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NON NOMINARE LA MELONI INVANO – “BLITZ QUOTIDIANO”: UNA QUESTIONE MISERELLA (LA DUCETTA E’ ROMANISTA E LAZIALE?) E UNA FRASE MINIMA DI UNA GIORNALISTA IN UNA TRASMISSIONE DELLA RAI (“SE È UN PECCATO CAMBIAR SQUADRA…NON SAREBBE CERTO L’UNICO”) HA SCATENATO I SACERDOTI DEL CULTO MELONIANO. SOSPENDERE GIORNALISTA, CONDUTTORI, TRASMISSIONE! PER FORTUNA LEI, GIORGIA, SEMBRA L’UNICA, PURTROPPO, A MANTENERE LA MISURA IN QUESTA VICENDA - VIDEO
Lucio Fero per blitzquotidiano.it
Spesso ci si interroga sulla statura culturale e civile e sullo spessore intellettuale (talvolta semplicemente…intellettivo) del ceto politico. E ci si pone la domanda come propedeutica ad altra e conseguente domanda: sono in grado di governare? E’ in grado di governare un ceto politico specializzato nella recita, isterica e monotona al tempo stesso, dell’immediato? Una risposta franca e sincera nel suo piccolo la fornisce la vicenda minima legata ad una chiacchiera minima in Rai nella quale si è parlato anche di Giorgia Meloni.
Laziale e/o romanista?
Una questione a dire il vero miserella è stata innaffiata oltre misura dall’attenzione della stampa: Giorgia Meloni che da giovanissima si dice fosse “aquilotta” è poi diventata giallorossa? Dilemma da sorridere, ma qualcuno arriva a far sul serio e va a scrivere che come fai a fidarti di chi muta l’appartenenza ad oggi meno mutabile in una vita?
Si cambia il partner, il lavoro, la città, le convinzioni e convenienze politiche, perfino la fede religiosa…Ma la squadra no, quella non si cambia! Di questo, su questo una fraserella minima in una trasmissione della Rai. “Se è un peccato cambiar squadra…”. “Non sarebbe certo l’unico”. Frase innocua, applicabile a qualunque essere umano. Scambio di battute che oltretutto ridimensiona il ridicolo scandalo inaffidabilità tifosa e non solo della Meloni. Ma…
Non nominare Giorgia invano
Ma c’è appunto lo spessore culturale e c’è la statura intellettiva del ceto politico. Quello di Destra (ma quello di Sinistra avrebbe fatto lo stesso nel caso si fosse nominato invano un nome di sinistra) reagisce appunto invocando la sacra legge del non nominare Giorgia invano. Giorgia che sta andando alle elezioni. Giorgia che sta andando a vincerle le elezioni. Giorgia che sta andando a governare. Giorgia che nominarla senza ossequio è già sacrilego, anzi è già boicottaggio. Giorgia che è: donna, mamma, italiana. E che è guida e che forse sarà premier o giù di lì. Non si scherza con i santi e Giorgia è per il ceto politico di appartenenza già una santa. E quindi: punire la blasfemia, sospendere giornalista, conduttori, trasmissione!
Questo lo spessore e questa la cultura e, in fondo, anche questo il mestiere ormai quasi esclusivo del ceto politico: quello del commediante capace di incrociare le tecniche della sceneggiata con quelle del talk-show. I sacerdoti del culto di Giorgia celebrano ed esigono riti purificatori per sanare l’oltraggio. Per fortuna lei, Giorgia, sembra l’unica, purtroppo, a mantenere la misura in questa vicenda che non meriterebbe neanche di essere tale.
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