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Daniele Mastrogiacomo per repubblica.it
Dalla fiction alla realtà. L’attrice e cantante Tania Mendoza, 35 anni, protagonista de “La mera Reina del Sur”, la prima serie tv ambientata nel mondo dei narcos poi resa famosa su Netflix da Kate del Castillo nella nuova versione “La Reina del Sur”, è stata centrata da quattro colpi al petto esplosi da due sicari mentre si trovava ai bordi di un campetto di calcio dove si stava allenando suo figlio di 11 anni.
L’azione, fulminea, è avvenuta a Cuernavaca, Stato di Morelos, Messico centrale. I killer sono giunti in sella a una moto. Uno è sceso, si è avvicinato all’ingresso del recinto che circonda il club Los Felinos e ha fatto fuoco contro l’attrice che è crollata a terra in una pozza di sangue. È rimasta in vita pochi minuti mentre gli altri genitori presenti sono fuggiti cercando riparo dietro le auto e le panchine del campetto di calcio. Tania Mendoza era già stata vittima di un sequestro nel 2010 assieme al marito e al figlio. Portati fuori città e tenuti segregati per alcune ore, erano riusciti a convincere i propri rapitori a rilasciarli probabilmente dietro un riscatto mai ammesso. A quell’episodio seguirono una serie di pesanti minacce che erano giunte fino a qualche settimana fa.
Non è chiaro perché questa donna, il cui volto era noto al pubblico messicano per le sue partecipazioni a tanti film dal 2000 al 2012, sia finita nel mirino di quelli che lei stessa interpretava con sceneggiature diverse dalle più gettonate. Fu grazie allo scrittore spagnolo Arturo Pérez-Reverte - autore nel 2002 del romanzo "La Reina del Sur" - che Tania Mendoza diventa nella “La mera Reina del Sur” la sua omonima Teresa Mendoza. È il primo film, scriverà il critico cinematografico Elmer Mendoza nel 2010, “in cui si apre all’Europa la nuova narrativa latinoamericana sulla violenza del narcotraffico”. Muoiono tutti, morirà anche la “Reina”. Un presagio ma anche un destino.
Tania Mendoza paga forse il suo rapporto mai chiarito con Marcos Arturo Beltrán-Leyva, capo del cartello omonimo di cui facevano parte i fratelli Carlos, Alfredo e Héctor. Noto come “el Barba” è stato a lungo considerato uno dei più potenti narcotrafficanti del Messico. Ha lavorato con tutti: da Amado Carrillo Fuentes “El señor de los cielos” a Ismael “El Mayo” Zambada del Cartello Los Zetas fino allo stesso "Chapo" Guzmán.
Marcos Arturo Beltrán è morto nel 2009, al culmine della carriera della Mendoza. Si sa che i due si frequentavano. Ci sono alcune foto che li immortalano insieme. Non sono certo una prova di chissà quale legame. Ma non è escluso che l’omicidio dell’attrice, preceduto dal sequestro con suo marito e il figlio e le successive serie di minacce, abbiano a che fare proprio con quell’amicizia, sebbene conclusa da almeno 11 anni.
Non sarebbe la prima vittima di rapporti che restano ambigui e su cui si avvitano vendette e trappole. È accaduto anche all’altra “Reina del Sur” Kate del Castillo. Il Chapo Guzmán non si perdeva una puntata della serie. Se ne invaghì e, nonostante fosse evaso per la seconda volta e quindi braccato, chiese di incontrarla. Lei rispose al messaggio su Twitter e accettò. Coinvolse l’attore e regista Sean Penn a cui propose di farne un film intervista. Le telefonate erano intercettate dalla Dea che usò la coppia di artisti come esche per catturare il re della cocaina. Il Chapo riuscì a fuggire ma quell’ennesimo capriccio segnò l’inizio della sua fine. Kate del Castillo passò un brutto momento: accusata di favoreggiamento da parte Usa e sospettata di tradimento dagli uomini del “patrón”.
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