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CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI – CHI DISSE PER LA PRIMA VOLTA “CAZZO” IN RADIO? SECONDO CORRADO AUGIAS, FU UNGARETTI. IN REALTÀ FU LO SCRITTORE CESARE ZAVATTINI, IL 25 OTTOBRE 1976, NEL CORSO DI “VOI ED IO, PUNTO A CAPO”, IN RAI: “VOGLIO PRONUNCIARE UNA PAROLA CHE ALLA RADIO NON SI DICE MAI”. LUNGA PAUSA: “CAZZO” – “IL  MESSAGGERO” CHIAMA IL VICEPRESIDENTE DEGLI STATI UNITI “'D.J.' VANCE”. ABBIAMO FINALMENTE L’EREDE DI ALBERTINO E DI DJ FRANCESCO…

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“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”

(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)

 

corrado augias andrea barbato eugenio scalfari

Sul Foglio, Michele Masneri dedica una deliziosa paginata alla Repubblica (titolo: «Il regno di carta»), ma, al netto della punteggiatura claudicante, inanella una serie di sfondoni da lasciare tramortiti.

 

1) «Prime nozze infatti con Simonetta De Benedetti figlia del direttore della Stampa, e poi con l’amante di sempre Serena Rossetti figlia di una celebre libreria di via Veneto». Non sapevamo che le librerie partorissero.

 

2) «Mio padre mi mandava a comprare Giorno e Repubblica all’edicola del paesino dove abitavamo; oggi il Giorno non esiste più (da ) e l’edicola nemmeno, vabbè». A dire il vero, Il Giorno esce ancora tutti i giorni, e lo fa regolarmente dal 1956, mentre «mò», che Masneri ripete più avanti, si scrive mo’, con l’apostrofo, non con l’accento, trattandosi del troncamento di modo («la grafia è errata», non lascia spazio a dubbi Lo Zingarelli 2025).

carlo de benedetti eugenio scalfari

 

3) «Corrado Augias oggi splendido novantenne a New York». Eravamo convinti che abitasse a Roma.

 

4) «La casa era stata comprata dal padre di Scalfari, calabrese di Vibo, avvocato, direttore del casinò della città dei fiori con la vincita a una lotteria». Era diventato direttore grazie a un biglietto della Lotteria Italia?

 

5) «Il prêt à porter dell’Europeo». Si scrive prêt-à-porter, con due trattini.

 

6) «Giancarlo Pajetta, segretario del Pci, sosterrà in seguito che “Repubblica è il secondo giornale dei comunisti, che però lo leggono per primo”». Pajetta non fu mai segretario del Pci.

 

LA REPUBBLICA - MELONI CAPO DEL GOVERNO EUROPEO

7) «Ormai i giornali sono un peso: contiamo di più se la teniamo, Rep, o se la vendiamo, si domandano gli Elkann». Se si pongono una domanda, servirebbe anche il relativo punto di domanda, o no?

 

8) «Selvaggia Lucarelli, su Substack, la piattaforma di newsletter, propone i suoi articoli a 7 euro al mese (e la seguono in 91 mila paganti, quasi i 100 mila primigeni di Repubblica)». Tralasciando l’incongruo «primigeni» al posto di «agli inizi», qui siamo all’inverosimile.

 

La newsletter Snake di Sami Reiss, una delle più seguite a livello internazionale, conta circa 8.300 iscritti, sebbene non tutti siano abbonati paganti: a dichiararlo è stato lo stesso Reiss (fonte: Financial Times).

 

selvaggia lucarelli

Siamo comunque lieti di apprendere – e con noi l’Agenzia delle entrate, supponiamo – che Lucarelli introiterebbe per i suoi articoli la bellezza di 637.000 euro mensili, pari a 7 milioni e 644.000 euro annui, quasi 15 miliardi di vecchie lire, almeno secondo l’informatissimo Masneri. Che, tuttavia, a nostro avviso avrebbe avuto qualche difficoltà a farsi assumere da Eugenio Scalfari.

 

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In un commento che comincia sulla prima pagina del Messaggero, Mario Ajello chiama il vicepresidente degli Stati Uniti «D.J. Vance». Abbiamo finalmente l’erede di Albertino e di DJ Francesco. (James David Vance è noto come J.D. Vance, non «D.J.», che è la sigla di disc jockey).

 

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DJ VANCE - IMMAGINE CREATA CON L INTELLIGENZA ARTIFICIALE DI GROK

«Lo spirito della seconda legislatura Trump è chiarissimo: scassare tutto, in fretta», taglia corto, in un commento sul Corriere della Sera, lo scrittore Paolo Giordano. A prima vista ci sembra un’autentica puttanata, con l’aggravante che viene da un commentatore che dovrebbe saper maneggiare le parole.

 

Negli Stati Uniti nessuno userebbe la locuzione «seconda legislatura» in riferimento al mandato del presidente, visto che il significato del sostantivo è «periodo per il quale è eletta, o durante il quale rimane in carica, un’assemblea legislativa» (Lo Zingarelli 2025). Legislatura si adopera per il nostro Parlamento.

DONALD TRUMP DJ VANCE

 

Negli Usa è il Congresso (composto dalla Camera dei rappresentanti e dal Senato) l’organo legislativo, il solo per il quale si possa parlare di sessioni o legislature. Per la presidenza, invece, si usa il termine mandato o, in inglese, term. Donald Trump è perciò al suo secondo mandato. Consigliamo a Giordano di tornare a occuparsi della solitudine dei numeri primi.

 

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La Repubblica correda con il seguente sommario il servizio sulla presenza di Giorgia Meloni alla cerimonia d’insediamento di Donald Trump: «La presidente del Consiglio è l’unico capo del governo europeo presente alla cerimonia di Washington». Ignoravamo che fosse diventata anche capo di un fantomatico esecutivo dell’Ue.

 

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GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - MEME BY EDOARDO BARALDI

Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro, in risposta a una lettera aperta di Matteo Renzi, che respingeva l’accusa di un suo scarso impegno per la liberazione di Cecilia Sala: «Oltre a comunicati messi online da località estere o a dichiarazioni diffuse dai social tra una discesa e l’altra, né Elly Schlein, né lei o Giuseppe Conte, ovvero i principali leader dei cosiddetti partiti di sinistra, hanno fatto qualche cosa di concreto per ottenere la liberazione della giornalista del Foglio».

 

La lingua (italiana) batte dove il dente duole: quel «né lei», riferito a Renzi, non si accorda con la scelta del predicato verbale, che avrebbe dovuto essere «avete fatto».

 

corrado augias nel 1980

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Dario Olivero sulla Repubblica intervista Corrado Augias in occasione del suo 90° compleanno. Domanda-osservazione: «A proposito di memoria a breve». Risposta: «Fare il vecchio un po’ fuori dal tempo ha anche un piccolo valore pedagogico, serve a ricordare, a fare un collegamento col passato per tenere vivo il senso della storia.

 

Non molti anni fa, le cose erano così, poi sono cambiate e ora i social hanno accelerato questo cambiamento. Ricordo lo scandalo di Ungaretti quando disse per la prima volta in radio, la parola “cazzo” e al giornale le discussioni su come si dovesse riferire per iscritto quella parola: c con puntini? c senza puntini?».

 

Condonando all’intervistatore l’erronea virgola dopo «radio», ci spiace dover comunicare all’intervistato che ricorda male: a dire quella parola non fu il poeta Giuseppe Ungaretti bensì lo scrittore Cesare Zavattini, il 25 ottobre 1976, nel corso di Voi ed io, punto a capo, in Rai: «Voglio pronunciare una parola che alla radio non si dice mai». Lunga pausa: «Cazzo». A proposito di memoria a breve.

 

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LA STAMPA - GIOVANNA D'ARCO NATA NEL 1912

Dalla Stampa: «Il 6 gennaio del 1912, in Francia, nacque Giovanna D’Arco, della “la pulzella d’Orléans”». Il quotidiano torinese è in ritardo di appena mezzo millennio. La cosiddella attendibilità dei giornali.

ungaretticesare zavattini e franco migliacci cesare zavattini corrado augias