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DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
Stefano Montefiori per il “Corriere Economia - Corriere della Sera”
I tempi delle pure operazioni finanziarie, anche spregiudicate, sembrano lontani. Vincent Bolloré sta investendo quattro miliardi e mezzo e molte idee per dare vita a un progetto industriale coerente, per la nascita di un colosso europeo dei media.
TARAK BEN AMMAR BOLLORe? PADRE E FIGLIA
Il modello è Bertelsmann, il gigante tedesco nato nel 1835 a Gütersloh, che ha saputo superare la bolla della new economy (fase Thomas Middelhoff) per riconcentrarsi nei media e nei contenuti. Come Bertelsmann, anche l’impero di Bolloré ha vecchie origini famigliari, nella cartiera fondata nel 1822 vicino a Quimper, e il finanziere bretone sta ricostruendo Vivendi — dopo i fasti e il crollo di Jean-Marie Messier — puntando sui due pilastri Universal (musica) e Canal Plus (audiovisivi), ai quali in questi giorni si aggiunge la piattaforma di condivisione video Dailymotion .
Ma siamo solo agli inizi, Bolloré sta prendendo il controllo di Vivendi per ridisegnarla e farne la protagonista di un riassetto delle media company a livello europeo. Intanto, le dismissioni: negli ultimi mesi Vivendi ha ceduto le sue importanti società di telecomunicazioni, in primo luogo SFR che è il secondo operatore francese di telefonia mobile, poi Maroc Telecom e la brasiliana GVT. Bolloré si è liberato anche di Activision-Blizzard , uno dei marchi storici dei videogiochi: la visione di fondo — uscire dalle telecomunicazioni, concentrarsi sui contenuti — ammette delle eccezioni (si veda la partecipazione in Telecom Italia).
PIÙ MAGRO
Con queste cessioni, in tre anni Vivendi ha ridotto le sue dimensioni a un terzo, è passata da 30 miliardi di ricavi a 10. Un processo di riduzione e semplificazione, di attaccamento al nuovo core business, per cominciare molto presto una fase di espansione. Bolloré si ritrova in cassa un mucchio di soldi, tanto che il fondo americano PSAM (padrone dello 0,8 per cento di Vivendi) ha protestato chiedendo di dividere il «tesoro di guerra». In effetti, negli ultimi 18 mesi le cessioni di SFR, GVT, Maroc Telecom e Activision hanno portato nelle casse di Vivendi circa 15 miliardi, e solo 5 sono stati redistribuiti agli azionisti. Ma Bolloré è già riuscito a superare l’intoppo, raggiungendo un accordo con il fondo PSAM per redistribuire 2,7 miliardi in più.
Vincent Bolloré sembra tenersi pronto per una campagna di acquisizioni che potrebbe essere lanciata dopo il 17 aprile, giorno dell’assemblea annuale convocata all’Olympia, la storica sala da concerti parigina.
Bolloré farà valere il «voto doppio» stabilito dalla legge Florange, che permette di attribuire due diritti di voto per ogni azione detenuta da almeno due anni. Il senso di questa riforma è penalizzare gli investimenti speculativi, e premiare invece gli azionisti che scelgono di impegnarsi in un progetto a lungo termine. Un legge che va a genio al «nuovo» Bolloré. Superata l’opposizione del fondo PSAM, è probabile che il finanziere bretone riuscirà a prendere il controllo totale di Vivendi e potrà disporre a piacimento dei miliardi in cassa.
NUOVA STRADA
Per farne che cosa? Intanto, c’è da perfezionare l’acquisto di Dailymotion, una società negli ultimi anni al centro di molti interessi e diventata simbolo dell’intervento dello Stato francese nell’economia. Il sito fa — timidamente — concorrenza a YouTube nei video: 128 milioni di utenti unici al mese contro il miliardo del gigante americano. Ma è comunque una società che ha una sua nicchia di mercato e potrebbe crescere molto in Asia, dove YouTube ha lasciato qualche spazio di manovra.
Proprietario di Dailymotion era l’operatore telefonico Orange, a sua volta controllato dallo Stato, primo azionista con quasi il 25%, che nella primavera 2013 provò a vendere Dailymotion a Yahoo!. L’allora ministro per il Rilancio produttivo, Arnaud Montebourg, si oppose perché non voleva che una startup francese finisse nelle mani di un colosso americano, e non se ne fece nulla.
Più di recente, la compagnia di Hong Kong PCCW si è fatta avanti, ma stavolta è toccato al ministro dell’Economia Emmanuel Macron dire no: Dailymotion doveva restare francese o europea. Ecco quindi l’offerta perfetta di Bolloré, pronto a versare 217 milioni perché Vivendi compri l’80% di Dailymotion.
Vincent Bollore e Alberto Nagel foto LaPresse
L’acquisizione di Dailymotion conferma la strategia di fondo della nuova Vivendi, alla quale sono state attribuite mire anche su Sky, la pay tv di Rupert Murdoch presente in molti Paesi europei. Le voci riportate da Reuters sono state però smentite da Arnaud de Puyfontaine, chief executive di Vivendi, che al Financial Times ha parlato di «nessun interesse», aggiungendo che anche la rete britannica ITV di cui pure si era parlato non rientra nei piani di Vivendi perché troppo costosa.
«Cercheremo acquisizioni con valore intrinseco» che possa essere sbloccato dalle altre società del gruppo Vivendi, dice Puyfontaine. «Non concluderemo affari solo perché siamo in grado di farlo — aggiunge — cercheremo occasioni che creino valore per gli azionisti».
Bolloré potrebbe essere tentato di agire in Italia, dove si è trovato socio in Telecom Italia, magari guardando a Mediaset. Altrimenti, in Francia, si parla di un interesse per il gruppo Lagardère, che somma marchi importanti nella stampa (da Paris Match a Elle ), nella radio con Europe 1, e nell’editoria con Hachette Livre.
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