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Dagotraduzione dell'articolo di Stacia L. Brown per www.salon.com
Philip Seymour Hoffman è morto e lo abbiamo saputo subito. La notizia è arrivata dal Wall Street Journal via Twitter ed è andata virale. Internet ha creduto al giornale ancora prima che vi fossero certezze e conferme ufficiali, che sono arrivate 17 minuti dopo.
E' seguito il New York Times, con le dichiarazioni di un poliziotto che chiedeva di restare anonimo perché «non era sicuro che la famiglia di Hoffman fosse al corrente dell'accaduto». Una pratica che non è più inconsueta.
Un tempo c'erano i reporter sulla scena, oggi qualunque passante può dare la notizia, anche se tronca, senza nomi, senza approfondimenti. Anche se la famiglia della vittima non sa ancora nulla. La domanda per i giornalisti è la seguente: «Dare la notizia prima che ne vengano a conoscenza i familiari aiuta a chiarire la vicenda invece di lasciare tutto in mano alla speculazione di internet?»
Dipende dai casi. Nel caso di Hoffman non era necessario essere così insensibili. Il pubblico poteva aspettare che lo venissero a sapere prima i figli. In quei 17 minuti intercorsi tra quando il Wall Street Journal ha inviato il primo tweet e quando poi ha confermato, il mondo poteva fare a meno di essere informato della morte dell'attore.
La sua famiglia lo stava aspettando, viveva a pochi isolati da lui, sarebbe bastato poco. Questione di minuti. Invece sono partiti i dettagli, quanti aghi, quante bustine di droga ritrovate in casa, e via a mandare in onda retrospettive e tributi al grande attore scomparso.
I confini etici del giornalismo on line sono da anni labili. Per informare prima possibile si parte con supposizioni, speculazioni, voci e pettegolezzi. Prima la notizia, poi la fondatezza della notizia.
Qualcuno fa ancora il suo lavoro in modo accurato, ad esempio la Reuters non pubblica se non ha fonti certe. Nel codice etico dei giornalisti è scritto così: «si trattano le fonti e i soggetti come esseri umani degni di rispetto. Bisogna essere accurati e sensibili quando si indaga su una tragedia, agire con buonsenso ed evitare di scadere nel clamore della curiosità ».
Invece le notizie che irrompono stanno rompendo noi. Affrontiamo tragedie in velocità , senza darci il tempo adeguato per riflettere e addolorarci.
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