1- RAGAZZI, IL CARNEVALE DEL BANANA È FINITO. CON FIORELLO, INIZIA LA QUARESIMA DI MONTI 2- INCREDIBILMENTE PROGETTATO PER IL LUNEDÌ DEL DOPO VENTENNIO BERLUSCONIANO, IL PROGRAMMA SEGNA INDELEBILMENTE IL GRANDE RITORNO ALL’ANCIEN REGIME, AL VARIETÀ IN BIANCONERO DELLA RAI ANNI’ 60, COME UNICA MEDICINA POSSIBILE ALLA POLITICA VARIETÀ DEL DOPPIOPETTO BERLUSCONIANO MODELLATO DA CARACENI E DELLE CRAVATTE DI MARINELLA 3- DENTRO AL PROGRAMMA, LO SPOT DI BRUNO VESPA E DI ‘’PORTA A PORTA’’ APPARIVA QUASI UN MOMENTO POP, MODERNISSIMO O VECCHISSIMO, MA CERTO TROPPO COLORATO E FOLLE CON GLI “IMMORTALI” BOCCHINO E ROTONDI, RISPETTO ALLO SMOKING NERO DI FIORELLO 4- TUTTO QUESTO, LA RINASCITA DELLA TV COME RIGORE, QUELLO DELLA POLITICA DEL RIGORE E LA FINE DELLA POLITICA SPETTACOLO, NON POTEVA CHE ESSERE MESSO IN SCENA NEL FELLINIANO STUDIO 5 DI CINECITTÀ, ACCANTO AL SANTORO “RIVOLUZIONARIO” (FRECCERO DIXIT) DI ‘’SERVIZIO PUBBLICO’’ E ALLE VESTIGIA DEL ‘’GRANDE FRATELLO’’

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1- DAGOREPORT
Lo show "chiavi in mano" scodellato da Bibi Ballandi costerebbe alla Rai 6 milioni di euro per 5 puntate. L'operazione fu conclusa a marzo, all'Hotel Hilton di Roma, da Sado Masi con Ballandi e Fiorello che arrivò con la moglie e un assistente.

2- RAGAZZI, IL CARNEVALE DEL BANANA È FINITO. CON FIORELLO, INIZIA LA QUARESIMA DI MONTI
Marco Giusti per Dagospia

Ragazzi, la ricreazione è finita. Di fronte all'incredibile e giusto successo di #ilpiùgrande spettacolodelmondodopoilweekend, 39% di share, il Grande Fratello spazzato via come fosse un Sandro Bondi qualsiasi in una puntata moscia di Ballarò, non c'è che inchinarsi.

Incredibilmente e misteriosamente progettato per il lunedì del dopo ventennio berlusconiano, come il loden verde di Monti (Bossi si era fermato alla camicia), che brilla oggi sulle pagine dei giornali assieme al successo di Fiorello, il programma segna indelebilmente il grande ritorno del varietà in bianconero della Rai anni' 60 come unica medicina possibile alla politica varietà del doppiopetto berlusconiano modellato da Caraceni e delle cravatte di Marinella.

E' proprio il genere, il grande varietà da sabato sera con Walter Chiari e le Kessler, che profanando per la prima volta la verginità del lunedì sera di Rai1, dai tempi delle caverne Rai destinato ai film e poi alle grandi fiction, impone al paese la linea di rigore dettata dal loden verde e dal capello grigio naturale di Monti (duro schiaffo a tutti i riporti, posticci e trapianti di Silvio).

Del resto anche Fiorello accenna una pettinatura sulla via di Monti e sta alla larga dal doppiopetto e dalla cravatte, preferendo un impeccabile smoking Armani alla Lelio Luttazzi e una farfalla nera come le scarpe. Tutto questo, la rinascita della tv come rigore, quello della politica del rigore e la fine della politica spettacolo, non poteva che essere messo in scena nello Studio 5 di Cinecittà, accanto al Santoro "rivoluzionario" (Freccero dixit) di Servizio Pubblico e alle vestigia del Grande Fratello.

Nello studio che fu il cuore pulsante del cinema di Federico Fellini, come ha spesso rimarcato ieri sera lo stesso presentatore, e che venne usato anche per l'estremo saluto al regista, ricordate i carabinieri e la bara con dietro il cielo azzurrino?, subito rimodellato da Berlusconi nel giorno del primo raduno di Forza Italia in quel di Cinecittà, dove venne dipinto lo stesso cielo azzurrino dal pittore amico di Fellini, Geleng, e venne lanciato l'inno "Forza Italia" musicato da Renato Serio, praticando così per la prima volta in politica il grande rito del karaoke lanciato proprio da Fiorello nei canali Mediaset.

A 18 anni esatti dalla morte di Fellini, che predisse tutto questo già in "Ginger e Fred", e dal karaoke berlusconiano, sono proprio Fiorello e il suo produttore, Bibi Ballandi (ma non era suo anche il programma anti-Saviano di Sgarbi?), a officiare la fine dei giochi della tv dei ragazzi berlusconiani. La ricreazione è finita. Via gli spazzolini da denti e avanti il loden. Via le ballerine e le barzellette.

Cantiamo tutti insieme "Il mondo" di Jimmy Fontana come se scoprissimo per la prima volta l'immagine del mondo visto dalla luna. Ritorniamo a "Se telefonando" di Mina, quando Costanzo era solo un paroliere, ritorniamo a Walter Chiari, dimenticando però la sua morte (1991), solo e disperato nel suo residence di Milano, di fronte a una tv accesa, coi grandi funerali organizzati da Pillitteri e il corpo sepolto accanto a quello del padre di Berlusconi.

Possiamo anche usare Internet e Twitter, ma un po' di memoria ce l'abbiamo e non sarà facile dimenticare tutto quello che abbiamo visto e vissuto in questi ultimi vent'anni. Dal karaoke a Scilipoti. Dentro al programma, l'apparizione di Bruno Vespa e di Porta a Porta appariva quasi un momento pop, modernissimo o vecchissimo, ma certo troppo colorato e folle con gli "immortali" Bocchino e Rotondi, rispetto allo smoking nero di Fiorello.

3- #ILPIÙGRANDESPETTACOLODOPOILWEEKEND - LA CRITICA (IM)POSSIBILE: SE HAI FIORELLO, DEVI FARE DI PIÙ
Malaparte per "TvBlog.it"

Certo, uno cerca di scrivere di Fiorello in maniera serena, senza cedere alla necessità di dirne bene perché così è stato deciso urbi et orbi prima ancora che il programma andasse in onda e senza cedere, contemporaneamente, alla vis polemica. Poi però parte Porta a porta che reitera, per filo e per segno, quanto raccontato qui, nella tv in bianco o nero; poi si vede dall'altra parte l'ultima nomination del Grande Fratello; poi si pensa al resto della tivvù e viene l'istinto di scrivere: tutto bellissimo. Bravi. Spettacolare.

E invece no. Respiro profondo e via.
Sull'(im)possibilità di critica, ho già citato nel corso della diretta, il tweet di Guia Soncini (in grande spolvero sul social network): «Puoi dire che ti fa schifo il governo, un libro, un ristorante. se dici che un varietà è brutto, o sei corrotta, o rosichi. amo l'internet». Perché su Twitter il mood era più o meno questo: fan adoranti, addetti ai lavori poco inclini a dire che ci sia qualcosa che non va nello show (lo farebbero, anche se lo pensassero? Chi può dirlo), qualche voce critica e gli altri a dire: «Se non vi piace, guardatevi il Gf». La solita realtà semplificata.

Ma il punto è che non ci si può arrendere alle semplificazioni. Così come non si può essere assuefatti al brutto e quindi vedere il capolavoro quando c'è qualcosa che si eleva appena di una spanna sopra al resto. Dunque, velocemente e senza altri preamboli, visto che, come ha detto lo stesso Fiore con la Riccobono - condivido con entrambi le origini sicule - «Chiù longa è a pinsata, chiù rossa è a minchiata», vi sottopongo il mio parere in merito.

Studio promosso. Splendido, versatile, da grande show.
Testi perlopiù bocciati. Mosci.
Fiorello promosso perché fa di tutto e di più. Ma ha bisogno di contenuti.

Contenuti: da esame di riparazione, ma solo perché Fiorello funziona più quando improvvisa che quando è scritto; gag vecchie; poche battute veramente buone (il siparietto con la Hunziker, una battuta sulla Santanché in lacrime per le sorti del Governo «è passata dalla plastica all'umido», poche altre perle, troppo diluite). In mano a chiunque altro, questi testi, questi contenuti, franerebbero miseramente.

Clip per le uscite in pubblicità: promosse. Ma non basta lo Youtube-style per innovare.
Interattività: bocciata. Non basta citare Twitter per favorire l'interazione.
Musica: troppa. E scelte opinabili.
Coreografie: è Ezralow. E' come il teatro di Ronconi: o ti piace quello, o ti piace il minimal. Gusti.

 

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