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IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – RANIERI POLESE, SOFISTICATO GIORNALISTA DELLE PAGINE CULTURALI DE “IL CORRIERE DELLA SERA”, MA ANCHE DE “L’EUROPEO”, DE “LA NAZIONE”, CHE SE NE È ANDATO A 75 ANNI DOPO UNA GUERRA DI 5 ANNI CON UN TUMORE, ERA CAPACE DI PASSARE DA LETTURE ALTISSIME ALLE RECENSIONI DI FILM DI ALVARO&CO – COLTO, SNOB, SEMPRE UN PO’ SOTTOTONO, ERA DIFFICILE NON VOLERGLI BENE E NON STIMARLO
Marco Giusti per Dagospia
Colto, snob, sempre un po’ sottotono, Ranieri Polese, sofisticato giornalista delle pagine culturali de “Il Corriere della Sera”, ma anche de “L’Europeo”, de “La Nazione”, che se ne è andato a 75 anni dopo una guerra di 5 anni con un tumore, era capace, come il suo amico di vecchia data Claudio Carabba, di passare da letture altissime alle recensioni di film di Alvaro&Co. come vice di Sergio Frosali sulle pagine de “La Nazione”.
E’ lì che lo scoprii la prima volta, per poi ritrovarlo come caporeservizio a Milano, a “L’Europeo”, insieme a Claudio Carabba, che se lo era portato da Firenze. Nato a Pisa nel 1946, da un padre avvocato, con un fratello, Luigi, orientalista a Tokyo, Ranieri aveva studiato filosofia a Firenze con Cesare Luporini e era presto entrato nel mondo del giornalismo fiorentino seguendo appunto Sergio Frosali e Claudio Carabba.
A “L’Europeo”, con la direzione di Lanfranco Vaccari, aveva costruito delle pagine culturali formidabili. Pagine che con l’arrivo di Vittorio Feltri a direttore, verranno cancellate, come lo stesso giornale, ahimé. Ma in quel periodo, Ranieri Polese mi sembrò non solo un giornalista serio e sensibile, ma soprattutto qualcuno con cui si poteva portare avanti un discorso innovativo rispetto al tipo di giornalismo che si faceva allora in Italia.
ranieri polese tu chiamale, se vuoi
Ricordo che è lì che provai a costruire delle pagine blob, prima della nascita del programma, con tante frasi riprese dalla tv. Dopo la chiusura de “L’Europeo”, Polese passò nelle pagine culturali del “Corriere”, proseguendo in parte in lavoro iniziato al settimanale. Scrisse anche libri, “Il film della mia vita”, Rizzoli, “Tu chiamale se vuoi…” e “Per un bacio d’amor”, Archinto, dove lavorava sulle canzonette. Collaborò alla prima Mostra del Cinema di Venezia della direzione Marco Muller come selezionatore, tirando fuori il vecchio critico che era in lui.
ranieri polese per un bacio d'amor
Difficile non volergli bene e non stimarlo. L’ho sentito l’ultima volta per parlare della scomparsa di Claudio Carabba, suo fratello maggiore e maestro, e ho capito che, malati tutti e due, avevano con la morte un rapporto quasi scherzoso. Con loro abbiamo perso un tipo di giornalismo di grande cultura e di gran classe che non sempre i giornali di oggi sanno riconoscere e apprezzare.
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