfiorato personalmente in una delle sue tante vite, e perché ho letto pochissimo della sua variegata produzione. (Meno che mai ho visto uno dei suoi film/documentari.)
E difatti ho passato la mattinata a cercare su Amazon quelli tra i suoi libri che voglio leggere al più presto. Ho anche telefonato ai miei amici della libreria antiquaria Pontremoli, che mi dicessero quali delle prime edizioni di Celati hanno sui loro scaffali, e anche se su questo versante dieci o quindici anni fa mi ero premunito, e avevo acquistato in prima edizione i due primi libri einaudiani di Celati, “Comiche” e “Le avventure di Guizzardi”, due gioielli originalissimi della recente letteratura italiana.
C’è che da tanti anni Celati ce lo avevo qui in mezzo alla gola, nel senso che lo avevo intuito da tempo quanto fosse stato speciale e imparagonabile a nessun altro. Lo avevo capito da come lo raccontano quelli che sono stati suoi allievi al Dams di Bologna, non solo Pier Vittorio Tondelli e Enrico Palandri ma anche quell’altro tipino coi controfiocchi che risponde al nome di Roberto “Freak” Antoni, uno che il professor Celati lo mette in testa ai suoi prediletti nella Bologna della metà dei Settanta.
E poi c’è che da traduttore dall’inglese e dal francese Celati aveva scelto autori di quelli che ognuno di noi ce li ha impressi sulla carne, a cominciare da Louis-Ferdinand Céline, lo scrittore il cui antisemitismo pazzoide non toglie nulla di nulla al suo genio e alla sua scrittura.
Ho letto sulla “Stampa” un testo di Celati (pubblicato originariamente sul numero a lui dedicato una decina d’anni fa da una rivista) che ha per titolo “Tutta la mia vita in duemila battute”. Una vita strepitosa _ viaggi in mezzo mondo, docente in una università americana, dal 1990 viveva in Inghilterra perché “L’Italia invivibile” _ raccontati in duemila battute, e laddove gli scrittori qualunque ci mettono venti pagine a raccontare la più anonima delle infanzie. Dio che personaggio. E con quella sua faccia da attore, non certo da scrittore. Li aspetto febbricitante i suoi libri che ho appena ordinato da Amazon.
gianni celati 5gianni celati 2gianni celati gianni celati.
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