DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
mattarella maggioni campo dall orto
La Rai ha già aperto il cantiere e lavora alla sua Netflix. Obiettivo della nostra televisione di Stato è creare un’offerta di contenuti televisivi che viaggeranno via Internet. Sono programmi che vedremo sullo smartphone, sul tablet, anche sul televisore se collegato alla Rete, secondo il modello di Netflix, di Infinity del gruppo Mediaset, di Sky Online, di Tim Vision, di Chili Tv (ma anche, in parte, di iTunes e Google Play).
Nel suo piano riservato, il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto scrive che la nuova “piattaforma” punta a intercettare inserzionisti pubblicitari che oggi sfuggono al servizio pubblico. Ma la “piattaforma” avrà anche contenuti di pregio a pagamento. La televisione di Stato, dunque, si prepara a varare un’offerta pay , ed è una novità assoluta nella sua storia.
RENZI CON ANTONIO CAMPO DALL ORTO ALLA LEOPOLDA
Perché Viale Mazzini possa entrare nella a tv a pagamento, il Parlamento dovrà approvare una norma che autorizzi l’operazione. E il via libera verrà recepito in due altri atti. Intanto nel Contratto di Servizio che, ogni tre anni, precisa i diritti e i doveri della televisione pubblica rispetto agli italiani. La frontiera nuova della pay-tv farà capolino, poi, nella Convenzione che l’anno prossimo tornerà ad assegnare i compiti di servizio pubblico alla nostra Rai, in occasione del suo rinnovo decennale.
PUBBLICITÀ E ABBONAMENTI
Campo Dall’Orto, dunque, lavora ad un’offerta via cavo e via Internet che sarà alimentata da due fiumi. Nei calcoli del direttore generale, la pubblicità potrà portare cifre appetibili. Fino a 60 milioni l’anno.
Oggi, per la verità, l’intero settore della televisione via cavo genera la miseria di 40 milioni di ricavi, nell’Italia orfana della banda larga e larghissima. «Siamo agli albori», ammette la Rai. Ma il treno - prima o poi - comincerà a correre. Nel 2018, il settore avrà un valore di 3,85 miliardi nella sola Europa Occidentale. E la sfida dunque sarà trasferire anche qui in Italia questa crescita impetuosa, Va’ dove ti porta il mercato, “Go to the market”. Questa la parola d’ordine del progetto.
CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI
Per fare soldi, Campo Dall’Orto vuole percorrere anche la strada dello “Svod”. Significa, in parole povere, che gli italiano potranno versare un importo mensile fisso (anche modesto) per accedere ad un intero catalogo di pregio. Questo, dopo una procedura di registrazione e abbonamento ultra semplificata. La Rai adotta, quindi, il modello Netflix che viene citata esplicitamente dal piano del direttore generale.
Ma la televisione di Stato precisa Campo Dall’Orto - ha dei punti di forza rispetto allo “straniero” in termini di «riconoscibilità del proprio brand, ampia base di clienti, spinta commerciale potenziale, disponibilità di contenuti proprietari locali», e già in linea con il gusto del pubblico italiano.
ANAGRAFE DEI DIRITTI
Su questo catalogo di pregio, Campo Dall’Orto è ottimista perché la Rai ha un patrimonio unico di contenuti nelle Teche. Ogni giorno, poi, l’azienda produce o acquista opere per alimentare i suoi 14 canali Semmai il problema è avere ben chiara la mappa dei programmi che sarà possibile utilizzare anche via Internet, in questa nuova esperienza. Campo Dall’Orto ha avviato una Anagrafe dei Diritti. In questo modo l’azienda saprà subito che cosa può essere trasmesso e dove; e cosa dovrà comprare per la sua Netflix casalinga.
PARTNER TECNOLOGICO
binge watching televisione tv netflix
Certo, si fa presto a dire Netflix. Nella realtà, i colossi mondiali della tv via Internet hanno tecnologie importanti e costose. Le serie di Netflix sono archiviate in 100 formati diversi mentre la qualità delle immagini ha oggi 12 livelli. In questo modo, il filmato si adatta in automatico alla velocità Internet di ogni abbonato. Il sistema elastico, ribattezzato adaptive streaming , garantisce una visione senza interruzioni.
Anche la Rai, dunque, ha bisogno di una “piattaforma” avanzatissima che arriverà tra 6 mesi (nella migliore delle ipotesi), tra 10 mesi nella peggiore. Per questo vengono già sondati fornitori di punta, come Accenture, Ericsson, Pixel e l’italiana Tiscali.
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