FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Michael J. Pollard rip
Marco Giusti per Dagospia
little fauss and big halsy lo spavaldo micheal j. pollard e robert redford
Stavo proprio ascoltando “Wanted Man”, la canzone che Bob Dylan scrisse nel 1967 per Johnny Cash inserita come colonna sonora del film Lo spavaldo o Little Fauss and Big Halsy di Sidney J. Furie, e che cantano insieme nella recente raccolta di inediti “Traveling’ Thru”, quando leggo che se ne è andato a 80 anni, attacco cardiaco, proprio Michael J. Pollard, il co-protagonista del film assieme a Robert Redford. Il piccolo Pollard era Little Fauss mentre l’alto Redford era Big Halsy.
Assieme giravano in moto per l’America post-Easy Rider con le canzoni di Johnny Cash e Bob Dylan. Del resto Pollard aveva già girato un film di motociclisti pazzi come I selvaggi di Roger Corman con Peter Fonda e Bruce Dern. Aveva il ruolo di Pigmy.
michael j pollard bonnie and clyde3
Bei tempi. Tempi dove un semisconosciuto, come era allora Michael J. Pollard, buffo, piccolo, riccioluto, figlio di un barista polacco, faccia da bambino che nascondeva una tipica cattiveria da cinema, poteva essere candidato all’Oscar come non protagonista nel capolavoro di Arthur Penn, Bonnie and Clyde. Era Clarence W. Moss, il terzo della banda assieme a Warren Beatty e Faye Dunaway, ovviamente il verme, quello che farà la spia alla polizia. Ma erano anche tempi in cui, drogato e sempre ubriaco, Pollard poteva essere il co-protagonista di un attore ancora più pazzo e ubriaco di lui, cioè Oliver Reed, in Hannibal Brook di Michael Winner, film di fuga da un campo di nazisti situato vicino a uno zoo e girato in Austria.
“Perché non la smetti con gli abusi di droga e alcol?”, gli chiese Winner. “Ma tu sei mai stato in un albergo con Oliver Reed?”, fu la risposta più che convincente, visto che Oliver Reed beveva qualsiasi cosa e poi pisciava sulle bandiere degli alberghi, soprattutto quella austriaca e tedesca salvando solo le bandiere inglesi. Così dovevano cambiare albergo ogni settimana. Furono proprio questi abusi a segare la carriera più che promettente, dopo la nomination agli Oscar, di Michael J. Pollard. Negli anni ’60, appena uscito dall’Actor’s, aveva fatto colpo a Broadway recitando con George C. Scott in “Comes The Day” e in “A Loss of Roses” di William Inge.
little fauss and big halsy lo spavaldo micheal j. pollard
Lo avevano così lanciato in tv, un mare di serie come Gunsmoke, Il virginiano, Star Trek, Lost in Space, e al cinema, dove ebbe anche un contratto per la Universal in film non troppo riusciti, ricordo Jigsaw di James Goldstone, un giallo che uscendo dopo Bonnie And Clyde lo rilanciò come protagonista. Diventato popolare poteva fare coppia con Robert Redford e con Oliver Reed. Ma gli eccessi dovevano davvero essere troppi per Hollywood, visto che lo relegano presto in ruoli minori o in piccoli film d’arte come Little Dirty Billy di Stan Dragoti, dove è appunto il Piccolo Billy The Kid in versione punkeggiante. O come Enter Laughing di Carl Reiner con Elaine May. Robert Altman lo vorrebbe come protagonista di Brewster McCloud, ma poi sceglie Bud Cort.
Creava meno problemi. Finisce negli spaghetti western, spalla di Brigitte Bardot e Claudia Cardinale in Le pistolere di Christian-Jacque e poi socio di Fabio Testi nel western sadico di Lucio Fulci I 4 dell’Apocalisse, dove non solo interpreta l’ubriacone Clem, ma si sentì pure male sul set per il troppo alcol e venne sostituito da una comparsa di spalle. Lo ritroviamo, di quando in quando, in film interessanti girati da vecchi amici o da giovani fan. Un elenco che comprende S.O.S. Fantasmi con Bill Murray, Tango & Cash, Arizona Dream di Emir Kusturica con Johnny Depp e Faye Dunaway, Dick Tracy di Warren Beatty. Nel Superman giovanile della tv Superboy, 1988, è il cattivo Mister Mxyzptik. Lo riscopre più recentemente Rob Zombie nell’horror rock La casa dei 1000 corpi e gli affida un bel ruolo. Lo troviamo in parecchi film recenti, anche nell’ancora inedito The Next Cassavetes diretto da Steven Lysenko e Alexander Yurchikov, ancora un film sul cinema degli anni ’60.
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