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Sandra Riccio per “La Stampa”
Uno stress test per il digitale, in un Paese in cui, dice il ministro dell'Innovazione Vittorio Colao, 10 milioni di famiglie non hanno ancora una connessione internet in casa. Al di là delle responsabilità di Dazn, l'intoppo del calcio, arrivato in un momento complesso, con la maggior parte degli italiani collegati dalle vacanze, rischia di svelare un nervo scoperto.
Quello che la Banca d'Italia definisce il «divario infrastrutturale». Un report di via Nazionale uscito a luglio spiega che «la banda larga veloce è abbastanza sviluppata e relativamente omogenea» mentre quando si parla «della tecnologia più innovativa, ovvero la connessione di rete fissa a banda larga», la situazione è caratterizzata da «un forte ritardo».
I PROBLEMI DI CONNESSIONE DI DAZN
Il gap, ragionano gli analisti, non ha impedito la grande corsa dello streaming, in particolare nei mesi della pandemia: con 13 milioni di abbonamenti attivi (la fonte è l'Osservatorio europeo degli audiovisivi), l'onda di Netflix e dei suoi fratelli, che quest'anno dovrebbero superare i network tradizionali anche nel Vecchio Continente, è cresciuta a tassi record.
Il mercato d'Europa, finora, è stato dominato da giganti d'America: la società di Red Hasting, nel 2020, controllava una quota del 55%, Amazon si fermava al 19% con l'arrembante Disney al 4%. Il calcio, però, è un altra storia. E al di là delle incursioni di Jeff Bezos, che ha appena debuttato nella Champions League, il protagonista del digitale è Dazn, nata e cresciuta a Londra seppur coi capitali dell'ucraino Len Blavatnik.
DIRITTI TV SERIE A DAZN AMAZON MEDIASET SKY
In Italia s'è appoggiata a Tim, che garantisce la connessione in fibra mista al 93% della popolazione e raggiunge il 7% tagliato fuori con altre tecnologie: mobile, Fwa e Wifi satellitare. Quanti poi davvero le attivino, è un altro discorso.
«Solo il 42% dei nostri connazionali tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base contro il 58% in Europa. Il 17% degli italiani nella stessa fascia di età non ha mai usato Internet, contro il 9% dell'Ue, quasi il doppio» ha ricordato Colao in Commissione Parlamentare.
Ovvio che la serie A, anche nelle intenzioni degli operatori, rappresenti un punto di svolta. Una spinta, ma anche una prova da non fallire. All'inizio dell'estate l'Agcom ha spedito una nota a tutti gli operatori, chiedendo investimenti per garantire la visione.
In particolare agli uomini dell'Autorità preoccupavano i cosiddetti «nodi», quelli che avrebbero tradito al debutto. «Siamo in una fase di transizione, e bisognerà attrezzarsi come anni fa è successo con Sky» ragionano dalle aziende, consapevoli di trovarsi in una «fase di transizione».
Sul tavolo ci sono cifre importanti. Per i diritti Dazn ha sborsato 840 milioni, circa 340 dovrebbero essere arrivati dalla Tim. Nel mirino c'è una platea di 3 milioni di italiani, quelli che pagano per il calcio, e nonostante una buona partenza nei mesi di luglio e agosto il risultato è di là da venire.
Negli ambienti della finanza si stima 1,5 milioni di abbonati come un numero sufficiente per far sì che il bilancio del gruppo dello streaming sia positivo. Obiettivo possibile, ma bisogna evitare gli incidenti.
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