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Renato Franco per il “Corriere della Sera”
C'erano l'Ulivo di Prodi e l'America di Clinton. Brusca veniva arrestato per la strage di Capaci, la Germania vinceva gli Europei grazie a Bierhoff, Bossi proclamava l'indipendenza della Padania. Era il 1996 e in tv arrivava Un posto al sole . Nel frattempo l'Ulivo si è sfaldato, Clinton è un ricordo, Bierhoff in pensione, Brusca in libertà vigilata, la Lega ha deciso che le servono anche i voti al Sud.
Un posto al sole (la soap prodotta da Rai Fiction, Fremantle e Cptv Rai di Napoli) invece è sempre lì, nella sua immutata solidità con gli attori ormai diventati della stessa sostanza dei loro personaggi. La prima puntata della più longeva soap italiana andò in onda proprio il 21 ottobre (del 1996). Da allora ne sono passate 5.799.
Le psicologie a volte sono tagliate con l'accetta, il ciak buono come viene perché se al cinema si raccontano 3 minuti al giorno, qui bisogna arrivare a 30 minuti, per la ricerca estetica e formale bisogna citofonare altrove. Eppure, al netto delle imperfezioni, la soap - come un film infinito che non prevede finale - è entrata nella storia della televisione e nell'immaginario degli spettatori.
Anche se potrebbe essere un compleanno amaro perché si sussurra di un cambio di orario (alle 18.30) per fare spazio a una nuova striscia informativa quotidiana, idea che sta già allarmando i fan. Patrizio Rispo interpreta il portiere Raffaele Giordano fin dalla prima ora: «Più che una soap, Un posto al sole è sempre stato un real drama; con gli anni è diventata non solo una fiction da vedere per i suoi contenuti drammaturgici, ma si è trasformata in una realtà parallela: la gente ci ha spiato, ci ha visto crescere con un tipo di affezione che va al di là delle storie che raccontiamo».
Si può anche definire una fiction sociale per aver saputo intessere nella sceneggiatura tematiche come la criminalità organizzata e la tossicodipendenza, lo stalking e il bullismo. Marina Tagliaferri, altra storica figura del cast, dà il volto all'assistente sociale Giulia Poggi e sottolinea l'importanza dell'aderenza al reale: «Una vera assistente sociale mi ha rivelato che una donna picchiata abitualmente dal marito voleva scappare ma non riusciva a farlo. Ha trovato il coraggio seguendo Un posto al sole : "Se ce la fanno loro ce la posso fare anch' io".
È bello sapere che abbiamo infuso una forza, dato una speranza; è una grande soddisfazione e una grande responsabilità. Ecco il tema della speranza è la forza del nostro prodotto. Non siamo né buonisti, né cattivisti, siamo realistici con un tocco di speranza: diamo sempre l'idea che le cose possano migliorare». La fusione con il personaggio è totale.
Spiega Tagliaferri: «Mi ha dato molto, sentire l'affetto di persone che non conosci è un grande regalo. Forse però la domanda andrebbe rovesciata: bisognerebbe chiedere a Giulia come si è trovata con Marina». Riflette Rispo: «In 25 anni di narrazione sono diventato un sano bipolare, sono il frutto di quello che ero io e di quello che è Raffaele: ormai mi sono fuso in una terza identità».
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