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Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, in uno dei quotidiani che io compro ogni mattina e che leggo molto volentieri c’è una sfila consistente di pezzi che fanno da linea Maginot a difesa del Bene. Per fortuna non ingombra più del 30 per cento del giornale. Stamane mi ha colpito il pezzo di un semianalfabeta che gridava allo scandalo perché aveva scoperto che il presidente della Regione Siciliana, Nello Musmeci, molti anni fa aveva scritto un libro su Filippo Anfuso, un catanese che è stato al vertice del fascismo italiano degli anni Trenta, e tanto più che il seminalfabeta ne ha dedotto (palesemente senza averlo letto) che era un libro nientemeno che apologetico di un ministro fascista che pure è stato processato e assolto dall’accusa di essere stato il mandante di quei delinquenti che in Francia assassinarono a colpi di coltello i fratelli Carlo e Nello Rosselli.
Ripeto, processato e assolto. Il che dovrebbe chiudere l’argomento. Confesso di non conoscere le carte di quel processo, ma la sentenza avrà pure una sua importanza. Assolto. Dipendesse da me, avrei scritto volentieri un libro su Filippo Anfuso, uno che in una bilancia ideale pesa di più e meglio che 50 degli attuali dirigenti del Movimento 5 Stelle. Diciamo una quindicina di volte in più che Dibba o altri cinquestellati che sul “Fatto” vengono trattati coi guanti bianchi e non capisco davvero il perché.
Ma torniamo al libro di Musmeci, che a suo tempo avevo ricevuto e letto ma di cui non mi ricordo e che non ho ritrovato sugli scaffali. Solo che in quel lasso di tempo (tra Ottanta e Novanta) avevo conosciuto la figlia di Anfuso, Clarissa, e persino la vedova del ministro. Clarissa era ovviamente innamoratissima del padre e ci mancherebbe altro. Una volta, a Catania, Clarissa mi invitò nella casa che era stata la loro negli anni Trenta e che era ancora la loro, una casa che aveva frequentato Vitaliano Brancati.
Su una qualche libreria c’erano a bizzeffe i volantini dell’esperienza fiumana, l’impresa in cui Anfuso era stato un seguace di Gabriele D’Annunzio, assieme a Giovanni Comisso e a mille altri italiani di valore. Supplicai invano Clarissa di vendermeli. Così come rimasi in estasi dinnanzi alla collezione di pittura contemporanea italiana di suo zio, il fratello di Filippo Anfuso. Da come ve la sto raccontando, sarebbe interessante scrivere un libro su Anfuso, e i suoi trascorsi, e i suoi amici, e i suoi parenti?
giampiero mughini a via della mercede c'era un razzista
Ovvio che sì, e del resto un libro similare io l’ho scritto trent’anni fa su Telesio Interlandi, il giornalista fascista più accanito e più caro a Mussolini, e sono felice che due anni fa la Marsilio abbia voluto ripubblicarlo. Al tempo della sua prima edizione, il 1991, una marmaglia di semianalfabeti, mi riempì di insulti. Poveracci, gente che non sa nulla di nulla né più né meno del collaboratore del “Fatto” da cui ho preso lo spunto.
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