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IL CINEMA DEI GIUSTI - NON SI CAPISCE PERCHE’ “NON C’È PIÙ RELIGIONE” CON ANGELA FINOCCHIARO, CLAUDIO BISIO E ALESSANDR GASSMAN SIA COSÌ SCOMBINATO E POCO CREDIBILE: E’ UNA SPECIE DI PASTICCIO SOLO A TRATTI FUNZIONANTE - STIMO LUCA MINIERO MA IL FILM NON SI REGGE IN PIEDI PROPRIO COME STORIA

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Marco Giusti per Dagospia

 

NON C E PIU RELIGIONENON C E PIU RELIGIONE

Solo nel cinema italiano esistono queste isole felici dove si possono fare i presepi viventi multietnici, dove credi che Angela Finocchiaro, Claudio Bisio e Alessandro Gassman siano cresciuti insieme là, in un profondo sud che nessuno davvero conosce. Stimiamo moltissimo sia Luca Miniero, di fatto uno dei migliori registi di commedia che abbiamo, stimiamo Sandro Petraglia, uno dei migliori sceneggiatori italiani, stimiamo Daniel Ciprì come direttore della fotografia, per non parlare dei tre protagonisti.

 

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Detto questo, davvero, non si capisce perché questo Non c’è più religione, diretto da Miniero, che lo ha scritto assieme a Sandro Petraglia e a Astutillo Smeraglia, sià così scombinato e poco credibile. Una specie di pasticcio solo a tratti funzionante, grazie agli interpreti, alla fotografia luminosa, a qualche momento di messa in scena, come l’arrivo del vescovo Roberto Herlitzka con il suo segretario Giovanni Esposito, fenomenali. Ma il film non si regge in piedi proprio come storia.

 

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Possibile che si riesca a credere che esista un’isoletta, chiamata Portobuio, ricostruita nelle Tremiti, dove ogni anni si mette in scena un presepe vivente e, visto che manca il bambinello, si ricorra a un bambinello dell’isola di fronte, abitata da musulmani? Non solo. Perché il bambinello è figlio sì della bella Aida, Nabiha Akkari, ma anche dell’italiano diventato musulmano Bilal, cioè Alessandro Gassman, vecchio amico del cuore del sindaco di Portobuio Cecco, Claudio Bisio, e della suora addetta al presepe, Marta, Angela Finocchiaro.

 

Bilal è in realtà un buffo personaggio, con barba finta, pronto a ogni cambiamento, ma ha in mano la popolazione dell’isola di fronte. Visto che la sua donna aspetta un bambino, maschio, niente di meglio che mettere in piedi questo presepe multietnico. L’idea potrebbe anche essere carina, sulla carta, ma nel metterla in scena Miniero e i suoi pur valenti sceneggiatori non riescono a renderla mai plausibile.

 

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Chi se ne frega, si dirà. Solo che un film di questo tipo, il modello rimane ancora Benvenuti al Sud diciamo, funziona solo se ha una sceneggiatura perfetta. Non è la commedia trashiona di Boldi che ti fa ridere anche nello sconclusionato. Ovvio che sia una commedia di serie A, per nomi messi in gioco sia davanti che ditero la macchina da presa, ma proprio per questo avremmo voluto un po’ più di rispetto per lo spettatore che, proprio, non riesce a capire dove il film voglia arrivare.

 

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Pensato come film natalizio, è stato poi spostato una settimana indietro come pre-natalizio. Anche questo dovrebbe allertarci di una riuscita non così perfetta del film. Peccato, perché i tre priotagonisti sono tutti molto in forma, Giovanni Cacioppo fa ridere. Per non parlare di Nunzia Schiano e del duo Herlitzka-Esposito. E Nabha Akkari ha una bellissima presenza. Ogni tanto si intravede quello che forse aveva in mente Miniero. In sala da ieri.