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Accipicchia. Quasi quasi era meglio quel modestone di Vecchioni-Luci-a-San-Siro che ha dichiarato: "Al primo tentativo nessuno vince il Nobel" (vedremo al secondo). Era meglio Bob Dylan, ovviamente. Forse, era meglio persino il copiator triestino Magris, che aveva pure intervistato uno scrittore svedese costringendolo a citare i suoi libri per cercare di recuperare alla disperata l'irrecuperabile!
Niente da fare. Il Nobel per la letteratura è andato alla nonna dell'Ontario Alice Munro, una che fa racconti brevi perché il romanzo è troppo impegnativo. Una che scrive storielle da una bella fattoria del Canada, con gli animali intorno, dove vive come se tutti gli uomini del mondo (7 miliardi) potessero stare in una comunità evangelica e non dovessero vivere in 20 metri quadri delle periferie con i migranti clandestini, droga, banche che gli chiedono i soldi e giornali che spacciano balle.
Che idea ha della letteratura una che scrive cose tipo: "Ci fu silenzio. L'aria come ghiaccio. Betulle dall'aspetto friabile con chiazze nere sulla corteccia bianca..."? E' questa la risposta che il mondo dell'estetica contrappone all'universo dominato dalla finanza di Bilderberg, dalla corruzione, dai poteri forti della comunicazione?
Agli accademici di Stoccolma basta che il premiato risponda in qualche modo al bilancino del politically-correct: per il Nobel alla letteratura ci vuole uno scrittore di sinistra impegnato, altrimenti un nero, o uno proveniente da una ex minoranza ex discriminata, oppure almeno una donna... La letteratura? Beh.. spesso un optional (vedi Dario Fo).
Non che la Munro sia una scadente scrittrice, tutt'altro; ma è una scrittrice... come si direbbe: vittoriana? E' espressione di una tendenza canadese tutta al femminile celebrata dai giornaloni (Margarete Laurence, Marian Engel, Margaret Atwood, Mavis Gallant, Anne Michaels) con tanto di interviste di inviate molto chic che vanno da lei a prendere il tè delle cinque... ma chi l'ha letta veramente?
Molti si sono complimentati per la scelta. Punto. Perché non sapevano che altro dire. C'è chi ha parlato di "sprezzatura", chi di "esperienze intime"... Bene, la letteratura è questa cosa qui, ma quando c'è carne e sangue nello scrittore, ci sono storia, riferimenti culturali, prospettive da offrire per la letteratura nel mondo.
Certo, ci sarebbe Philip Roth da premiare; ma ci sono troppe seghe nei suoi romanzi e dunque l'accademia non se la sente. Ci sarebbero un sacco di scrittori che fanno ricerca sul linguaggio o sui temi, ma...
A goderci, in Italia, è solo Einaudi: quasi sempre suoi gli ultimi Nobel. Per forza: è sulla stessa lunghezza d'onda: narrativa un po' conformista, radical chic spacciata dai giornaloni come buona cosa perché viene da Einaudi. E quindi conformismo a fiumi e buona lettura...
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