LA ROMA DEI GIUSTI - "PURE COL POLACCO? NUN LO SAPEVO… MA QUINDI È FROCIO!" - CHE CAFONATA QUESTO "FUORI LA VERITÀ" DI DAVIDE MINNELLA. POCO TENUTO, ESAGERATO E MOLTO URLATO: L’HO VISTO, CERTO, MI GUARDO TUTTO, MA ALLA FINE, LA PENSO UN PO’ COME L'AUTORE TELEVISIVO CHE, NEL FILM DICE CHE “IL CINEMA È PER LE PIPPE...”

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Che cafonata! Vi giro qualche battuta. “Pure col polacco mio? Nun lo sapevo… quindi è frocio!” – “Io so dove abiti, te vengo a cercare, stronzo!!!” - Ma soprattutto la teorica “Il cinema è per le pippe, la televisione è realtà”.

 

Inutile dire che più un film è cafone, più che mi diverto. In questo poco tenuto, esagerato, molto urlato “Fuori la verità” diretto da Davide Minnella, già regista di “La cena perfetta”, scritto assieme Michele Furfari e Elena Giogli, la famiglia Moretti, romanissima e non proprio elegantissima, composta da un padre sanguigno ma de core, Edoardo cioè Claudio Amendola, una madre un po’ da Vigna Stelluti, Carolina cioè Claudia Gerini, tre figli, uno maschio, Flavio, Leo Gassman, che non sa come spiegare ai genitori che è gay, una molto bellina che vorrebbe fare la tv, Micol, Eleonora Gaggero, e una che legge “Cime tempestose” e che ha rubato il fidanzato bono alla sorella, Prisca, va ospite di una nuova trasmissione supertrash, “Fuori la verità”, condotta da una presentatrice che non se la passa benissimo (“se sbaglia questo programma è finita”),

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Claudia Pandolfi, cercando di vincere un monte premi di un milione di euro.

 

Vogliono vincere perché la loro azienda di famiglia, un ristorante per grandi eventi, tipo il matrimonio tra un calciatore e una influencer, fondata dall’odioso padre di lei, Massimo Wertmuller, che vede e commenta malignamente tutto davanti alla tv (“è frocio!”), è sull’orlo del fallimento.

 

Il problema è che i Moretti hanno parecchi peccatucci da nascondere, scopate non dichiarate, acquisti compulsivi, affari avventati. E nella trasmissione della Pandolfi nulla si deve nascondere, si può dire la verità, perché c’è una sorta di macchina della verità che sgamerà i bugiardi. E se sbagli sei fuori e perdi tutto. Gli autori del programma, Lorenzo Richelmy e Sara Drago, puntano decisamente a far perdere i Moretti, ma i Moretti hanno assoluto bisogno di quei soldi.

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Il modello, per nulla celato, è quello (ancora) di “Perfetti sconosciuti”, mischiato con qualche situazione da “Grande fratello”. Solo che i personaggi non sono così ben sviluppati e i colpi di scena, con tanto di scenette chiarificatrici, c’è anche Daniela Virgilio in versione amante/strozzina di Amendola che gli dà un calcio nelle palle se non paga (ahi!), cancelleranno anche le poche idee che potevano essere sviluppate.

 

La Pandolfi è brava, come sempre, ma non ha un personaggio. Alla fine vengono più fuori le ragazzine, infedeli, mentre Leo Gassman in versione figlio gay represso, è limitato dal copione e Amendola è buono quando si incazza (“è una televisione de mmerda!”). L’ho visto, certo, mi guardo tutto, ma alla fine, la penso un po’ come il televisivo cioè che “il cinema è per le pippe”. 

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