DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Pulci di notte di Stefano Lorenzetto, pubblicato da “Anteprima. La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti”
https://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm
Attacco di un servizio del Fatto Quotidiano riguardante le difficoltà del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, firmato a quattro mani da Luca De Carolis e Wanda Marra mentre «tutt’attorno all’avvocato è un rumore di siluri e mal di pancia» (il che, si presume, lo indurrà a prescrivere dosi industriali di carbone vegetale agli alleati): «Il premier che ha paura di affondare le tenta tutte.
Si fa una passeggiata nel centro di Roma, nella quale giura a un bimbo di “mettercela tutta per far funzionare l’Italia” sotto gli occhi dei cronisti».
Ora siamo più tranquilli. Pochi capi di governo, nella storia d’Italia, hanno giurato che il Belpaese funzionerà sotto l’occhiuto controllo di cronisti quali De Carolis e Marra.
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Sulla Verità l’editoriale del direttore Maurizio Belpietro reca questo sommario: «A Mondragone i centri sociali impediscono di parlare al leader della Lega con la violenza». Da Lega Nord a Lega con la violenza, che evoluzione. (
Comunque, si può farla tornare alle origini: «Con la violenza i centri sociali impediscono al leader della Lega di parlare a Mondragone»).
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IL NECROLOGIO DI ENNIO MORRICONE SCRITTO DA ENNIO MORRICONE
Titolo dal Giorno: «In fila alla mensa dei nuovi poveri. “Ho perso tutto, qui per mangiare”». E per che altro, sennò?
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Forse l’avvocato Giorgio Assumma, legale di Ennio Morricone, avrebbe fatto meglio a evitare di mostrare ai fotoreporter la mail con le ultime parole del maestro, inviatagli dal figlio Giovanni. Nell’oggetto si legge infatti: «Correzzioni necrologio di papa». Due note stonate su tre.
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maurizio belpietro direttore del quotidiano la verita (1)
Titolo sul sito della Gazzetta dello Sport: «Di Felice, che impresa! Dal deserto dei Gobi allo Stelvio: “Le salite della rinascita”».
Mi ha fatto ricordare una canzoncina della mia infanzia: «Gòbo sò pare, gòba sò mare / gòba la fióla de so sorèla / l’era gòba pure quela...». Ma il deserto è uno solo: del Gobi.
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Incipit della rubrica Malebolge di Aldo Nove sulla prima pagina di Avvenire: «Ci fa paura, il cambiamento. Sempre e comunque.
A meno che non venga truccato da incremento di qualcosa che ci ha dato piacere nel passato, o che ci gratifica nel presente.
In questo senso, il concetto reso popolare dal film di Visconti (tutto devo cambiare perché tutto resti uguale, valida anche nella variante inversa, perché l’ordine dei fattori qui non cambia), il proverbiale “Gattopardo”, si apre in questi mesi a uno spiraglio di “rivelazione” (apocalisse) che tramuta la paura in terrore.
Forse qualcuno ha notato che da un po’ non avvengono atti terroristici. Perché lo abbiamo introiettato». Toccatina e fuga.
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Da un titolo della Verità: «L’assemblea dei rappresentanti di clero, nobiltà e Terzo stato fu convocata il 5 marzo 1789 da Luigi XVI. Nonostante il Paese si avviasse verso il caos, il re non li sciolse». In effetti solo Giovanni Brusca avrebbe potuto scioglierli nell’acido.
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