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Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”
«O pinionista no!». Sabina Guzzanti lo dice chiaro e tondo: di opinionisti che si prodigano in tv a snocciolare sagaci osservazioni, commenti, riflessioni sui fatti dell' attualità, ce ne sono anche troppi.
Lei preferisce il palco. Stavolta quello dell' Auditorium, in Sala Sinopoli l' 8 marzo, dove approda con lo spettacolo «Come ne venimmo fuori (proiezioni dal futuro)», per la regia di Giorgio Gallione. Sola in scena, ma in compagnia di una galleria di personaggi che non finisce più: arriva oltre il 2041.
«Siamo in un futuro imprecisato - spiega Sabina - e parliamo del passato e del presente, partendo dal 1990. Siamo in una data fittizia, in cui tutto finisce». Ma perché proprio il 2041? «In verità, all' inizio avevo scelto il 2051. Poi una signora del pubblico si è lamentata, mi ha detto che era troppo in là... così mi sono arretrata di una decina d' anni».
Un futuro immaginifico e finalmente armonico dove, per evitare gli sbagli del passato, ogni anno si tiene un solenne discorso celebrativo per ricordare il triste periodo storico trascorso. «Lo spettatore scopre a mano a mano di essere in un' epoca del futuro - continua l' attrice e autrice della messinscena -.
Il mio personaggio usa un linguaggio inventato, futurista, futuribile. Parla di come siamo arrivati al punto in cui ci troviamo e come sono cambiate le relazioni tra esseri umani, come ci comportiamo sui social, con i cellulari, WhatsApp, chi sono i nuovi, "nuovi"?, politici... insomma, le varie mutazioni.
L' idea di essere catapultati nel futuro è provocatoria - aggiunge Guzzanti - perché credo che nessuno di noi possa pensare di avere veramente un futuro e che, semmai, la situazione può solo peggiorare. La sensazione è che stiamo andando incontro a conflitti tremendi, a una vera barbarie».
La barbarie, per esempio, dei migranti che scappano dalle guerre, dalla fame e chiedono asilo? «L' hanno definita la terza guerra mondiale e, purtroppo, lo è inevitabilmente. Le urla degli adulti, il pianto dei bambini sono spettacoli mostruosi, mentre tutti noi cerchiamo di difendere i nostri confini, le nostre posizioni. O rimettiamo in discussione la nostra scala di valori, che vede il denaro al primo, secondo, terzo posto, oppure il conflitto sarà perenne.
Perché il denaro, come le bombe, è una forma di violenza, di prevaricazione: chi ha più soldi comanda. Un conflitto da dove possiamo solo uscire tutti sconfitti». E intanto in Europa si discute. «L' Europa è un fallimento totale, perché è già nata su presupposti sbagliati. Certo, ci sono anche cose buonine».
Per esempio? «L' Erasmus!». È una battuta? Ride Sabina, poi aggiunge: «L' Unione europea è sostanzialmente un disastro, è nata come una truffa. Però, per esempio, ci ha richiamato all' ordine sulle unioni civili: una legge sacrosanta, anche se fatta in ritardo e come al solito all' italiana, un trionfo dell' ipocrisia. Ai nostri politici delle unioni civili non gliene fregava niente, neanche a quelli cosiddetti di sinistra».
E che ne pensa di Laura Boldrini che critica Nichi Vendola sull' utero affittato in America? «Non entro in merito a scelte personali. Penso però che invece di pretendere di avere figli a tutti i costi con la fecondazione assistita, per trasmettere i propri "geni", sarebbe più sensato adottare bambini, solo che in Italia è difficile anche questo. L' utero in affitto?
Ci vendiamo tutto, anche la mente, perché l' utero no? Lo sfruttamento del corpo femminile? Abbiamo vissuto un ventennio in cui la prostituzione era una pratica sana e libera: basta accendere la tv, per vedere donne che vendono il proprio corpo».
SABINA GUZZANTI
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