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OTTANTA VOGLIA DI DISCO ‘80 – LE STAR DELLA MILANO DA BERE E BALLARE A “SETTE” - SANDY MARTON: “CECCHETTO MI SCOPRÌ A UNA FESTA DI DE MITA. IL SEGRETO? SI CHIAMA CULO. LE DONNE? MI BROCCOLAVO SOPRATTUTTO LE CONDUTTRICI” – QUELLA VOLTA CHE 6MILA RAGAZZINE GLI STRAPPARONO I VESTITI- DEN HARROW: “NON ERO IO A CANTARE, CI METTEVO SOLO L’IMMAGINE. LASCIAI PERCHÉ ERA COME PRENDERE PER CULO LA GENTE” - DAGO: “IN PIENA CIVILTÀ DELL’IMMAGINE SI IMPOSE UN NUOVO EFFETTO SPECIALE, QUELLO DELL’APPARIRE. PER SCACCIARE L’OSSESSIONE PIÙ INSOPPORTABILE DEGLI ANNI 80. NON RISCUOTERE IL SUCCESSO SOCIALE E…”
Estratto dell'articolo di Renato Franco per “Sette – Corriere della Sera”
Sulle ceneri degli Anni di Piombo nasce il cinepanettone: in queste due immagini – da una parte il ragazzo piegato sulle gambe, passamontagna e pistola in pugno; dall’altra gli yuppie che vestono griffato – c’è la sintesi iconografica del passaggio dagli Anni 70 agli Anni 80 con le grandi manifestazioni di piazza che si spostano sempre più frequentemente in discoteca. Fine dell’impegno.
Vincono il consumismo, la superficialità, l’edonismo: soldi, carriera, look e aerobica sono i punti cardinali di una nuova epoca. La parabola di Ronald Reagan è esemplare: da attore a presidente degli Stati Uniti. Roberto D’Agostino scriveva: «Oggi, in piena civiltà dell’immagine, si è imposto un nuovo concetto, un nuovo effetto speciale, quello dell’apparire.
Ognuno cerca di esibire quel mosaico di informazioni visive chiamato look. Attraverso un look l’uomo può evadere dall’universo ripetitivo della quotidianità dove ognuno assomiglia a chiunque altro, per scacciare l’ossessione più insopportabile di questi Anni 80: essere perdenti, non riscuotere il successo sociale, cadere nel cono d’ombra del banale quotidiano».
È la Milano da bere e da ballare. L’italo-dance vive una stagione irripetibile, successi clamorosi che in un decennio diventano meteore. Poi come un fiume carsico tutto ritorna a galla, il revival riporta popolarità a gente dimenticata. I nomi sono esotici: Righeira, Gazebo, Ryan Paris, Sandy Marton, Den Harrow.
Sandy Marton oggi ha 63 anni e vive a Ibiza, l’isola che l’ha fatto conoscere in tutto il mondo, chi se non lui poteva essere People from Ibiza? «Sono arrivato a Milano all’inizio degli Anni 80 per studiare design» racconta in un italiano dalle ascendenze balcaniche (è nato a Zagabria), «non cercavo di essere una rockstar: è stato tutto una grande sorpresa e una grande figata».
La svolta ha il nome di Claudio Cecchetto: «Era Capodanno, ero a una festa a casa di De Mita, c’era un salone enorme e a un certo punto sono entrato nella cabina dove Claudio faceva il dj. Non voglio fare il figo ma tutte le donne si sono girate a guardarmi. Claudio mi osserva e mi fa: e tu chi c...o sei? Avevo 20 anni, ero sbarbato, avevo i capelli lunghi e da lì è cominciato tutto. Il segreto si chiama culo».
Il successo lo travolge per la prima volta in piazza Duomo a Milano: «Ero con un amico croato, ci hanno assaltato un centinaio di ragazze, non capivo nemmeno quello che succedeva, mi sono chiuso in una farmacia per due ore senza poter uscire, lì ho capito che era accaduto qualcosa di incredibile». Tanta musica, tantissime donne. Quante? «Tutte quelle che ho potuto. Non tanto le fan, piu che altro mi broccolavo le collaboratrici, le conduttrici...».
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Paul Mazzolini (anche lui 63 anni) tutti lo conoscono come Gazebo e per I Like Chopin, 8 milioni di copie vendute. La cantano ancora oggi tutti, da Tokyo a Rio: «Senza nemmeno fare gavetta a 20 anni mi sono ritrovato proiettato al successo, il primo disco subito in vetta. È stato un decennio fantastico, la voglia di scrollarsi di dosso i problemi e cercare di vivere in modo più superficiale, più ludico».
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Stefano Righi e Stefano Rota. Così due sconosciuti, ma famosissimi come Johnson e Michael Righeira, la coppia che con due canzoni – Vamos a la playa e L’estate sta finendo» – ha vissuto una parabola eterna durata due sole stagioni. Ricorda Johnson Righeira: «Vamos a la playa era sì una canzone da spiaggia ma postatomica, immaginava uno scenario apocalittico fatto di bombe, radiazioni, mare contaminato. I fratelli La Bionda divennero i nostri produttori, ci presero sotto la loro ala e intuirono il potenziale del brano.
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Vuoi mettere l’efficacia british dello pseudonimo Den Harrow rispetto all’autoctono Stefano Zandri (60 anni) da Nova Milanese e cresciuto a Bresso?: «La musica è arrivata per caso. Ero un brutto anatroccolo che da adolescente si è trasformato in un bel ragazzino, frequentavo le discoteche e quando ballavo intorno a me la gente si metteva in cerchio a guardarmi». La sua storia è incredibile perché ha successo con canzoni (Mad Desire, Future Brain, Don’t Break My Heart...) che non canta lui: «Negli Anni 80 funzionava così, c’erano personaggi che prestavano solo l’immagine.
Era la prassi, io avevo 19 anni ed ero facilmente “corruttibile”. A 30 anni mi ritrovai con brani cantati da 7 voci diverse senza che nessuno se ne fosse accorto» .A un certo punto decide di dire basta: «Ero frustrato, mi sentivo di prendere per il culo la gente». Finisce che rimane senza soldi e parte per l’America. Poi insieme agli Anni 80 torna in auge pure lui. Da tempo vive a Malaga: «Faccio tantissime serate, ma oggi posso anche permettermi di non lavorare».
Un decennio passato e ritornato, che nessuno di loro però sembra rimpiangere. A Sandy Marton la popolarità degli Anni 80 non manca: «Ricordo una sera in discoteca: dal palco al camerino c’erano 30 metri e 6.000 ragazzine: mi hanno strappato tutto in un secondo, sono arrivato completamente nudo in camerino. Va bene qualche anno, ma quella pazzia non mi manca in assoluto. Oggi le mie fan sono le mamme e le nonne...».
sandy marton
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SANDY MARTON
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