![software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel](/img/patch/02-2025/software-israeliano-paragon-spyware-whatsapp-alfredo-mantovano-giorgia-meloni-pe-2094641_600_q50.webp)
DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Marco Giusti per Dagospia
Cannes. "Nuda sulla scena? Nessun problema. Te lo farò, gratis. Il sado-masochismo, ci sono abituata, lavoro a teatro". Beh. Non poteva finire meglio questa lunga, faticosa edizione di Cannes se non con "Venus in Furs/La Venus au fourrure ", il film che Roman Polanski ha tratto dalla piece di David Ives a sua volta ispirato all'opera di Leopold von Sacher-Masoch. Con qualche inserimento delle "Baccanti" di Euripede (e non di Giorgio Ferroni) per una trasformazione femminista della storia.
Il testo, che Polanski ha adattato per il cinema assieme allo stesso autore, e ha tradito apertamente per rileggere momenti del suo stesso cinema, da "Luna di fiele" a "L'inquilino del terzo piano", e' un gioco di specchi, di trucchi tra un regista, Thomas Novachek, interpretato da Mathieu Amalric in stato di grazia e cosi' simile a Polanski, e un'attrice, Vanda, come la Vanda di Sacher-Masoch, intepretato da una Emmanuelle Seigneur un po' appensantita per le scene più sexy ma perfetta per il suo ruolo di Venere sontuosa, di attrice rompicoglioni e di femminista vendicatrice.
Solo in un teatro dove e' appena fallita una folle produzione belga di "Ombre rosse" versione musical, Tomas si ritrova davanti per le audizioni della sua piece tratta da "Venere in pelliccia" una sola attrice, Vanda Jourdan, che e' venuta per provare la parte proprio della Vanda von Dunajev di von Sacher-Masoch. Ma sembra non saperne troppo.
Ovvio che fra regista e attrice, complice il testo originale e un totem fallico lasciato li' dalla produzione precedente, si instauri un gioco di ruoli in continua evoluzione. Divertente, se riuscite a capire bene tutte le battute e avete chiaro il cinema di Polanski, il mondo del teatro e Euripide, complesso, come costruzione di sceneggiatura, un po' come "Carnage", affascinante quando gioca su un terreno personale, tra sua moglie e un regista costruito a sua imitazione, e' uno dei pochi film non misogini visti a Cannes e un altissimo esercizio di stile.
Forse non in grado di vincere un premio, ma di riportarci in territori di grande cinema che abbiamo molto amato. Certo, poi, curiosamente, con il regista legato al totem e la danza della Venere nuda attorno a lui, anche qui siamo dalle parti dell'impotenza maschile di fronte al mistero femminile, come in tanti film visti a Cannes, da Refn a Gray. Cosa vorrà dire poi?
DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO…
URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL…
DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
FLASH! – ALLARME ROSSO PER LE GRANDI BANCHE AMERICANE, GIA’ LATITANTI ALL’INAUGURAZIONE DELLA…