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IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - SE NE VA VITO MOLINARI, 96 ANNI, REGISTA, SCENEGGIATORE, GRANDE UOMO DI SPETTACOLO. UNO CHE LA TELEVISIONE L’HA FATTA DAVVERO, DIRIGENDO QUALCOSA COME 2000 PROGRAMMI E NON SO ESATTAMENTE QUANTI CAROSELLI. PERFINO REGISTA, IL 3 GENNAIO 1954, DELLA PRIMA TRASMISSIONE INAUGURALE DELLA TV E DEI PRIMI DUE FESTIVAL DI SANREMO NEL 1955 E NEL 1956 - "NOI NON VOLEVAMO PASSARE ALLA STORIA, MA ALLA CASSA" - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Se ne va Vito Molinari, 96 anni, regista, sceneggiatore, grande uomo di spettacolo, uno che la televisione l’ha fatta davvero, dirigendo qualcosa come 2000 programmi e non so esattamente quanti Caroselli (diceva 500), perfino regista, il 3 gennaio 1954, della prima trasmissione inaugurale della TV e dei primi due Festival di Sanremo nel 1955 e nel 1956.

 

A Stracult, dove lo invitammo pochi anni fa e dimostrò di avere ancora una memoria perfetta in un periodo dove nessuno sembra ricordare più la storia della Rai, ci ricordò esattamente come nacque quella prima regia. Con lui, inutile dirlo, se ne va tutto un mondo eroico della prima tv italiana. Ligure, nato a Sestri Levante nel 1929 e morto a Lavagna, fu tra i primi a entrare in Rai come regista, e soprattutto a credere alla televisione, a non vederla come qualcosa di secondario rispetto al cinema e al teatro.

 

VITO MOLINARI

Divise con Antonello Falqui, Enzo Trapani, Mario Landi, la regia dei grandi show della Rai e delle prime commedie. Diresse qualsiasi comico in qualsiasi grande show degli anni ’50, ’60 e ’70. Da Macario a Carletto Dapporto, da Odoardo Spadaro a Nino Taranto, da Tognazzi e Vianello nel mitico “Un due tre”, che andò avanti sei anni prima di essere bloccato dopo la battuta sul Presidente Gronchi, al Walter Chiari di “La via del successo”. Diresse Dario Fo e Franca Rame nella “Canzonissima” del 1962 che venne censurata dalla Rai perché troppo di sinistra.

VITO MOLINARI IN UN DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI

Gli dobbiamo il geniale “L’amico del giaguaro” con Gino Bramieri, Marisa Del Frate, Raffaele Pisu e Corrado, che durò sei anni, “Giardino d’inverno”, “Lui e lei” con Nino Taranto e Delia Scala, “Senza rete” con Alberto Bonucci e Monica Vitti, ma anche la commedia di grande successo “Valentina, una ragazza che ha fretta”, che diresse sia nel 1958 nell’edizione con Carla Macelloni e Alberto Lionello, sia nel 1977.

 

In “Controcanale” scopre Paolo Poli, col quale nel 1976 darà vita a uno degli show più trasgressivi della tv di stato, “Babau 70”, quattro puntate che vedranno ospiti personalità come Vittorio Gassman, Umberto Eco, Liala, Mario Monicelli, Adriana Asti, Daria Nicolodi. Diresse Pisu e la Masiero e poi Aldo Fabrizi nei Caroselli del Doppio Brodo Star, Johnny Dorelli in “Serata di gala” e in decine e decine di pubblicità per la Galbani, dove scoprì una giovanissima Dalila Di Lazzaro nel 1975. E “Il tappabuchi” con Sandra Mondaini, Marisa Del Frate, Corrado, Raimondo Vianello.

 

VITO MOLINARI

Si ricordava di aver ripreso negli anni ’50-‘60 star internazionali come Josephine Bacher, Marlene Dietrich, Amalia Rodriguez, Michelle Morgan, Jane Mansfield, Catherine Spaak, Francois Hardy, Margaret Lee, Marpessa Dawn, Jacqueline Sassard, Abbe Lane, Fernandel, Charles Trenet, Jacques Brel, Juliette Greco, Caterina Valente. Diceva di essere stato il primo a riprendere Jacques Brel che cantava “Ne me quitte pas” negli studi Rai di Milano. In anni eroici, si inventò un tipo di spettacolo televisivo moderno, frizzante, rischiando spesso problemi con la censura dell’azienda.

VITO MOLINARI

Specializzato in operette, in teatro dialettale, portò in tv di tutto, da “Addio tabarin” a commedie come “L’acqua cheta” con Nada e Renzo Montagnani, da programmi sperimentali come “Riuscirà il cav. Papà Ubu?” con Renzo Palmer, Carmen Scarpitta, Cochi e Renato, Pippo Franco a “Il viaggio di Astolfo”, cioè Ariosto  "riscritto" da Bernardino Zapponi con Gigi Proietti e Renato Rascel a “Irma la dolce” con Maddalena Crippa e Gianrico Tedeschi nel 1980. Provò strade molto diverse, ma con “Quelli della domenica” negli anni ’70, con la tv ancora in bianco e nero, lanciò nuovi comici come Paolo Villaggio, Cochi e Renato, Enrico Montesano, Oreste Lionello, Gian Franco Funari, Pino Caruso, Ric e Gian.

 

Fu tra i primi a lavorare sulla memoria della Rai, con programmi dedicati a personaggi storici come Gilberto Govi, Erminio Macario o Delia Scala. Si vantava di aver rifiutato un contratto “un contratto per sei film con Montesano e Noschese, con Dino De Laurentiis, un contratto milionario con Silvio Berlusconi per lavorare con la Fininvest”. E, ancora, “Sono stato censurato e allontanato per cinque anni, dal 1970 al 75 dalla prima rete Rai, per non aver accettato il taglio di due balletti considerato tropo sexy”.

 

VITO MOLINARI

Grande memoria della tv e della Rai, ha fatto molte ospitate fino a pochissimo tempo fa. E’ andato perfino da Geppi Cucciari in “Splendida cornice” l’anno scorso. Chissà se è riuscito a vedersi l’ultima edizione di Sanremo? Sulla professione di regista diceva: "Noi non volevamo passare alla storia, ma alla cassa"

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