BUIO A SAN SIRO - LO STADIO DI MILANO ERA CHIAMATO LA “SCALA DEL CALCIO”, ADESSO È UN CAMPO DOVE MILAN E INTER NON SONO ANCORA RIUSCITI A VINCERE UNA PARTITA - MURA: “LA SALDATURA GENERAZIONALE NON È AVVENUTA IN NESSUNA DELLE DUE SQUADRE. IL CARTELLO “LAVORI IN CORSO” RESTERÀ ESPOSTO A LUNGO MA È GIÀ CLAMOROSA LA PROSPETTIVA DELLE MILANESI FUORI DAL GIRO-SCUDETTO PRIMA DI NATALE”…

Gianni Mura per "la Repubblica"

Il crollo simultaneo delle milanesi, che sommando i loro punti ne hanno 3 meno di chi è in testa, è la notizia più vistosa del quarto turno. Prima, se vinceva l'Inter perdeva il Milan e viceversa. Erano i sintomi di un malessere nemmeno tanto latente. In ossequio al tanto decantato fair play finanziario, o forse stanchi di investire milioni di euro, i due club hanno deciso di risparmiare.

Il Milan ha ceduto al Psg Thiago Silva e Ibrahimovic, due colonne non sostituite adeguatamente, ed era immaginabile che non sarebbe stata una stagione di rose e fiori. Per primi lo hanno intuito i tifosi: tribune mezze vuote. Ma Allegri, uno scudetto al primo colpo, poi un secondo posto, un gioco lo avrebbe comunque trovato, si pensava. Invece no, lo sta ancora cercando e il fatto di non avere in rosa un costruttore di gioco non agevola il suo lavoro.

D'altra parte (vedi Pirlo) il regista il Milan ce l'aveva in casa ma non ha fatto molto per trattenerlo. Pirlo è stato fondamentale nello scudetto della Juve. Ora si aspetta il ritorno di Robinho, che almeno ogni tanto salta l'uomo, e quello di Pato, che è quasi sempre rotto.

Se non rotto, appare incrinato il legame di Berlusconi con questo Milan. Allo stadio non ci va quasi più, e nemmeno sua figlia Barbara. Custode del tempio, con l'aria di essere seduto su un cespuglio spinoso, resta Galliani. Nella buona come nella cattiva sorte, salvare il salvabile. E cercare di ricomporre il battibecco tra Allegri e Inzaghi, altro segnale negativo. Allegri ha i nervi tesi, la graticola non è il suo giaciglio preferito, ma Inzaghi a questo Milan farebbe più comodo in campo, anche a mezzo servizio, che in panchina.

E passare dalla panchina di una giovanile a quella della prima squadra può riuscire a Guardiola, ma non a tutti. Le due sponde di Milano hanno segnato largamente l'ultimo quarto di secolo. O vincevano, anche in Europa, o erano lì. San Siro era chiamata la Scala del calcio, adesso è un campo dove Milan e Inter non sono ancora riusciti a vincere una partita, nella stagione. L'Europa ha confermato gli stenti del campionato. Il Siena, ultimo in classifica, ieri ha vinto senza rubare nulla. L'Inter è durata un'ora.

Il Siena è una provinciale, lo dico senza sciacquarmi la bocca perché Cosmi non s'offende, a differenza di Stramaccioni, ma ha le idee chiare. L'Inter è confusa nel gioco, manca di continuità. Il suo giovane tecnico, se non altro, s'affida a giovani calciatori, ma la saldatura generazionale non è avvenuta né all'Inter né al Milan.

Il cartello «lavori in corso» resterà esposto a lungo. Non andrà sempre così male, probabilmente, ma è già clamorosa la prospettiva delle milanesi fuori dal giro-scudetto prima di Natale. Il campionato, in questo senso, è più spietato dell'Europa, dove i gironi a quattro consentono il galleggiamento.

Storicamente, il Milan è meno pazzo dell'Inter. Fin qui, al di là del nome del tecnico, si era retto su un regolamento non scritto ma fatto rispettare da quelli della commissione interna, da Baresi a Maldini, Nesta, Gattuso. Via loro, il clima è cambiato. In campo si vedono distrazioni e comportamenti sbagliati. A Udine, Mexes e Boateng sono gli esempi più vistosi di sopravvalutazione.

Allegri era bravo e capace di scelte coraggiose nel Sassuolo e nel Cagliari. Ora sembra che lui e i giocatori parlino lingue diverse, che i colpi d'ala non abitino più dalle parti del Milan. Mentre Stramaccioni ha bisogno di più tempo e, forse, di avere meno certezze. Ieri la faccia di Moratti era piuttosto buia comunque tranquilli, le panchine non si toccano, soprattutto se non c'è la più vaga idea di chi dovrebbe essere il sostituto.
La Juve, prima e in solitudine, non lo è per caso. Ha speso quel che era necessario, ha comprato i giocatori giusti.

Altri se li è ritrovati in casa. Uscito dall'armadio e scrollatosi un po' di naftalina, Quagliarella si candida a titolare fisso. Che poi è un modo di dire, visti gli avvicendamenti imposti dal calendario, ma nell'ultima settimana per lui parlano i gol. Già, gli avvicendamenti. Delle sei squadre impegnati in Europa tra martedì e giovedì solo Juve e Udinese hanno vinto.

Il Napoli, con un uomo in più per tutta la partita, a Catania non è andato oltre lo 0-0 e nel finale poteva anche perdere. Come le milanesi, come la Lazio, superata all'Olimpico da un bel Genoa che già aveva messo alle corde la Juve. Attualmente, il solo problema della Juve sembra quello di trovare adeguata sistemazione per Conte in tribuna. Domani gioca a Firenze, sarà una partita calda. Mercoledì, la partita più interessante è Napoli-Lazio. Giusto per non farsi mancare nulla, sul Cagliari può piovere uno 0-3 a tavolino. Le stravaganze, diciamo così, di Cellino possono essere un boomerang.

 

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