ORGOGLIO BIANCONERO – LA ROMA A MENO OTTO NON FA PAURA A CONTE: ‘PREOCCUPAZIONI? ZERO’ – ‘LA SCONFITTA COL NAPOLI? CI DARA’ LA SPINTA PER UN GRANDE RUSH FINALE’ – ‘PER IL SECONDO ANNO DI FILA SIAMO L’UNICA SQUADRA ITALIANA ANCORA IN EUROPA’ (MA NON IN CHAMPIONS, BABY…)

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Emanuele Gamba per ‘La Repubblica'

La Juventus giura e stragiura di non essersi portata, nel breve viaggio verso Lione, né una valigia di agitazione e nemmeno una trousse d'ansia, malgrado la Roma gli abbia rosicchiato 6 punti in 3 giorni obbligando i bianconeri non certo ad avere paura, ma per lo meno a prestare attenzione anche alla vicende del campionato, quando invece avrebbero preferito dedicarsi con più libertà all'Europa League.

Conte ha fatto finta di non pensarci («Siamo a Lione e ci occupiamo della coppa, non di altro») e ha messo in cifre il suo grado di preoccupazione: «Zero». Neanche una virgola. «Perdere una partita è fisiologico, ma ci darà la spinta per un grande rush finale»: si tratterà di tenere gli occhi aperti la domenica (anzi, il lunedì, visto che la Juve giocherà quasi sempre in posticipo) e di darci dentro il giovedì, «con l'orgoglio di essere, per il secondo anno di fila, l'unica squadra italiana ancora in Europa». E se è solo l'Europa League, se ne faranno una ragione. Mentre la Roma giocava, ieri la Juve s'allenava.

Conte ha preferito poi guardarsi un po' di Champions e ripassare il Lione dando solamente un'occhiata alla Roma, che resta un fastidio più che una minaccia. Ma questo è uno di quei momenti in cui i campioni d'Italia danno il meglio di sé. Di preoccupazione e ansia s'è detto: zero. Di rabbia, invece, ne è affiorata non poca ed è forse questa la benzina di cui Conte immaginava che la squadra, ultimamente un po' fiacca, avesse bisogno.

«E' bastata una partita fatta male perché si dicesse che è finita la tirannia», ringhiava ieri uno pacatissimo come Marchisio. «Invece di anno in anno aumentiamo sempre il nostro vantaggio su avversari che spendono molto per migliorarsi ». È questa voglia di sentirsi tiranni che ha restituito il buonumore a Conte, che avverte concreta la possibilità di una doppietta storica: dopo tutto, in coppa bastano cinque partite ben fatte, e in campionato cinque vittorie vengano come vengano.

Il percorso incomincia da qui, dall'altra parte delle Alpi, nella terra di un'ex grande divorata dalla crisi economica, dalla concorrenza di sceicchi e oligarchi e dagli infortuni: il Lione sarebbe una squadra più pericolosa se potesse schierare la squadra al completo, invece ci sono cinque titolari fuori uso, tra cui Gourcuff e il più promettente tra i moltissimi ragazzi fatti in casa, il centrocampista Grenier.

«La Juve è una montagna da scalare, a priori non abbiamo nessuna chance, loro sono come il Psg: dovrebbero stare in Champions», ha seminato rassegnazione il tecnico Rémy Garde. Andrà all'assalto con una banda d'enfants du pays, ragazzi del vivaio di Lione, compreso Lacazette, valutato 25 milioni. Conte conta di replicare con Tevez e Vucinic, che non fanno coppia da ottobre (e il montenegrino non è titolare da dicembre). «Vogliamo rendere la montagna invalicabile già da stasera»: l'idea è di regalarsi un ritorno comodo, per non perdere troppo di vista gli affari interni.

 

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