UN POP DI NOSTALGIA - AL FORUM DI ASSAGO VINCE L’AMARCORD CON STING E PAUL SIMON - L’EX POLICE SI PRESTA A FARE IL GARFUNKEL SU “MRS. ROBINSON”. ALTRO CHE I DUETTI CHE SI VEDONO FARE DAGLI ARTISTI ITALIANI

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Andrea Laffranchi per il “Corriere della Sera”

 

Un po’ più di un pezzo di storia della musica. Ieri sera al Forum c’erano Paul Simon e Sting. Assieme. I due non condividono soltanto il nome sul cartellone, ma anche il palco. Di più, le canzoni. Lo spettacolo parte subito con lo scambio di cortesie artistiche. Entrambi in scena, con le rispettive band, per «Brand New Day» e «Fields of Gold» di Sting e «Boy in the Bubble» e «Mother and Child Reunion» di Paul Simon. 
 

Palco ingombro di strumenti, luci eleganti e due megaschermi. Sting, in versione barbuta, fa la sviolinata al pubblico con un «buonasera a tutti» in italiano. Paul Simon, con Borsalino in testa, lo segue dicendo che ci sarebbe voluto un tour più lungo qui da noi. 
Il palco passa all’ex Police. La star inglese recupera la sua anima jazz, quella del debutto solista negli anni Ottanta.

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Grande libertà e arrangiamenti che lasciano spazio a una band di musicisti coi fiocchi. Dove altro, nel pop si intende, si può avere un assolo di bassotuba («So lonely») o quello di un violino maltrattato come manco Jimi Hendrix con la chitarra («Driven to Tears»)? Punta sulle hit, quelle della carriera in proprio come «Englishman in New York» e quelle dei Police come «Walking on the Moon». 
 

Sting si presta a fare il Garfunkel della serata su «Mrs. Robinson». Altro che i duetti improvvisati che si vedono spesso fare dagli artisti italiani. Il passaggio di testimone (e anche di musicisti) quasi non si avverte ed ecco «Fifty Ways to Leave Your Lover». Anche il folksinger Usa spazia nei suoi diversi (e lontani) periodi artistici: piazza quella «Graceland» che fece scoprire a tutti la musica world accanto a «Still Crazy After All These Years». 
 

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C’è tanta nostalgia. Il pubblico, in maggioranza dal capello grigio, apprezza il viaggio nel passato musicale dei due. Che in fondo è il passato di ognuno degli 8 mila presenti (c’è anche Zucchero). Ma non ci sono colpi bassi. C’è voglia di suonare, non di svuotare il portafogli. C’è voglia di raccontare ancora, non di fare museo. 
 

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