ornella muti

“ARMANI ERA FIERO DI ESSERE ITALIANO. CI SAREBBE DA IMPARARE, SMETTENDO DI ESSERE ESTEROFILI, COME MOLTI ITALIANI” – ORNELLA MUTI E L’AMICIZIA CON LO STILISTA SCOMPARSO A 91 ANNI: “L’HO CONOSCIUTO QUANDO AVEVO 26 ANNI E REALIZZÒ I COSTUMI PER ‘NESSUNO È PERFETTO’. LA PRIMA VOLTA CHE MI VIDE, DISSE: ‘MA È UNA BAMBINA!” - “POTEVA SEMBRARE RIGIDO, NOTAVA OGNI DETTAGLIO, E QUESTO AD ALCUNI INCUTEVA SOGGEZIONE, MA ERA MOLTO AFFETTUOSO” – “LA MIA BELLEZZA? È STATO UN DONO DI CUI SONO GRATA, MA OGNI DONO HA DUE FACCE DELLA MEDAGLIA” - VIDEO

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Estratto dell’articolo di Marco Consoli per “la Stampa”

 

ornella muti 1

Sono stati giorni intensi per Ornella Muti, che lo scorso 9 marzo ha compiuto 70 anni. Il 4 settembre ha appreso la notizia della morte del suo caro amico Giorgio Armani: un grande dolore che si è trovata a vivere negli stessi giorni in cui la travolgeva anche una grande gioia per il matrimonio di sua figlia Naike Rivelli il 6 settembre con il compagno costruttore Roberto Marzano, celebrato con rito civile nella casa di famiglia a Lerma, immersa nel Monferrato alessandrino, dove madre e figlia hanno poi ballato scalze a bordo piscina con parenti e amici.

 

«È stato un tumulto di emozioni – , dice l'attrice –. Apprendere della morte di Giorgio è stato terribile, perché è stato mio amico per moltissimi anni, sin da quando lo incontrai la prima volta, quando avevo solo 26 anni e realizzò i costumi per il film con Renato Pozzetto Nessuno è perfetto. Da allora tra noi è cominciato un rapporto profondo e mi inquieta essere qui a parlare di lui e pensare che non potrò mai più vederlo: è qualcosa con cui il mio cuore non riesce a far pace».

ornella muti e giorgio armani

 

Ricorda il vostro primo incontro?

«Sono salita a Milano per vederlo nella sede della sua casa di moda. Ho aspettato per un po' in una bellissima sala, poi lui è arrivato, mi ha guardato e ha esclamato: ma è proprio una bambina!

E da allora è cominciato il nostro rapporto, al di là della moda: abbiamo fatto tante vacanze insieme, in barca o a Pantelleria, dove mi sono tanto confidata con lui».

 

Tutti ricordano lo stilista, ma chi era la persona?

«Aveva le sue regole che bisognava rispettare: ricordo che quando andavamo nella sua casa a Broni non sopportava di vedere in giro le borse che portavamo con noi e allora ci obbligava a metterle in uno scomparto sotto un grande tavolino, perché non si vedessero. Poteva sembrare rigido, notava ogni dettaglio, e questo ad alcuni incuteva soggezione, ma era molto affettuoso e presente, col suo raffinato garbo».

 

renato pozzetto e ornella muti nessuno e' perfetto

Cos'ha significato Armani per la moda, per la cultura italiana?

«Tantissimo, non a caso lo chiamavano Re Giorgio. È diventato un simbolo, dall'alta moda ai jeans. La gente quando voleva darsi importanza diceva: mi sono comprato un abito di Armani. D'altra parte ha rivoluzionato la moda, inventato un nuovo modo di abbigliarsi per gli uomini e permesso alle donne di vestirsi eleganti con sobrietà».

 

[…]  Armani a differenza di altri non ha venduto agli stranieri…

 «Sì, perché era veramente fiero di essere italiano. Ci sarebbe da imparare, smettendo di essere sempre esterofili, come fanno molti italiani, una cosa che a me dà veramente fastidio. Tutto il mondo ci invidia perché abbiamo la cultura, l'arte, l'eleganza, qualità di cui troppo spesso non siamo consapevoli. Armani, con la purezza del suo stile, rappresentava la quintessenza dell'italianità. All'estero spesso sono solo capaci di strafare».

 

ornella muti

 

[…] Tutti hanno visto i suoi post della festa su Instagram. Lei che è da sempre considerata icona di bellezza, che ne pensa di come i social costringono oggi a inseguire un ideale di bellezza irraggiungibile?

«Viviamo un tempo in cui, a causa di questi strumenti, le persone sono ossessionate dall'idea di essere perfette, ed è sconfortante, perché così non ci si accetta mai e si è sottoposti a un'insicurezza senza fine. Il mio bell'aspetto è stato un dono di cui sono grata, ma ogni dono ha due facce della medaglia: ho dovuto lottare per far capire che non ero solo una bambolina, ma avevo una testa pensante».[…]

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