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“NON HO MAI CONOSCIUTO PUTIN, CANTO IN RUSSIA PERCHÉ MI PAGANO” – PUPO, SETTANT’ANNI A SETTEMBRE, FA IL PESCE IN BARILE SU “MAD VLAD” E SI ACCREDITA COME MENESTRELLO A GETTONE: “LA MIA SOLA IDEA È CHE DOVE MI PAGANO, IO VADO. ANDREI ANCHE IN UCRAINA SE CI FOSSERO LE CONDIZIONI DI SICUREZZA, IN COREA DEL NORD. E PURE IN ZONA DI GUERRA: TANTO SI SPARA A ALTEZZA UOMO, QUINDI NON CORRO RISCHI" - IL GIOCO (“HO BUTTATO VIA 3-4 MILIONI DI EURO ATTUALI. ORA È 20 ANNI CHE HO SMESSO, MA LA TENTAZIONE VA REPRESSA OGNI GIORNO”), IL SESSO (“COMPULSIVO E CON CHIUNQUE E OVUNQUE, ANCHE CON UNA DONNA DI UNA COSCA PRIMA DI UNA SAGRA”), LA VITTORIA A SANREMO NEGATA DAL QUIRINALE E LA SVIOLINATA AL POPOLO RUSSO “CHE È ANCHE VITTIMA DELLA GUERRA VOLUTA DA CHI LO GOVERNA"
Luigi Bolognini per repubblica.it - Estratti
Citare John Lennon per parlare di Pupo, questo è il bello della musica: la vita è quel che ti accade quando stai facendo tutt’altri programmi. «E io avevo sistemato tutto con l’idea di morire a cinquant’anni in un turbine di sesso e gioco d’azzardo. E invece ora sono davanti al mezzo secolo, ma di carriera, che celebro con un tour mondiale, e a settembre il compleanno sarà il numero 70.
Aggiungiamoci che tutto mi sta andando benissimo, tra vita privata e lavorativa, e mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi tutto questo. Scartate ipotesi tipo divina provvidenza, la risposta che mi sono dato è stata la buona fede: io sono un candido, un puro, l’unica persona a cui ho fatto volontariamente male è me stesso, se l’ho fatto ad altri è stato senza accorgermene».
PUPIN - PUPO E VLADIMIR PUTIN BY EMILIANO CARLI
(...)
Alt, due parole sulla Russia ci vogliono. Lei non ha mai disdegnato andarci malgrado tutto, beccandosi del filoputiniano.
«Io sono popolarissimo lì dal 1979, tempi non sospetti direi. Mai conosciuto Putin, e perché negare a un popolo, che è comunque anche vittima della guerra voluta da chi lo governa, la possibilità di sentirmi? La mia sola idea è che dove mi chiamano, e pagano ovviamente, io vado. Andrei anche in Ucraina se mi chiamassero e ci fossero le condizioni di sicurezza. Andrei anche in Corea del Nord. E pure in zona di guerra: tanto si spara a altezza uomo, quindi non corro rischi. Tutto il resto non dipende da me».
Torniamo a lei. Ma a quasi 70 anni non è un po’ ridicolo farsi chiamare Pupo? Un po’ come Lorenzo Cherubini, Jovanotti a quasi 60 anni.
«Non sa quanto ci ho sofferto, per anni. Ma ormai è un marchio, anzi un suono. L’unica volta che ho provato a farmi chiamare Enzo Ghinazzi è stata una tragedia. Era il Sanremo 1992, Baudo mi annuncia col mio vero nome e cognome, sul palco vedo la gente sbigottita chiedendosi chi fossi.
pupo emanuele filiberto luca canonici
Finita la canzone esco e inizio a rincorrere Gianni Morandi che con lunga fatica mi aveva convinto a eliminare il nome Pupo. Mentre lo inseguo suona il telefonino: è Mogol, che mi rimprovera aspramente per aver abbandonato questo pseudonimo. Me lo aveva dato il primo discografico che aveva creduto in me, Freddy Naggiar, della Baby Records, per il mio faccino di bimbo. Non le dico cosa era stato tornare a casa col primo disco, Ti scriverò e il nome Pupo. Mia madre per la sorpresa e la delusione non mi parlò per un mese e mezzo”.
Successo che lei non sfrutta benissimo, diciamo.
“Artisticamente sì. Umanamente, ho lasciato libero sfogo ai miei tre demoni. Il primo è la musica, quindi tutto bene. Il secondo è il gioco, che mi ha fatto ricoprire di debiti, a spanne ho buttato via 3-4 milioni di euro attuali. Ora è vent’anni che ho smesso, ma la tentazione va repressa ogni giorno. Il terzo il sesso, compulsivo e con chiunque e ovunque”.
Situazioni più estreme che si possano raccontare?
“In un autogrill in Romagna aspettando i soccorsi dopo un incidente stradale. E prima di una sagra paesana, con la moglie di uno degli organizzatori, che era pure di una cosca malavitosa. La motivazione di fondo di questi demoni è la stessa: il rischio, più è alto, più è spericolata la situazione più tu godi”.
Parlando di oscenità, non fu male neanche “Italia amore mio”.
“Seconda a Sanremo 2010, anzi prima, ma mi dissero che dal Quirinale non avrebbero apprezzato che Emanuele Filiberto di Savoia, erede al trono che fu, vincesse la gara. Fu giudicata la più brutta canzone della storia del festival. Io la trovo bellissima, come tutte le mie”.
A quel festival però era già il nuovo Pupo, rilanciato dalla televisione.
“Ero distrutto e pieno di debiti nel 2006 quando Fabrizio Del Noce, direttore di Rai 1, mi disse che avrei condotto Affari tuoi. Fino a poche ore prima era ufficiale che sarebbe toccato a Fabio Fazio e Teo Teocoli. Non ho mai voluto sapere cosa successe, stimo Fazio, è un amico, ma mi trovai lì io. E accettai per un solo motivo: i soldi”.
Non ama la tv?
“Ai tempi poco, ora per nulla. Ho fatto il commentatore del Grande fratello senza vederne un secondo, c’era un autore che prendeva appunti. E io lo schermo l’ho acceso fisso sul 54, Rai Storia. Voglio farmi la cultura che non ho mai avuto. Ho appena preso da privatista la promozione in quinta liceo Scientifico, l’anno prossimo la maturità, poi mi iscrivo a Scienze della comunicazione”.
Ma cos’è, la frustrazione di chi non è mai stato preso sul serio perché sono solo canzonette?
“Scherza? Ovvio che è così. Io soffro da matti perché un certo mondo, gli intellettuali, mi considera uno che scrive robetta. E invece scrivere bene il pop è un’arte, proprio come lo è scrivere bene una canzone d’autore. Già un po’, invecchiando, la situazione è cambiata”.
Altri rimpianti nella vita?
“Direi quando convinsi due mie fidanzate ad abortire. Roba di decenni fa, non vorrei parlarne”.
Ci mancherebbe e ci scusi. Tra l’altro la sua vita sentimentale è tanto strana quanto felicissima con questo menage à trois.
“Ormai consolidatissimo. Da quasi 40 anni ho una moglie, Anna, e una compagna, Patricia. All’inizio non è stato facile, ma ormai siamo persone mature e equilibrate”.
Altri amori: la Fiorentina. Contento di Dzeko?
“Guardi, da buon tifoso, e da buon tifoso viola, se si parla di calcio perdo la ragione. E dico che se resta Kean possiamo lottare ai vertici. Se va via, chissà che sarà di noi”.
Inizierà a capirlo nello stesso periodo in cui compirà 70 anni.
“L’11 settembre festeggerò a Ponticino, il paese dell’Aretino in cui sono nato, inaugurando la country family, struttura privata che sarà la sede delle attività di musica e spettacolo della famiglia Ghinazzi. Era un albergo di mia proprietà che dovetti vendere all’asta nei periodi più difficili e che ora ho avuto la soddisfazione di ricomprare. Che posso dirle? Su di me il mondo è una favola”.
pupo e barbara d'urso
pupo enzo ghinazzi
melania rizzoli pupo
pupo convegno sul premierato
pupo concerto al cremlino 1
pupo concerto al cremlino 9
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pupo - concerto a mosca
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pupo enzo ghinazzi
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