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Maria Luisa Agnese per il “Corriere della Sera”
In casa Cherubini papà Mario profumava di pino silvestre e mamma Viola di meicàp: lui si era fermato alla terza media ma lavorava in Vaticano ed era innamorato delle cose belle che accumulava con spirito compulsivo, lei era la più bella di Cortona, (quasi) laureata in biologia e preda di quelli che ai tempi venivano detti esaurimenti nervosi:
ogni tanto minacciava di buttarsi dal terrazzo condominiale, ma presto si preoccupava di cosa avrebbero detto i vicini. Le liti erano pane quotidiano in quel piccolo mondo sotto al Cupolone dove i piatti volavano che era un piacere davanti agli occhi dei quattro figli.
«Nostro padre aveva il senso del comando e nostra madre per la Santa Messa» scrive oggi Anna nel suo romanzo «L’amore vero», raccontando con verità e senza snobismi di quella famiglia italiana che cresceva insieme al Paese negli anni 60 e 70.
Un racconto che inizia nel momento in cui tutto finisce, quando tre lutti vengono a rompere un equilibrio fragile ma allegro come quello di tante famiglie, prima muore in un incidente aereo il fratello Umberto innamorato del volo e poi i due genitori, che dopo essere trasmigrati con la mente in identità parallele, se ne vanno uno dopo l’altro.
Quando si dice addio ai genitori i figli scoprono che non sono più figli, che adesso sono loro a essere in prima linea, responsabili in toto ormai e che non c’è più nessuno a spronarli e a coprirgli le spalle.
In quel momento fatale Anna Cherubini, la sorella più piccola, oggi sceneggiatrice e autrice tv, separata e madre di due figli, e amica d’infanzia di Francesca, poi diventata moglie di Lorenzo, cominciò a postare su Facebook piccoli esercizi di esorcizzazione del dolore:
Rossella Biancardi, editor di Rizzoli li lesse e convinse Anna, un po’ riluttante, a mettersi a scrivere un libro su quei passaggi non eludibili della vita: «Non sarà che lo chiedete a me perché sono la sorella di Lorenzo?». «Anche per quello, ma non solo. È un’esperienza che interessa tutti perché tutti la attraversano, prima o poi. Tu pensa a scrivere il tuo libro in libertà».
E così Anna ha cominciato a riguardare le foto, a frugare negli armadi del padre grande accumulatore di oggetti (tra i quali lui mitologicamente assicurava ci fossero anche le ossa di Raffaello arrivate per via di qualche Papa), e nei cassetti della sua memoria. «La faccia di mio padre prende forma nello specchio, lui giovane io vecchio le sue parole che rimbombano dentro al mio orecchio: la vita non è facile ci vuole sacrificio, un giorno te ne accorgerai e mi dirai se ho ragione».
anna cherubini l amore vero cover
Così cantava Lorenzo Cherubini in «Linea d’ombra» e ispirata dal filo rosso di quella canzone Anna comincia a riannodare i fili che l’avevano portata, insieme ai suoi fratelli, fin lì.
Nel coro della grande famiglia allargata spicca papà Mario, bastian contrario per dna che provoca moglie e figli, ma si allarga a farlo anche con i figli dei fratelli, che però lo ricambiano adorandolo. Quel continuo contraddittorio è per lui quasi metodo educativo, per allenare i figli al famoso sacrificio.
Una volta in macchina papà e figlia stavano sentendo musica in libertà, e Anna, stanca di Mino Reitano, chiede: «Metto Lorenzo? Ho qui il Cd nuovo con Go Jovanotti Go». «Ma per l’amor di Dio...» risponde lui con irriverente fastidio. «Uno coi calzoni a bracaloni io non lo ascolto. Qui bisogna diventare seri, ragazzi...».
È davvero speciale e molto stretto il rapporto di papà Mario con Lorenzo, quel figlio che da grande, dopo aver perso 20 chili ed essere diventato alto 1,90, gli avrebbe dato tante soddisfazioni facendosi chiamare Jovanotti, e che lui avrebbe seguito negli stadi per i megaconcerti, diventando a sua volta idolo delle fan del figlio, che addirittura lo reclamavano come testimone ai loro matrimoni.
«Un tempo c’erano mio fratello e mio padre che stavano sempre insieme. Li vedo camminare e poi fermarsi per dirsi le cose con più intensità: Anchise ed Enea, Abramo e Isacco, Troisi e Mastroianni nel film “Che ora è”».
Amano entrambi la musica ma ciascuno a modo suo: Lorenzo prendeva in giro Anna che studiava pianoforte («pensa che rottura…») nella stessa scuola di Emanuela Orlandi, sempre un po’ con la paura di essere rapita a sua volta. Il padre amava le arie d’opera e le cantava steso sul pavimento con la figlia, a squarciagola: Mi chiamano Mimì e Casta Diva. «E diceva che dovevamo cantare anche noi, cantare sempre, per tutta la vita».
jovanotti
CECCHETTO JOVANOTTI LINUS
jovanotti concerto
@maragnese
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