tim stokely onlyfans

PAGA E TI SARÀ DATO – L’ASCESA INARRESTABILE DI “ONLYFANS”, LA PIATTAFORMA DOVE CI SI SPOGLIA PER I FOLLOWER IN CAMBIO DI SOLDI, CHE CON LA PANDEMIA HA SALVATO L’INDUSTRIA DEL PORNO. E HA ARRICCHITO IL FONDATORE TIM STOKELY: NEL 2020 LE VENDITE DEGLI ABBONAMENTI HANNO SUPERATO I 2 MILIARDI E CI SONO 500MILA UTENTI IN PIÙ AL GIORNO – PER ORA CI SONO QUASI SOLTANTO STELLE O STELLINE DELL’HARD, VERE O PRESUNTE, MA PRESTO IL GIOCHINO POTREBBE ALLARGARSI ALLE INFLUENCER E ALLE IMPRESE

 

 

 

onlyfans

 

Federico Del Prete per https://it.businessinsider.com/

 

In Italia non si parla ancora molto di OnlyFans, la app a maggioranza di contenuti per adulti dove trovare spettacoli fatti su misura. Come molte altre piattaforme digitali a luci rosse, anche questa ha fatto un salto quantico grazie alle restrizioni della pandemia. Nato dalle luci rosse, OnlyFans sta di fatto diventando un nuovo media – per tutti.

timothy stokely fondatore di onlyfans

 

OnlyFans non è come Pornhub o YouPorn, dove si sceglie tra contenuti preconfezionati di qualsiasi genere o relativi a qualunque personaggio. OnlyFans (solo per appassionati, seguaci, fanatici) genera praticamente solo contenuti ad hoc su abbonamento: al personaggio, non alla piattaforma.

 

Con la pandemia, le pornodive o le dominatrici che non possono più andare sul set o incontrare direttamente i clienti possono così lavorare da casa, fiduciose che su OnlyFans un loro ammiratore sarà disposto a pagare per accedere ai loro specifici contenuti o farsi dedicare in esclusiva un pezzo del loro repertorio.

dannii harwood prima inglese a guadagnare 1 milione su onlyfans

 

OnlyFans ammette due ruoli: quello del creatore, e quello del fan che è disposto a pagare. In fondo, tutti noi abbiamo i nostri profili social preferiti: potremmo anche essere disposti a pagare una piccola somma per ottenere delle specialità dai nostri prediletti. Perché non andare oltre la pornografia?

 

Twitter e Instagram permettono un livello molto basso di intimità tra chi produce contenuti e chi ne è l’ammiratore, e viceversa. Si può immaginare un coinvolgimento più profondo, autentico e soddisfacente con i destinatari dei nostri aneliti? È questa la domanda che si è posta l’inglese Tim Stokely, trentasettenne Ceo di OnlyFans. Secondo Stokely, sui social sia le celebrità sia i comuni mortali tendono a dare un’immagine del sé molto controllata, artefatta. Generalista, per così dire.

lily adrianne guadagna 80mila sterline al mese su onlyfans

 

La storia di OnlyFans e del suo creatore ha radici prevalentemente pornografiche. A partire dal 2011, Stokely ha dato vita a diverse imprese digitali. GlamWorship era un sito di dominazione finanziaria, o FinDom – niente a che vedere con l’economia di scala. Nella FinDom i maschi godono nel pagare a comando la propria dominatrice (l’inversione di genere non è altrettanto diffusa). Le operatrici del sito vedevano però crescere la richiesta di prestazioni sempre più dedicate, che poi esaudivano per conto proprio su Twitter.

 

tahlia paris polan onlyfans

Incuriosito dal fenomeno, Stokely elaborò quindi Custom4U (traducibile in apposta per te, 2014), antesignano del direct porn. Anche se chiunque poteva di fatto elaborare un video e metterlo sul mercato, il vero business era costituito dalle pornodive che vendevano contenuti customizzati. L’idea era che Tizio avrebbe volentieri pagato una certa cifra per sentire Sempronia mormorare il suo nome, mentre faceva cose che normalmente sarebbero rimaste senza un destinatario preciso, con in più la possibilità di dettarne anche la regia. Dall’altro lato, le “ammirate” davano un prezzo a ciascun “taglio”: cento dollari per una clip da cinque minuti, duecento per una da dieci, e oltre, magari per qualcosa di ancora più spinto.

 

kaya corbridge su onlyfans

In un mercato del porno in caduta libera sui supporti “classici” come i DVD, Custom4U aveva il sapore di un film di fantascienza. Avrebbe potuto funzionare anche lontano dal (virtuale) afrore dei corpi esibiti? Stokely cercò la risposta con 121with, una piattaforma analoga ai siti di domanda/offerta di competenze tipici della gig economy. I due esperimenti diedero a Stokely la confidenza necessaria con tutte le implicazioni della relazione creativo-ammiratore.

 

Nel 2016 nasce così OnlyFans, e già nel 2018 Stokely ne cede una parte a Leonid Radvinsky, già interessato nell’intrattenimento per adulti e con alle spalle una causa intentatagli da Microsoft (2004, poi archiviata) per aver inviato milioni di email ingannevoli a utenti Hotmail. Sale inoltre a bordo anche il padre di Stokely, un banchiere in pensione. L’obiettivo della squadra è far passare dall’altro lato della linea il controllo dei guadagni: dal gestore, agli utenti. In cambio di un onesto 20%, si capisce. Potenzialmente, la relazione creativo-ammiratore può applicarsi a un numero indefinito di attività e infatti OnlyFans, come ha commentato Lucas Shaw su Bloomberg, nel tempo è diventato “un gigante miliardario dei media, nascosto sotto gli occhi di tutti.”

 

kaya corbridge su onlyfans

Anche grazie alla reclusione da Covid, OnlyFans sta chiudendo un 2020 già oltre i $2Mld di vendite, iscrivendo cinquecentomila utenti in più al giorno. Con questi ritmi, Bloomberg stima un guadagno netto di quattrocento milioni di dollari l’anno. Con OnlyFans le celebrità più o meno in vista sono d’ora in poi costrette a considerare un diverso canale di persuasione del loro pubblico, dove una buona abilità nel self marketing fa la differenza, prima di eventuali doti fisiche: c’è chi ha velocemente guadagnato il suo primo milione, offrendo contenuti non molto dissimili da quelli postati su altre piattaforme, come Instagram. C’è anche chi ha guadagnato un milione di dollari in un solo giorno.

 

La scommessa di OnlyFans è quindi diluire l’attuale maggioranza di porno-creatori in altre comunità di soggetti, meno pruriginosi. Il ragionamento di base che usa Stokely è molto semplice: se un persuasore – o una persuaditrice – da diversi milioni di ammiratori su Instagram sbarcasse anche solo con l’1% dei propri seguaci su OnlyFans, dove un creatore medio chiede dodici dollari per l’iscrizione al proprio profilo, i conti sarebbero presto fatti – a sei zeri ogni mese.

jemstone onlyfans

 

Che insta-personaggi come Kim Kardashian (193 Mln di seguaci), citata da Stokely a proposito, o per ciò che potrebbe riguardarci Chiara Ferragni (22) abbiano voglia di mettersi in gioco anche altrove dal “quadrato magico” di Instagram è tutto da confermare, ma non del tutto impossibile. Intanto, “solo per appassionati” (OnlyFans) non è già più “solo per adulti”. La piattaforma è usata da musicisti, attori e personaggi di vario tipo coinvolti ad esempio nella moda, nella forma fisica o nella cosmetica.

 

Quanto potrebbe costare assistere al trucco di Chiara Ferragni, o alla scelta del suo prossimo outfit dall’armadio di casa sua? Magari per beneficenza, perché no; ma anche per pubblicità. Quanti, magari al posto di un film, non pagherebbero per un giro virtuale su una Bugatti degli anni Trenta? E su un’auto attuale? Per la ricetta di uno chef stellato? Per indossare per interposta persona un vestito che mai potranno permettersi, o che semplicemente mai avranno l’occasione di indossare?

 

jem wolfie

Di fatto, OnlyFans si configura come un media pay-per-view. Se esistono persone disposte a pagare discrete somme al comando di una personalità dominante che nella maggior parte dei casi non vedranno e non incontreranno mai, come avviene nella FinDom, figuriamoci se altri, sicuramente meno desolati, non chiederanno di entrare nel diario per così dire intimo di una qualsiasi celebrità, che potranno non solo vedere come richiesto, ma da cui potranno perfino farsi chiamare per nome.

 

Tim Stokely rappresenta il volto nuovo delle reti sociali e forse dell’intera esperienza digitale futura. La sua azienda basata a Londra, con uffici in via di attivazione in Asia e America Latina, sta pensando a un servizio di streaming che permetta ai “fan” di avere il controllo sulla trama di serie narrative appositamente prodotte. In generale un ottimo investimento, in una fase storica che sembra prevedere il confinamento come attività prevalente del vissuto.

 

hitomi onlyfans

Alla luce dei fatti, OnlyFans sta a Instagram come YouTube alla televisione generalista, si potrebbe iniziare a dire. Stokely sta dimostrando che i social media così come li conosciamo, con un’interazione limitata e tutto sommato passiva, legata alla serialità spesso irriflessiva dei “mi piace” e ai “condividi”, sono in fondo l’espressione di un rapporto di subalternità della massa degli utenti nei confronti di personalità fin troppo schiaccianti. OnlyFans – lo dice il nome – offre una relazione solo apparentemente paritetica tra creatore e ammiratore, sfidando però chi può e chi ci sa fare a raggiungere un nuovo orizzonte di redditività digitale.

megan barton hanson onlyfans

 

 

 

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