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Laura Bandinelli per "la Stampa"
Fiducia a tempo con l'obbligo di vincere contro l'Udinese. Il destino di Massimiliano Allegri è segnato. Non c'è un piano alternativo: se in Friuli non dovesse arrivare una vittoria, sarà lui a pagare. Silvio Berlusconi è convinto che si debba cambiare subito per non peggiorare la situazione.
Voleva cacciare il tecnico livornese già martedì notte, ma è scesa in campo la diplomazia di Adriano Galliani e così Massimiliano (come lo chiama il Cavaliere) avrà un'ultima chance. La misura è colma. Il Milan da «oggetto di vanto» si è trasformato in un argomento imbarazzante: «Che brutto spettacolo, che vergogna. Se trovassi qualcuno che mi compra il Milan, venderei subito» è l'amaro sfogo di Berlusconi raccolto da chi l'ha incrociato proprio ieri.
Dopo il pareggio contro l'Anderlecht l'umore è decisamente peggiorato e i pensieri negativi hanno preso il sopravvento. I capi d'accusa che stanno mettendo a serio rischio la panchina di Allegri sono almeno tre: l'assenza di gioco, di idee e l'aspetto motivazionale. La squadra, seppur impoverita dei suoi pezzi migliori, non può essere inferiore a Samp, Atalanta e Anderlecht, quindi non si spiega l'insicurezza dei suoi interpreti.
La notte tra martedì e ieri è stata turbolenta. Galliani alla fine della partita contro i belgi ha avuto un lungo colloquio telefonico col presidente e l'ha convinto ad aspettare almeno la prossima partita prima di arrivare alla scelta estrema: affidare il gruppo a Mauro Tassotti e magari prendere in considerazione la candidatura di Billy Costacurta. Solo e soltanto soluzioni low cost.
Per il momento la proprietà non intende investire su un allenatore di nome, a fine stagione invece si proverà a convincere Pep Guardiola, sempre che sia interessato ad allenare una squadra italiana. Giugno però è lontano e urge uscire da questa situazione nel migliore dei modi. Allegri sa benissimo chi rema dalla sua parte e chi no, ma non andrà alla guerra. Non è escluso che sia lui stesso a fare un passo indietro, in cambio di una sostanziosa buonuscita (2,5 milioni, più o meno lo stipendio di un'annata).
A Udine si aspetta una reazione dai suoi giocatori, se non dovesse arrivare almeno non avrà rimpianti. C'è la sensazione che qualche giocatore voglia fargli scontare le incomprensioni avvenute in passato: chi adesso si ritrova titolare un anno fa era considerato riserva anche durante la settimana. Gli infortunati sono i primi a tirare il freno: la sindrome della ricaduta ha contagiato anche i più coraggiosi. I giovani, invece, faticano a entrare in sintonia con l'ambiente perché non hanno nessuno che li guida. La scelta di mandare via tutti i senatori, sotto questo aspetto, si sta rivelando un boomerang.
Servirebbe una figura carismatica per fare da collante tra società e allenatore. Ma è presto per l'inserimento di gente che ha appena lasciato come Inzaghi. Bisogna andare avanti col materiale a disposizione, con un pizzico d'entusiasmo in più.
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