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UNA ROCKSTAR IN CALZAMAGLIA – IN UNA NUOVA BIOGRAFIA LA VITA SFRENATA E LUCCICANTE E FROCIA DI NUREYEV CHE PICCHIAVA CHIUNQUE PROVASSE A CORREGGERGLI I PASSI DI DANZA

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Annalena Benini per "il Foglio"

 

Nureyev Nureyev

Le rockstar maledette, che sfasciano stanze d’albergo, cambiano la storia, vivono selvaggiamente e muoiono presto, non sono state create dagli anglosassoni, ma dall’Unione sovietica.

 

Rudolf Nureyev, che pretendeva di ballare il “Don Chisciotte” in calzamaglia, in Russia negli anni Cinquanta, quando nessun ballerino aveva mai osato togliersi i pantaloni, e faceva cadere apposta le sue compagne di balletto e ignorava i funzionari del Kgb venuti a chiedergli perché non fosse iscritto alla Gioventù comunista (“non ho tempo per queste sciocchezze”, rispose), è stato folle, individualista e indisciplinato in un posto in cui non era permesso,

 

Nureyev Nureyev

e quando in Russia incontrò il suo benefattore, un insegnante paziente che lo proteggeva, lo calmava facendogli fare più piroette, assorbiva i suoi capricci da sfrenato narciso e perfino lo ospitava in casa per curargli meglio lo strappo a un legamento, Nureyev lo ringraziò diventando l’amante di sua moglie (dentro quell’appartamento da una sola stanza, a Leningrado, senza che nessuno lo buttasse fuori a calci).

 

In America è appena uscita una lunga biografia scritta da Julie Kavanagh: “Rudolf Nureyev: The Life” (è morto nel 1993, a cinquantaquattro anni), e il New Yorker ha raccontato la fuga in occidente di Rudolf Nureyev, un ragazzo povero che voleva ballare, avere un corpo allungato come quello delle ballerine, che si sentì da subito una star e presto cominciò a insultare gli altri ballerini (“Merda, merda, merda, tu balli come una merda”, diceva).

Rudolf NureyevRudolf Nureyev

 

Probabilmente preferiva gli uomini alle donne, ma le donne gli furono sempre utili (anche per pagare i conti dei ristoranti in cui arrivava con cento persone al seguito) e una donna lo aiutò a restare a Parigi quando, nel 1961, a ventitré anni, durante il tour della sua compagnia di ballo che doveva proseguire per Londra, il Kgb voleva metterlo a sorpresa su un aereo russo e riportarlo a casa.

 

Troppo protagonista, sregolato, irrefrenabile, Nureyev, che a Parigi aveva incontrato ballerini diversi da quelli russi, era andato al cinema, alle feste, nei negozi, in giro per locali senza mai chiedere il permesso, scoppiò a piangere, terrorizzato dall’idea di tornare alla vita sovietica: chiamò da un telefono pubblico una ragazza incontrata a Parigi, lei arrivò in taxi di corsa, fece finta di volerlo baciare un’ultima volta, gli indicò poliziotti francesi in borghese e lui corse a chiedere asilo politico.

MARLON BRANDOMARLON BRANDO

 

Seguirono spintoni, calci, cazzotti. Poi la libertà e il boom della danza negli anni Sessanta. Nureyev era nato in un villaggio minuscolo, figlio della guardia di una fabbrica, non c’era niente di luccicante o di sfrenato attorno a lui, nessuna ispirazione, nemmeno un film con Marlon Brando (e Mick Jagger suonava ancora nelle parrocchie), niente tranne una specie di “Lago dei cigni” una sera a sette anni in città con la madre, ma Nureyev già luccicava mentre accarezzava i costumi da danza della sorella.

 

makos fotografa mick jaggermakos fotografa mick jagger

Il suo massimo godimento è stato quello di molte stelle come lui, guardarsi, ammirarsi, amarsi, distruggersi (picchiava chiunque provasse a correggergli i passi di danza). Quando si prese l’Aids, fece finta di non averlo, non si curò, così qualche volta stava per morire, poi si riprendeva e dirigeva “Romeo e Giulietta”. Non ha lasciato un buon ricordo, ha trattato male tutti e ha fatto l’amore in fondo sempre e solo con se stesso. Un maledetto grande artista.