paul mccartney cavern

“CI VEDIAMO LA PROSSIMA VOLTA” – PAUL MCCARTNEY TORNA AL CAVERN CLUB DI LIVERPOOL, DOVE I BEATLES TENNERO I LORO PRIMI CONCERTI – “QUANDO SUONAVAMO QUI, NEI PRIMI ANNI SESSANTA, ERAVAMO ALL'INIZIO, NON SAPEVAMO SE AVREMMO AVUTO UN FUTURO. DIREI CHE NON È ANDATA MALE” – FAN IN DELIRIO PER LA PRESENTAZIONE DEL SUO NUOVO ALBUM – VIDEO

 

 

Paola De Carolis per il "Corriere della Sera"

 

paul mccartney torna al cavern 8

«Liverpool e il Cavern sono parole che vanno bene insieme». La folla esplode, le 360 persone in attesa dimenticano la fila sotto il sole cocente, l' afa dentro il locale, l' attesa.

 

Macca è tornato e tanto basta al pubblico della sua città natale, scatenato nell' intonare ogni parola di ogni brano così come nel prendere affettuosamente in giro una leggenda che nei luoghi del suo passato ha tolto la maschera del mito ed è ritornato uomo.

 

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Sir Paul ha scelto il club per presentare il 25esimo album da solista, Egypt station (disponibile dal 7 settembre), ma è chiaro che la tappa è stata molto più di una trovata promozionale: è un modo di riallacciare il presente al passato, di ricordare, di condividere momenti preziosi con chi continua a volergli bene.

 

il cavern club

Esordisce con Twenty Flight Rock, raccontando che è la canzone che lo fece entrare nei Beatles, ma si interrompe per redarguire chi ha sfoderato il cellulare nonostante i moniti e filma. «Vi vedo. State al gioco».

 

Dal pubblico parte un applauso, come a implorare che nulla rovini la magia, e Sir Paul, Macca, ritrova l' allegria, grida siete Scousers il soprannome un po' peggiorativo per chi come lui è di Liverpool, e attacca con Magical Mystery.

i beatles al cavern

 

«Tornare per me è straordinario. Quando suonavamo qui, nei primi anni Sessanta, eravamo all' inizio, non sapevamo se avremmo avuto un futuro. Direi che non è andata male». Tre note di basso e All my Loving riempie il Cavern. Non solo non è andata male. I brani dei Beatles hanno segnato un' epoca.

 

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McCartney alterna successi storici alle canzoni del nuovo album - prodotto da Greg Kurstin, collaboratore di Adele, Beck e i Foo Fighters, e inciso tra Londra, Los Angeles e il Sussex - e la gente gli fa il coro. Il pubblico già conosce i versi dei tre singoli usciti il mese scorso.

 

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Per rendere omaggio alla moglie Nancy si siede alla tastiera e suona My Valentine - «questa è una canzone che ho scritto per lei» - poi torna ai ricordi legati all' epoca del Cavern.

 

i beatles al cavern club

Il club non è quello originale - demolito dal comune con poca lungimiranza e ricostruito a pochi metri di distanza nel 1993 - ma l' atmosfera evidentemente stimola la memoria.

 

«Questo era un locale blues, il manager si sedeva accanto al palco e quando sviavamo ci scriveva un messaggio. Solo blues! Noi non avevamo brani blues, così imbrogliavamo». «E' impossibile - aggiunge - non tornare indietro con la mente.

 

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Alla mia destra avevo John, alla mia sinistra George». Un attimo di silenzio. «Ricordiamo John e George». L' applauso è scrosciante. «Dietro avevamo Pete Best, poi Ringo. Con Ringo è cambiato tutto, vera magia».

 

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Parla liberamente. Ricorda la cassetta prova che incisero sborsando una sterlina a testa -«L' idea era di tenerla una settimana per uno, il pianista invece se l' è tenuta per 20 anni» - la prima collaborazione con lo storico produttore George Martin, che tolse il ritornello Love me, do a Lennon per darlo a lui - «Ogni volta che sento l' incisione mi sembra ancora che la mia voce tremi» - nonché il primo viaggio a Londra e un incontro fortuito: «John ed io eravamo a Charing Cross Road, che allora era piena di negozi di chitarre, nuove, bellissime, quando su un taxi abbiamo visto Mick e Keith, degli Stones.

 

cavern club

Ci hanno dato un passaggio e parlando hanno detto che avevano un problema, gli mancava un singolo. John ed io ci siamo guardati. Ve lo diamo noi! E' stato il loro primo grande successo». E giù con I wanna be your man.

 

Con Sergeant Pepper' s Lonely Heart Club Band arriva la fine, ancora Helter Skelter poi via. Sir Paul dice «Ta», grazie nel dialetto di Liverpool. «Ci vediamo la prossima volta».

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